Difficile sembra essere diventato per l’essere umano vivere in un mondo in rapida evoluzione, globalmente e tecnologicamente mediato, scisso tra spinte euforiche verso la costruzione di un futuro migliore e scenari di apocalittica impotenza e devastazione. Cosa può fare l’educazione in questi tempi e nonostante i tempi? Come si educa oltre le paure, a un desiderio di a-venire, a un futuro inteso come creazione responsabile, «collettiva e condivisa in continuo divenire» (Braidotti, 2019, p.147)? Per accedere a questo scenario di comune affermazione è necessario cambiare abitudini e acquisire un diverso modo di pensare e agire il potere di educare: non solo come potestas ma anche come potentia. A chi educa allora l’improcrastinabile compito di allestire pratiche material-discorsive capaci di ripensare profondamente il rapporto con “l’Altro”, non solo antropomorfo ma inteso anche come forza planetaria, e di ridisegnare i confini di ciò che chiamiamo soggetto. Per occuparsi in modo attivo del “futuro che erediteremo”, anche in ambito formativo è necessario un cambiamento radicale non solamente nel modo di pensare ma anche di agire. Non basta dunque gridarlo, ma «bisogna farlo» (Deleuze, Guattari, 2017, p.41) se si vuole educare ed educarsi a pratiche sostenibili per costruire collettivamente a-venire. È qui che l’incontro tra gli approcci neo-materialisti e alcune sensibilità pedagogiche diviene generativo e fecondo.
Barbanti, C. (2022). Ereditare il futuro. Educare alla sostenibilità attraverso una pedagogia neo-materialista. In M. Cagol, S. Nanni (a cura di), Una scommessa per il futuro tra emergenza e resilienza. Approcci complessi dell'educativo (pp. 119-125). ZeroSeiUp.
Ereditare il futuro. Educare alla sostenibilità attraverso una pedagogia neo-materialista
Barbanti, C
2022
Abstract
Difficile sembra essere diventato per l’essere umano vivere in un mondo in rapida evoluzione, globalmente e tecnologicamente mediato, scisso tra spinte euforiche verso la costruzione di un futuro migliore e scenari di apocalittica impotenza e devastazione. Cosa può fare l’educazione in questi tempi e nonostante i tempi? Come si educa oltre le paure, a un desiderio di a-venire, a un futuro inteso come creazione responsabile, «collettiva e condivisa in continuo divenire» (Braidotti, 2019, p.147)? Per accedere a questo scenario di comune affermazione è necessario cambiare abitudini e acquisire un diverso modo di pensare e agire il potere di educare: non solo come potestas ma anche come potentia. A chi educa allora l’improcrastinabile compito di allestire pratiche material-discorsive capaci di ripensare profondamente il rapporto con “l’Altro”, non solo antropomorfo ma inteso anche come forza planetaria, e di ridisegnare i confini di ciò che chiamiamo soggetto. Per occuparsi in modo attivo del “futuro che erediteremo”, anche in ambito formativo è necessario un cambiamento radicale non solamente nel modo di pensare ma anche di agire. Non basta dunque gridarlo, ma «bisogna farlo» (Deleuze, Guattari, 2017, p.41) se si vuole educare ed educarsi a pratiche sostenibili per costruire collettivamente a-venire. È qui che l’incontro tra gli approcci neo-materialisti e alcune sensibilità pedagogiche diviene generativo e fecondo.File | Dimensione | Formato | |
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