La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, in particolare negli Articoli 8, 9 e 16, sancisce il diritto dei bambini a crescere nel proprio ambiente familiare. Tuttavia, può accadere che il diritto a vivere nella propria famiglia appaia inconciliabile con l’attuazione di altri diritti (Albano, 2020:40). In tali situazioni, e riconoscendo il principio del "miglior interesse del singolo bambino", i paesi firmatari sono tenuti a garantire e predisporre sistemi di accoglienza e protezione sostitutiva adeguati, in conformità con la propria legislazione nazionale (UN General Assembly, 1989). Tra questi si trovano i servizi residenziali, come le comunità educative per minorenni. Esse si configurano come territori di transizione: questo attraversamento si compone di tappe interconnesse, che prendono avvio dalla conoscenza del mondo di chi viene accolto, operano un processo di destrutturazione e ristrutturazione, dilatando il campo esperienziale e accompagnando verso lo sviluppo di una nuova visione del mondo (Bertolini et Al., 2015). Tale processo avviene all’interno di un dispositivo, quello della residenzialità (Massa, 1999), caratterizzato da tempi quotidiani, spazi domestici e gesti all’apparenza comuni. Per lavorare sulle minuzie del quotidiano, costruire teorie valide (Vitale in Premoli, 2015: 87) e progettare contesti di accoglienza, nessuna équipe educativa dovrebbe esimersi dall'interrogare le proprie rappresentazioni e le manifestazioni della quotidianità. Detta necessità è resa ancor più acuta dall’intrinseca mutabilità di questi luoghi e dei loro abitanti: i bambini accolti (da una prospettiva evolutiva, interculturale e temporale), e i professionisti (pensando al crescente turnover, per esempio). Tale dinamicità richiede alla ricerca pedagogica lo sforzo di immaginare strategie creative e complesse per documentare (Biffi, 2014) e indagare il lavoro educativo. Con queste premesse, il presente contributo intende, a partire dal progetto ‘La dimensione di casa in comunità’(2020-2023), presentare alcune proposte metodologiche afferenti al più ampio panorama della ricerca informata dall’arte (Cole & Knowles, 2008) e dei visual methods (Rose, 2016). In particolare, verrà approfondito il ruolo del photo-elicited focus group e della fotografia partecipata (Wang and Burris, 1994; O’Hara & Higgins, 2019) nella ricerca con gli educatori professionali di comunità. La fotografia - oltre a rappresentare uno strumento dal grande potenziale espressivo e comunicativo (Holm, 2014;) può altresì contribuire a rendere visibili i gesti che quotidianamente animano il lavoro educativo (Cecotti,2016) rendendoli oggetto di pensiero, riflessione e conoscenza. Il contributo, adottando una postura critica, intende altresì mettere in luce alcune considerazioni etiche e potenzialmente sfidanti (Allen, 2012) connesse all’utilizzo dei linguaggi visuali per fare ricerca nei contesti di tutela.

Carriera, L. (2024). Ricercando il quotidiano: strategie fotografiche per la ricerca educativa in comunità. Intervento presentato a: Convegno Nazionale Siped 2024 ’Formare al tempo della transizione ecologica, digitale e interculturale’, Bressanone.

Ricercando il quotidiano: strategie fotografiche per la ricerca educativa in comunità

Carriera, L
2024

Abstract

La Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, in particolare negli Articoli 8, 9 e 16, sancisce il diritto dei bambini a crescere nel proprio ambiente familiare. Tuttavia, può accadere che il diritto a vivere nella propria famiglia appaia inconciliabile con l’attuazione di altri diritti (Albano, 2020:40). In tali situazioni, e riconoscendo il principio del "miglior interesse del singolo bambino", i paesi firmatari sono tenuti a garantire e predisporre sistemi di accoglienza e protezione sostitutiva adeguati, in conformità con la propria legislazione nazionale (UN General Assembly, 1989). Tra questi si trovano i servizi residenziali, come le comunità educative per minorenni. Esse si configurano come territori di transizione: questo attraversamento si compone di tappe interconnesse, che prendono avvio dalla conoscenza del mondo di chi viene accolto, operano un processo di destrutturazione e ristrutturazione, dilatando il campo esperienziale e accompagnando verso lo sviluppo di una nuova visione del mondo (Bertolini et Al., 2015). Tale processo avviene all’interno di un dispositivo, quello della residenzialità (Massa, 1999), caratterizzato da tempi quotidiani, spazi domestici e gesti all’apparenza comuni. Per lavorare sulle minuzie del quotidiano, costruire teorie valide (Vitale in Premoli, 2015: 87) e progettare contesti di accoglienza, nessuna équipe educativa dovrebbe esimersi dall'interrogare le proprie rappresentazioni e le manifestazioni della quotidianità. Detta necessità è resa ancor più acuta dall’intrinseca mutabilità di questi luoghi e dei loro abitanti: i bambini accolti (da una prospettiva evolutiva, interculturale e temporale), e i professionisti (pensando al crescente turnover, per esempio). Tale dinamicità richiede alla ricerca pedagogica lo sforzo di immaginare strategie creative e complesse per documentare (Biffi, 2014) e indagare il lavoro educativo. Con queste premesse, il presente contributo intende, a partire dal progetto ‘La dimensione di casa in comunità’(2020-2023), presentare alcune proposte metodologiche afferenti al più ampio panorama della ricerca informata dall’arte (Cole & Knowles, 2008) e dei visual methods (Rose, 2016). In particolare, verrà approfondito il ruolo del photo-elicited focus group e della fotografia partecipata (Wang and Burris, 1994; O’Hara & Higgins, 2019) nella ricerca con gli educatori professionali di comunità. La fotografia - oltre a rappresentare uno strumento dal grande potenziale espressivo e comunicativo (Holm, 2014;) può altresì contribuire a rendere visibili i gesti che quotidianamente animano il lavoro educativo (Cecotti,2016) rendendoli oggetto di pensiero, riflessione e conoscenza. Il contributo, adottando una postura critica, intende altresì mettere in luce alcune considerazioni etiche e potenzialmente sfidanti (Allen, 2012) connesse all’utilizzo dei linguaggi visuali per fare ricerca nei contesti di tutela.
abstract + slide
Fotografia partecipata, Photo-Elicitation; Ricerca educativa, Comunità educativa per minorenni, Metodologie visuali
Italian
Convegno Nazionale Siped 2024 ’Formare al tempo della transizione ecologica, digitale e interculturale’
2024
2024
none
Carriera, L. (2024). Ricercando il quotidiano: strategie fotografiche per la ricerca educativa in comunità. Intervento presentato a: Convegno Nazionale Siped 2024 ’Formare al tempo della transizione ecologica, digitale e interculturale’, Bressanone.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/560502
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