In un tempo in cui l’intelligenza artificiale inizia a essere implicata nella raccolta e nell’analisi dei dati anche nella ricerca qualitativa educativa, diventa ancora più urgente riaffermare una visione pedagogica della qualità della ricerca: non riducibile all’efficienza, ma fondata sulla responsabilità del ricercatore verso i soggetti, i contesti e le domande di senso che attraversano l’agire educativo. Una delle critiche più ricorrenti rivolte alla ricerca qualitativa, soprattutto in ambito educativo, riguarda la sua presunta carenza di rigore metodologico. Nel tentativo di rispondere a tali accuse, si è spesso fatto ricorso a criteri e strumenti valutativi mutuati dalla ricerca quantitativa, come checklist e griglie standardizzate. I criteri COREQ (COnsolidated criteria for REporting Qualitative studies), oggi ampiamente utilizzati, ne sono un esempio emblematico: nati per promuovere trasparenza, rischiano, se applicati meccanicamente, di imporre forme valutative non in linea con i presupposti epistemologici della ricerca qualitativa, riducendone la complessità e orientandola verso forme di conformità piuttosto che di senso. È proprio questa tensione tra legittimazione scientifica e coerenza epistemica che rende necessaria una riflessione sul significato di rigore nella ricerca qualitativa educativa, su cui questo contributo intende soffermarsi. In questa prospettiva, il rigore non si misura attraverso criteri esterni o standard univoci, ma si costruisce come pratica riflessiva, situata e giustificata; esso si fonda sulla coerenza tra domande e scelte metodologiche, sulla chiarezza delle intenzioni, sull’attenzione ai contesti e sulla trasparenza dei processi. Questa visione valorizza la soggettività come componente attiva e consapevole del processo di ricerca, non come limite alla scientificità. Il posizionamento del ricercatore, l’attenzione alle relazioni che si instaurano nei contesti di indagine e la coerenza narrativa delle restituzioni sono elementi centrali nella costruzione di una conoscenza fondata, credibile e socialmente rilevante. La qualità, quindi, non è una soglia da superare né un dato da validare, ma una postura critica che tiene insieme metodo, etica e responsabilità.
Daniele, K. (2025). Oltre gli standard. Il rigore nella ricerca qualitativa educativa come pratica riflessiva e responsabile. Intervento presentato a: La qualità della formazione come responsabilità sociale. Prospettive di ricerca, modelli pedagogici, pratiche educative e didattiche tra tradizione e innovazione. Convegno nazionale SIPed, Università degli Studi di Parma.
Oltre gli standard. Il rigore nella ricerca qualitativa educativa come pratica riflessiva e responsabile
Daniele Katia
2025
Abstract
In un tempo in cui l’intelligenza artificiale inizia a essere implicata nella raccolta e nell’analisi dei dati anche nella ricerca qualitativa educativa, diventa ancora più urgente riaffermare una visione pedagogica della qualità della ricerca: non riducibile all’efficienza, ma fondata sulla responsabilità del ricercatore verso i soggetti, i contesti e le domande di senso che attraversano l’agire educativo. Una delle critiche più ricorrenti rivolte alla ricerca qualitativa, soprattutto in ambito educativo, riguarda la sua presunta carenza di rigore metodologico. Nel tentativo di rispondere a tali accuse, si è spesso fatto ricorso a criteri e strumenti valutativi mutuati dalla ricerca quantitativa, come checklist e griglie standardizzate. I criteri COREQ (COnsolidated criteria for REporting Qualitative studies), oggi ampiamente utilizzati, ne sono un esempio emblematico: nati per promuovere trasparenza, rischiano, se applicati meccanicamente, di imporre forme valutative non in linea con i presupposti epistemologici della ricerca qualitativa, riducendone la complessità e orientandola verso forme di conformità piuttosto che di senso. È proprio questa tensione tra legittimazione scientifica e coerenza epistemica che rende necessaria una riflessione sul significato di rigore nella ricerca qualitativa educativa, su cui questo contributo intende soffermarsi. In questa prospettiva, il rigore non si misura attraverso criteri esterni o standard univoci, ma si costruisce come pratica riflessiva, situata e giustificata; esso si fonda sulla coerenza tra domande e scelte metodologiche, sulla chiarezza delle intenzioni, sull’attenzione ai contesti e sulla trasparenza dei processi. Questa visione valorizza la soggettività come componente attiva e consapevole del processo di ricerca, non come limite alla scientificità. Il posizionamento del ricercatore, l’attenzione alle relazioni che si instaurano nei contesti di indagine e la coerenza narrativa delle restituzioni sono elementi centrali nella costruzione di una conoscenza fondata, credibile e socialmente rilevante. La qualità, quindi, non è una soglia da superare né un dato da validare, ma una postura critica che tiene insieme metodo, etica e responsabilità.| File | Dimensione | Formato | |
|---|---|---|---|
|
2025-Siped.pdf
accesso aperto
Descrizione: Programma Convegno Nazionale Siped PARMA GIUGNO 2025
Tipologia di allegato:
Other attachments
Licenza:
Altro
Dimensione
798.62 kB
Formato
Adobe PDF
|
798.62 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


