Per costruire un rapporto con il mondo che sia economicamente, ecologicamente e socialmente sostenibile e per strutturare una pedagogia adeguata a questo compito occorre un paradigma inclusivo, che consenta tanto di educare con e alla biodiversità, quanto di educare per ridurre le disuguaglianze e ampliare la sfera dei diritti. Ciò significa affrontare la questione degli scarti, intesi sia come rifiuti materiali prodotti dalle attività antropiche sia soprattutto come effetti di pratiche di sfruttamento, oppressione, gerarchizzazione di alcune forme di vita, umane e non-umane. Occorre cioè riflettere anche in ambito pedagogico sul rapporto tra scarto e vita. Alcune vite, infatti, vengono considerate prive di dignità o aventi solo un valore estrinseco e strumentale. Di esse si può disporre sinché non cessano di avere una qualche utilità. Questo atteggiamento predatorio e violento pone molteplici nodi critici da elaborare a livello politico, culturale e formativo, specialmente in relazione al problema del valore intrinseco, ossia di quale vita abbia valore in sé e per sé, ma soprattutto di chi decide e in base a quali criteri quale vita sia degna di essere vissuta e quale possa essere usata o eliminata.
Ferrante, A. (2022). Vite diverse, vite di scarto. L’educazione ambientale e il problema del valore del vivente. In M. Cagol, S. Nanni (a cura di), Una scommessa per il futuro tra emergenze e resilienza. Approcci complessi dell’educativo (pp. 111-118). Bergamo : Zeroseiup.
Vite diverse, vite di scarto. L’educazione ambientale e il problema del valore del vivente
Ferrante, A
2022
Abstract
Per costruire un rapporto con il mondo che sia economicamente, ecologicamente e socialmente sostenibile e per strutturare una pedagogia adeguata a questo compito occorre un paradigma inclusivo, che consenta tanto di educare con e alla biodiversità, quanto di educare per ridurre le disuguaglianze e ampliare la sfera dei diritti. Ciò significa affrontare la questione degli scarti, intesi sia come rifiuti materiali prodotti dalle attività antropiche sia soprattutto come effetti di pratiche di sfruttamento, oppressione, gerarchizzazione di alcune forme di vita, umane e non-umane. Occorre cioè riflettere anche in ambito pedagogico sul rapporto tra scarto e vita. Alcune vite, infatti, vengono considerate prive di dignità o aventi solo un valore estrinseco e strumentale. Di esse si può disporre sinché non cessano di avere una qualche utilità. Questo atteggiamento predatorio e violento pone molteplici nodi critici da elaborare a livello politico, culturale e formativo, specialmente in relazione al problema del valore intrinseco, ossia di quale vita abbia valore in sé e per sé, ma soprattutto di chi decide e in base a quali criteri quale vita sia degna di essere vissuta e quale possa essere usata o eliminata.File | Dimensione | Formato | |
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