Affrontare il tema della salute mentale in generale e soprattutto in relazione all’età adolescenziale significa innanzitutto parlare del disagio diffuso, legato alle condizioni socio-economiche, che rendono sempre più difficile progettare il proprio percorso esistenziale (Bauman, 2002). Il disagio deriva dall’intreccio tra soggetto e ambiente, da cui l’individuo “apprende” modalità di vivere. Come situazione appresa il disagio diviene oggetto di attenzione pedagogica, che riguarda il fare educazione nei luoghi della quotidianità (Palmieri, 2012). L’educazione potrebbe, quindi, giocare un ruolo fondamentale tanto nella prevenzione del disagio quanto nella promozione della salute mentale, evitando che tale disagio diventi un problema psichiatrico. È dunque lecito chiedersi se esistono e quali sono gli interventi educativi ritenuti efficaci nel promuovere il benessere mentale nei giovani. Per cercare di dare risposta a tale quesito e chiarire lo stato dell’arte su tale oggetto, è stata svolta una scoping review della letteratura. Dalla maggior parte degli studi individuati emergono delle aree di intervento rilevanti in ambito educativo e nello specifico nell’educazione all’inclusione, come l’importanza delle relazioni interpersonali, la dimensione emotiva, il raggiungimento della consapevolezza di sé e degli altri. Tali interventi sono svolti soprattutto con l’attivazione di gruppi di discussione, lo svolgimento di attività di gruppo/ricreative/sportive, role-play, attività art-based (disegno, recitazione, narrazione, media…). Molte sono anche le attività meno partecipative e più informative come lezioni/workshop, non solo per interventi di alfabetizzazione sui temi di salute mentale. Pochi interventi sono svolti durante le normali lezioni scolastiche e raramente nel territorio e con altri stakeholders. Promuovere la salute mentale e prevenire il disagio giovanile significa, però, intervenire dove il disagio nasce, quindi nella quotidianità dei ragazzi e nel territorio e, soprattutto, con e per le persone a loro vicine: familiari, insegnanti, altre persone di riferimento, spesso loro stessi sperimentatori di disagio. Affinché tali interventi possano avere successo, poi, non dovrebbero essere “spot” e non dovrebbero prescindere dalla relazione e dalla vicinanza tra educatore ed educando. Sono, infatti, gli insegnanti a trascorrere gran parte della giornata con gli studenti, divenendo, quindi, figure centrali nelle loro vite (Massa, 2000). Purtroppo, sembra essere una concezione abbastanza comune, anche tra gli stessi docenti, considerare i temi della salute mentale estranei al contesto scuola e deputati esclusivamente agli ambienti e alle figure sanitarie (Gambacorti-Passerini, 2018).
Daniele, K. (2021). Quali interventi educativi per la promozione della salute mentale e la prevenzione del disagio negli adolescenti e nei giovani adulti? Uno sguardo allo stato dell’arte. Intervento presentato a: Congresso SIPed 2021 dal titolo La responsabilità della pedagogia nelle trasformazioni dei rapporti sociali, Milano - Università Cattolica del Sacro Cuore.
Quali interventi educativi per la promozione della salute mentale e la prevenzione del disagio negli adolescenti e nei giovani adulti? Uno sguardo allo stato dell’arte
Daniele, K
2021
Abstract
Affrontare il tema della salute mentale in generale e soprattutto in relazione all’età adolescenziale significa innanzitutto parlare del disagio diffuso, legato alle condizioni socio-economiche, che rendono sempre più difficile progettare il proprio percorso esistenziale (Bauman, 2002). Il disagio deriva dall’intreccio tra soggetto e ambiente, da cui l’individuo “apprende” modalità di vivere. Come situazione appresa il disagio diviene oggetto di attenzione pedagogica, che riguarda il fare educazione nei luoghi della quotidianità (Palmieri, 2012). L’educazione potrebbe, quindi, giocare un ruolo fondamentale tanto nella prevenzione del disagio quanto nella promozione della salute mentale, evitando che tale disagio diventi un problema psichiatrico. È dunque lecito chiedersi se esistono e quali sono gli interventi educativi ritenuti efficaci nel promuovere il benessere mentale nei giovani. Per cercare di dare risposta a tale quesito e chiarire lo stato dell’arte su tale oggetto, è stata svolta una scoping review della letteratura. Dalla maggior parte degli studi individuati emergono delle aree di intervento rilevanti in ambito educativo e nello specifico nell’educazione all’inclusione, come l’importanza delle relazioni interpersonali, la dimensione emotiva, il raggiungimento della consapevolezza di sé e degli altri. Tali interventi sono svolti soprattutto con l’attivazione di gruppi di discussione, lo svolgimento di attività di gruppo/ricreative/sportive, role-play, attività art-based (disegno, recitazione, narrazione, media…). Molte sono anche le attività meno partecipative e più informative come lezioni/workshop, non solo per interventi di alfabetizzazione sui temi di salute mentale. Pochi interventi sono svolti durante le normali lezioni scolastiche e raramente nel territorio e con altri stakeholders. Promuovere la salute mentale e prevenire il disagio giovanile significa, però, intervenire dove il disagio nasce, quindi nella quotidianità dei ragazzi e nel territorio e, soprattutto, con e per le persone a loro vicine: familiari, insegnanti, altre persone di riferimento, spesso loro stessi sperimentatori di disagio. Affinché tali interventi possano avere successo, poi, non dovrebbero essere “spot” e non dovrebbero prescindere dalla relazione e dalla vicinanza tra educatore ed educando. Sono, infatti, gli insegnanti a trascorrere gran parte della giornata con gli studenti, divenendo, quindi, figure centrali nelle loro vite (Massa, 2000). Purtroppo, sembra essere una concezione abbastanza comune, anche tra gli stessi docenti, considerare i temi della salute mentale estranei al contesto scuola e deputati esclusivamente agli ambienti e alle figure sanitarie (Gambacorti-Passerini, 2018).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


