Lo spazio terrestre è il “contenitore” in cui si realizzano tutte le attività umane. Lo spazio a noi più vicino, quello in cui si svolge quotidianamente la nostra vita, in cui si inscrivono le nostre esperienze più significative e che in qualche modo influisce sulla nostra identità è definito da Armand Frémont spazio vissuto. Lo stesso autore ci dice che la sua ampiezza varia in funzione del censo, del genere, della cultura e dell’età. Secondo Yi Fu Tuan gli individui e le comunità umane caricano gli spazi vissuti di valori sociali, culturali e affettivi, facendone qualcosa di unico e significante, qualcosa che ha carattere e storia, facendone uno spazio speciale che possiamo definire: luogo. Ma, come ci avverte Elena dell’Agnese, “il luogo non è solo una ‘struttura di sentimento’. E’ uno spazio di cui si rivendica l’appartenenza, e talora il possesso, in relazione a quel senso di territorialità secondo cui gli individui provano il bisogno, singolarmente o come collettività, di delimitare e di difendere porzioni di spazio”. La globalizzazione, con i suoi spostamenti di individui e di merci, ma anche con l’uniformizzazione dei modelli di produzione e di consumo, pone una seria sfida sia al significato di luogo sia di cultura: da una parte vengono disarticolate le precedenti loro coerenze, dall’altro vengono vantate nuove rivendicazioni di appartenenza esclusiva dei luoghi, generando relazioni conflittuali fra differenti gruppi insistenti su di uno stesso spazio. La scuola di base ha come propria finalità generale lo sviluppo armonico e integrale della persona per formare cittadini capaci di partecipare attivamente e con spirito democratico alla vita politico-sociale del paese coerentemente con le problematiche che ci si trova ad affrontare nel momento attuale. Dato che è proprio nella prima età scolare che lo spazio vissuto si allarga al di là dell’ambito domestico e più immediato e che, sulla scorta delle prime esperienze di vita più strutturate e autonome, ma anche delle influenze sociali e familiari, si iniziano ad individuare quegli spazi che diventano luoghi, l’uscita sul territorio è una strategia didattica di fondamentale importanza. Non a caso le Indicazioni nazionali per la scuola primaria, così come la migliore prassi didattica, suggeriscono di partire per la scoperta del mondo dallo spazio più vicino, che corrisponde allo spazio vissuto in ampliamento e in cui iniziano ad identificarsi i luoghi. Se in queste occasioni l’insegnante non si limita a proporre una sua interpretazione dello spazio o a sottolinearne l’organizzazione più o meno funzionale, ma stimola gli alunni ad esprimere le sensazioni, i sentimenti, le impressioni che il territorio suscita loro, dato che a scuola convivono ormai bambini e bambine di culture diverse o che, almeno in parte, hanno assorbito la cultura d’origine dei genitori e che, come ci ricorda la riflessione geografica, il rapporto con i luoghi dipende anche dalla cultura, possono divenire inoltre l’occasione per il confronto fra visioni differenziate dello spazio vissuto e dei luoghi. Questa strategia può minare alla base l’idea di esclusività dello spazio, intendendo con ciò sia la convinzione che esso non possa essere interpretato che in un unico modo, sia quella della necessità di un suo utilizzo esclusivo da parte di una comunità culturale. Può far capire come significati diversi, valori diversi, diversi sentimenti e diversi utilizzi possano convivere in uno spazio senza collidere, ma complessificandone e arricchendone il senso e il valore.

Squarcina, E., Balducci, M. (2014). Luoghi plurali: scoperta multiculturale dello spazio vissuto. In M. Giusti (a cura di), Intercultura interdisciplinare. Costruire inclusione anche con le discipline (pp. 174-179). Milano : Raffaello Cortina Editore.

Luoghi plurali: scoperta multiculturale dello spazio vissuto

SQUARCINA, ENRICO
Primo
;
2014

Abstract

Lo spazio terrestre è il “contenitore” in cui si realizzano tutte le attività umane. Lo spazio a noi più vicino, quello in cui si svolge quotidianamente la nostra vita, in cui si inscrivono le nostre esperienze più significative e che in qualche modo influisce sulla nostra identità è definito da Armand Frémont spazio vissuto. Lo stesso autore ci dice che la sua ampiezza varia in funzione del censo, del genere, della cultura e dell’età. Secondo Yi Fu Tuan gli individui e le comunità umane caricano gli spazi vissuti di valori sociali, culturali e affettivi, facendone qualcosa di unico e significante, qualcosa che ha carattere e storia, facendone uno spazio speciale che possiamo definire: luogo. Ma, come ci avverte Elena dell’Agnese, “il luogo non è solo una ‘struttura di sentimento’. E’ uno spazio di cui si rivendica l’appartenenza, e talora il possesso, in relazione a quel senso di territorialità secondo cui gli individui provano il bisogno, singolarmente o come collettività, di delimitare e di difendere porzioni di spazio”. La globalizzazione, con i suoi spostamenti di individui e di merci, ma anche con l’uniformizzazione dei modelli di produzione e di consumo, pone una seria sfida sia al significato di luogo sia di cultura: da una parte vengono disarticolate le precedenti loro coerenze, dall’altro vengono vantate nuove rivendicazioni di appartenenza esclusiva dei luoghi, generando relazioni conflittuali fra differenti gruppi insistenti su di uno stesso spazio. La scuola di base ha come propria finalità generale lo sviluppo armonico e integrale della persona per formare cittadini capaci di partecipare attivamente e con spirito democratico alla vita politico-sociale del paese coerentemente con le problematiche che ci si trova ad affrontare nel momento attuale. Dato che è proprio nella prima età scolare che lo spazio vissuto si allarga al di là dell’ambito domestico e più immediato e che, sulla scorta delle prime esperienze di vita più strutturate e autonome, ma anche delle influenze sociali e familiari, si iniziano ad individuare quegli spazi che diventano luoghi, l’uscita sul territorio è una strategia didattica di fondamentale importanza. Non a caso le Indicazioni nazionali per la scuola primaria, così come la migliore prassi didattica, suggeriscono di partire per la scoperta del mondo dallo spazio più vicino, che corrisponde allo spazio vissuto in ampliamento e in cui iniziano ad identificarsi i luoghi. Se in queste occasioni l’insegnante non si limita a proporre una sua interpretazione dello spazio o a sottolinearne l’organizzazione più o meno funzionale, ma stimola gli alunni ad esprimere le sensazioni, i sentimenti, le impressioni che il territorio suscita loro, dato che a scuola convivono ormai bambini e bambine di culture diverse o che, almeno in parte, hanno assorbito la cultura d’origine dei genitori e che, come ci ricorda la riflessione geografica, il rapporto con i luoghi dipende anche dalla cultura, possono divenire inoltre l’occasione per il confronto fra visioni differenziate dello spazio vissuto e dei luoghi. Questa strategia può minare alla base l’idea di esclusività dello spazio, intendendo con ciò sia la convinzione che esso non possa essere interpretato che in un unico modo, sia quella della necessità di un suo utilizzo esclusivo da parte di una comunità culturale. Può far capire come significati diversi, valori diversi, diversi sentimenti e diversi utilizzi possano convivere in uno spazio senza collidere, ma complessificandone e arricchendone il senso e il valore.
Capitolo o saggio
Intercultura, Didattica della geografia, Spazio vissuto, Luogo
Italian
Intercultura interdisciplinare. Costruire inclusione anche con le discipline
Giusti, M
2014
978-88-7043-183-4
Raffaello Cortina Editore
174
179
Squarcina, E., Balducci, M. (2014). Luoghi plurali: scoperta multiculturale dello spazio vissuto. In M. Giusti (a cura di), Intercultura interdisciplinare. Costruire inclusione anche con le discipline (pp. 174-179). Milano : Raffaello Cortina Editore.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/55312
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