Con questo contributo si intende illustrare una ricerca ancora in corso, condotta presso l’Archivio Storico della scuola all’aperto “Casa del Sole” di Milano, interessato, negli anni 2016-2020, dal progetto di recupero e valorizzazione “Archivio scolastico come memoria di comunità”: un lavoro che ha portato al riordino e all’inventariazione dei documenti e alla loro ricollocazione in spazi più idonei alla conservazione, in grado di accogliere anche classi scolastiche per laboratori di approccio diretto alle fonti. La ricerca qui presentata si riconosce debitrice di quella “rivoluzione storiografica” che, a partire dagli ultimi anni del Novecento, ha riorientato il focus degli studiosi, sino ad allora concentrato su aspetti più generali – legislativi, istituzionali, filosofici –, dando vita a una storia della cultura materiale della scuola che ha fatto emergere, attraverso lo scavo nelle realtà locali, una notevole gamma di fonti prima scarsamente considerate, utili ad approfondire – e talvolta a ripensare – la visione stessa dell’evoluzione delle istituzioni scolastiche (D’Ascenzo, 2022; Sani, 2019). La dimensione locale rappresenta un punto di vista particolarmente utile per osservare il modo in cui i diversi processi della storia della scuola si sono via via configurati, al di là dei principi dichiarati e dei condizionamenti nazionali e sovranazionali, dai quali lo studio non può peraltro prescindere: è nella scala locale che è possibile comprendere in quale forma correnti pedagogiche innovative o movimenti di conservazione o di regresso siano stati accolti e declinati negli specifici contesti, confrontandosi con tensioni, resistenze e slanci di segno opposto (Barausse, Ghizzoni, Meda, 2018). Tale cambio di punto di vista è andato di pari passo con una forte attenzione verso il recupero e la tutela del patrimonio storico-educativo, che ha visto impegnate, accanto al mondo accademico, le istituzioni scolastiche, che hanno realizzato percorsi didattici a diretto contatto con le fonti (Ascenzi, Covato, Zago, 2021; Tomassini e Biscioni, 2019). L’analisi riguarda un periodo particolarmente fecondo della storia della “Casa del Sole”, gli anni 1956-1963, corrispondenti alla fase della direzione di Bice Libretti Baldeschi, la quale, proseguendo nell’importante lavoro avviato dal predecessore Cremaschi, rese la scuola un centro di irradiazione di pedagogia attiva e di formazione per gli insegnanti. Nel corso dello studio si sono prese in esame circolari interne, relazioni finali del direttore, corrispondenza, fascicoli del personale, quaderni di approfondimento di tematiche didattiche, ma anche registri e relazioni di classe, piani di lavoro redatti congiuntamente dagli insegnanti: un’ampia documentazione amministrativa e didattica che consente di ricostruire una storia “dal basso”, nella quale hanno piena cittadinanza tutte le figure coinvolte nella vita della scuola (D’Ascenzo, 2021). Dai materiali sinora esaminati emerge lo sforzo – non privo di difficoltà – della direzione e dei docenti nel dare attuazione a un’idea di “scuola democratica, scientifica, più colta e più critica” (Cambi, 2016), attraverso l’interazione con l’ambiente, la promozione della discussione, la tipografia, l’apertura al quartiere e alla città. Particolarmente significativo è il ruolo di presidio e di impulso esercitato in tal senso da Libretti Baldeschi, figura che costituisce tra l’altro una cerniera tra la dimensione scolastica ed extrascolastica, in quanto fu tra i fondatori all’inizio degli anni Cinquanta dei Ceméa italiani, particolarmente impegnati nell’ambito delle colonie di vacanza. Una ricerca che si pone come obiettivo quello di fare riflettere insegnanti e dirigenti su alcune importanti tematiche, quali i criteri di organizzazione della classe, gli aspetti positivi e le criticità delle metodologie attive, ma soprattutto il modo di interpretare il ruolo, attraverso il confronto con analoghe professionalità del passato. Il paradigma della Public History è particolarmente predisposto ad essere applicato in un simile lavoro, in quanto lo studio del patrimonio storico educativo – anche per la sua capacità di fare emergere la “quotidianità scolastica” di epoche trascorse – può aiutare queste figure professionali a intravedere lo sviluppo diacronico del proprio ruolo, favorendo l’emergere di tracce di permanenze a volte latenti (Bandini, 2019). Un obiettivo quanto mai sfidante in un’epoca, come quella presente, nella quale il passato è percepito come “fardello di scarsa utilità” e poco spendibile nell’immediato (Seveso e Comerio, 2021), ma nel contempo in grado di ricordare, a educatori e dirigenti, che le pratiche di oggi, anche le più apparentemente innovative, sono quasi sempre iscritte in percorsi di studio e di sperimentazione che affondano le radici nei decenni (e nei secoli) precedenti (Rossi, 2011).
Comerio, L. (2023). I registri dell’Archivio della scuola “Casa del Sole” di Milano (1956-1963) come base per una riflessione con docenti e dirigenti. In Book of abstracts del III Congresso della Società Italiana per lo Studio del Patrimonio Storico-Educativo (Milano, 14-15 dicembre 2023) / Book of abstracts of III Congress of Società Italiana per lo Studio del Patrimonio Storico-Educativo (Milan, 14th-15th December 2023) (pp.155-157). Macerata : EUM Edizioni Università di Macerata.
I registri dell’Archivio della scuola “Casa del Sole” di Milano (1956-1963) come base per una riflessione con docenti e dirigenti
Comerio, L
2023
Abstract
Con questo contributo si intende illustrare una ricerca ancora in corso, condotta presso l’Archivio Storico della scuola all’aperto “Casa del Sole” di Milano, interessato, negli anni 2016-2020, dal progetto di recupero e valorizzazione “Archivio scolastico come memoria di comunità”: un lavoro che ha portato al riordino e all’inventariazione dei documenti e alla loro ricollocazione in spazi più idonei alla conservazione, in grado di accogliere anche classi scolastiche per laboratori di approccio diretto alle fonti. La ricerca qui presentata si riconosce debitrice di quella “rivoluzione storiografica” che, a partire dagli ultimi anni del Novecento, ha riorientato il focus degli studiosi, sino ad allora concentrato su aspetti più generali – legislativi, istituzionali, filosofici –, dando vita a una storia della cultura materiale della scuola che ha fatto emergere, attraverso lo scavo nelle realtà locali, una notevole gamma di fonti prima scarsamente considerate, utili ad approfondire – e talvolta a ripensare – la visione stessa dell’evoluzione delle istituzioni scolastiche (D’Ascenzo, 2022; Sani, 2019). La dimensione locale rappresenta un punto di vista particolarmente utile per osservare il modo in cui i diversi processi della storia della scuola si sono via via configurati, al di là dei principi dichiarati e dei condizionamenti nazionali e sovranazionali, dai quali lo studio non può peraltro prescindere: è nella scala locale che è possibile comprendere in quale forma correnti pedagogiche innovative o movimenti di conservazione o di regresso siano stati accolti e declinati negli specifici contesti, confrontandosi con tensioni, resistenze e slanci di segno opposto (Barausse, Ghizzoni, Meda, 2018). Tale cambio di punto di vista è andato di pari passo con una forte attenzione verso il recupero e la tutela del patrimonio storico-educativo, che ha visto impegnate, accanto al mondo accademico, le istituzioni scolastiche, che hanno realizzato percorsi didattici a diretto contatto con le fonti (Ascenzi, Covato, Zago, 2021; Tomassini e Biscioni, 2019). L’analisi riguarda un periodo particolarmente fecondo della storia della “Casa del Sole”, gli anni 1956-1963, corrispondenti alla fase della direzione di Bice Libretti Baldeschi, la quale, proseguendo nell’importante lavoro avviato dal predecessore Cremaschi, rese la scuola un centro di irradiazione di pedagogia attiva e di formazione per gli insegnanti. Nel corso dello studio si sono prese in esame circolari interne, relazioni finali del direttore, corrispondenza, fascicoli del personale, quaderni di approfondimento di tematiche didattiche, ma anche registri e relazioni di classe, piani di lavoro redatti congiuntamente dagli insegnanti: un’ampia documentazione amministrativa e didattica che consente di ricostruire una storia “dal basso”, nella quale hanno piena cittadinanza tutte le figure coinvolte nella vita della scuola (D’Ascenzo, 2021). Dai materiali sinora esaminati emerge lo sforzo – non privo di difficoltà – della direzione e dei docenti nel dare attuazione a un’idea di “scuola democratica, scientifica, più colta e più critica” (Cambi, 2016), attraverso l’interazione con l’ambiente, la promozione della discussione, la tipografia, l’apertura al quartiere e alla città. Particolarmente significativo è il ruolo di presidio e di impulso esercitato in tal senso da Libretti Baldeschi, figura che costituisce tra l’altro una cerniera tra la dimensione scolastica ed extrascolastica, in quanto fu tra i fondatori all’inizio degli anni Cinquanta dei Ceméa italiani, particolarmente impegnati nell’ambito delle colonie di vacanza. Una ricerca che si pone come obiettivo quello di fare riflettere insegnanti e dirigenti su alcune importanti tematiche, quali i criteri di organizzazione della classe, gli aspetti positivi e le criticità delle metodologie attive, ma soprattutto il modo di interpretare il ruolo, attraverso il confronto con analoghe professionalità del passato. Il paradigma della Public History è particolarmente predisposto ad essere applicato in un simile lavoro, in quanto lo studio del patrimonio storico educativo – anche per la sua capacità di fare emergere la “quotidianità scolastica” di epoche trascorse – può aiutare queste figure professionali a intravedere lo sviluppo diacronico del proprio ruolo, favorendo l’emergere di tracce di permanenze a volte latenti (Bandini, 2019). Un obiettivo quanto mai sfidante in un’epoca, come quella presente, nella quale il passato è percepito come “fardello di scarsa utilità” e poco spendibile nell’immediato (Seveso e Comerio, 2021), ma nel contempo in grado di ricordare, a educatori e dirigenti, che le pratiche di oggi, anche le più apparentemente innovative, sono quasi sempre iscritte in percorsi di studio e di sperimentazione che affondano le radici nei decenni (e nei secoli) precedenti (Rossi, 2011).File | Dimensione | Formato | |
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