La ricerca sulla Teoria della Mente ha mostrato che i bambini già nel secondo anno di vita sono in grado di attribuire false credenze ad altri. In questo studio abbiamo indagato la capacità di attribuire false credenze circa l’identità di oggetti e il rapporto tra questa abilità e quella comunicativo-linguistica. Metodo. Abbiamo proposto a 66 bambini di età compresa tra i 20 e i 24 mesi (Mage = 22.10 mesi, SD = 1.44) un nuovo compito (identity task) adattato dal test di Butterfill and Apperly (2013); inoltre, abbiamo utilizzato il PVB (Caselli et al., 2016) per valutare la competenza comunicativo-linguistica. Dopo una fase di familiarizzazione, ogni bambino ha osservato due brevi video, presentati in ordine controbilanciato, con una marionetta dalla doppia identità (da un lato lupo e dall’altro nonna). In un video (condizione vera credenza-VC), un’attrice era consapevole della doppia identità della marionette; nell’altro video (condizione falsa credenza-FC), la protagonista era a conoscenza della sola identità di lupo. Il disegno sperimentale prevedeva che nella condizione VC l’attrice si comportasse come se non fosse a conoscenza della doppia identità, quando invece lo era. Abbiamo indagato se in questa condizione i bambini provassero stupore, reagendo diversamente rispetto alla condizione FC, e se ciò fosse collegato alla loro competenza comunicativo-linguistica. Risultati. L’analisi della varianza sui dati ottenuti con l’uso dell’eye-tracker (Tobii Pro Nano-60 Hz) e codificati in base al paradigma della violazione dell’aspettativa ha mostrato che i bambini nella condizione VC guardano più a lungo la scena e fissano più a lungo il viso della protagonista (p = .014) rispetto alla condizione FC. Inoltre, non sono emerse correlazioni significative con la competenza comunicativo-linguistica. Conclusioni. Questi risultati supportano l’ipotesi della presenza della teoria della mente implicita nell’infanzia che prescinde dai livelli di sviluppo comunicativo-linguistico.
Grazzani, I., Conte, E., Datteri, E., Pepe, A. (2024). La teoria della mente nell'infanzia: la competenza comunicativo-linguistica c'entra? Theory of mind in infancy: does the communicative and linguistic competence matter?. In Programma delle Giornate CLASTA 2024 (https://www.clasta.org/wp-content/uploads/2024/05/Programma-CLASTA-2024_definitivo.pdf).
La teoria della mente nell'infanzia: la competenza comunicativo-linguistica c'entra? Theory of mind in infancy: does the communicative and linguistic competence matter?
Grazzani, I
;Conte, E;Datteri, E;Pepe, A
2024
Abstract
La ricerca sulla Teoria della Mente ha mostrato che i bambini già nel secondo anno di vita sono in grado di attribuire false credenze ad altri. In questo studio abbiamo indagato la capacità di attribuire false credenze circa l’identità di oggetti e il rapporto tra questa abilità e quella comunicativo-linguistica. Metodo. Abbiamo proposto a 66 bambini di età compresa tra i 20 e i 24 mesi (Mage = 22.10 mesi, SD = 1.44) un nuovo compito (identity task) adattato dal test di Butterfill and Apperly (2013); inoltre, abbiamo utilizzato il PVB (Caselli et al., 2016) per valutare la competenza comunicativo-linguistica. Dopo una fase di familiarizzazione, ogni bambino ha osservato due brevi video, presentati in ordine controbilanciato, con una marionetta dalla doppia identità (da un lato lupo e dall’altro nonna). In un video (condizione vera credenza-VC), un’attrice era consapevole della doppia identità della marionette; nell’altro video (condizione falsa credenza-FC), la protagonista era a conoscenza della sola identità di lupo. Il disegno sperimentale prevedeva che nella condizione VC l’attrice si comportasse come se non fosse a conoscenza della doppia identità, quando invece lo era. Abbiamo indagato se in questa condizione i bambini provassero stupore, reagendo diversamente rispetto alla condizione FC, e se ciò fosse collegato alla loro competenza comunicativo-linguistica. Risultati. L’analisi della varianza sui dati ottenuti con l’uso dell’eye-tracker (Tobii Pro Nano-60 Hz) e codificati in base al paradigma della violazione dell’aspettativa ha mostrato che i bambini nella condizione VC guardano più a lungo la scena e fissano più a lungo il viso della protagonista (p = .014) rispetto alla condizione FC. Inoltre, non sono emerse correlazioni significative con la competenza comunicativo-linguistica. Conclusioni. Questi risultati supportano l’ipotesi della presenza della teoria della mente implicita nell’infanzia che prescinde dai livelli di sviluppo comunicativo-linguistico.File | Dimensione | Formato | |
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