Chi lavora in contesti sanitari e socio-sanitari incontra quotidianamente una molteplicità di storie di vita e di malattia, una per ogni paziente o utente con cui si relaziona e che si rivolge al servizio per chiedere un’azione di cura per risolvere un “problema”. Proprio intorno alla risoluzione di questo problema, nelle sue declinazioni sanitarie e/o sociali, si incentra l’operato di chi professionalmente opera nei con-testi sanitari e socio-sanitari, che spesso fatica, per differenti ragioni che si andranno ad esplicitare, a considerare nella pratica quotidiana le storie di vita che stanno attorno ai problemi portati da pazien-ti/utenti. Ogni professionista operante in tali servizi è stato formato ed è abituato dalla pratica profes-sionale ad agire per prendersi cura del problema di ogni paziente/utente, con gesti e tecniche terapeuti-che (Gambacorti-Passerini, 2016). Una cura agita, dunque, e rivolta all’esterno di sé, verso specifici problemi dell’altro. Nell’incontro con le storie di utenti/pazienti, inoltre, si dimentica spesso che vi è in gioco anche la sto-ria di vita e professionale di ogni operatore, che, pur essendo polo importante della relazione terapeuti-ca, rimane ancor meno tematizzata, considerata e curata rispetto alle storie di chi si rivolge al servizio. Offrire spunti e occasioni per considerare anche la propria storia come forza agente nella pratica pro-fessionale, agendo cura verso se stessi in quanto operatori socio-sanitari, significa porre l’attenzione sull’aver cura di sé come professionisti e della propria pratica quotidiana. Perché questo cambio di direzione nelle pratiche di cura potrebbe essere importante e andare a miglio-rare ulteriormente la qualità degli interventi realizzati nei confronti dei pazienti, considerando le loro storie? E come agire per un tale cambio di rotta? Il contributo vorrebbe provare a rispondere e tematizzare questi interrogativi, offrendo in particolare lo strumento della scrittura di sé e della narrazione quale pratica di cura di sé Demetrio, 1996). Una spe-cifica attenzione, inoltre, verrà volta a tematizzare l’incontro con storie che hanno attraversato espe-rienze di disagio e discriminazione, spesso immaginate come assolutamente “altre” e incomprensibili per chi, in qualità di operatore/operatrice nei servizi, ma anche di comune cittadino/a, si trovi a consi-derare la realtà dalla parte di chi è “in salute” o vive condizioni di “benessere”.
Gambacorti Passerini, M., Palmieri, C. (2021). Storie di vita dentro ai servizi sanitari e socio-sanitari: tra benessere e disagio. In D. Bruzzone, L. Zannini (a cura di), Sfidare i tabù della cura. Percorsi di formazione emotiva dei professionisti (pp. 124-137). Franco Angeli.
Storie di vita dentro ai servizi sanitari e socio-sanitari: tra benessere e disagio
Gambacorti Passerini, MB;Palmieri, C
2021
Abstract
Chi lavora in contesti sanitari e socio-sanitari incontra quotidianamente una molteplicità di storie di vita e di malattia, una per ogni paziente o utente con cui si relaziona e che si rivolge al servizio per chiedere un’azione di cura per risolvere un “problema”. Proprio intorno alla risoluzione di questo problema, nelle sue declinazioni sanitarie e/o sociali, si incentra l’operato di chi professionalmente opera nei con-testi sanitari e socio-sanitari, che spesso fatica, per differenti ragioni che si andranno ad esplicitare, a considerare nella pratica quotidiana le storie di vita che stanno attorno ai problemi portati da pazien-ti/utenti. Ogni professionista operante in tali servizi è stato formato ed è abituato dalla pratica profes-sionale ad agire per prendersi cura del problema di ogni paziente/utente, con gesti e tecniche terapeuti-che (Gambacorti-Passerini, 2016). Una cura agita, dunque, e rivolta all’esterno di sé, verso specifici problemi dell’altro. Nell’incontro con le storie di utenti/pazienti, inoltre, si dimentica spesso che vi è in gioco anche la sto-ria di vita e professionale di ogni operatore, che, pur essendo polo importante della relazione terapeuti-ca, rimane ancor meno tematizzata, considerata e curata rispetto alle storie di chi si rivolge al servizio. Offrire spunti e occasioni per considerare anche la propria storia come forza agente nella pratica pro-fessionale, agendo cura verso se stessi in quanto operatori socio-sanitari, significa porre l’attenzione sull’aver cura di sé come professionisti e della propria pratica quotidiana. Perché questo cambio di direzione nelle pratiche di cura potrebbe essere importante e andare a miglio-rare ulteriormente la qualità degli interventi realizzati nei confronti dei pazienti, considerando le loro storie? E come agire per un tale cambio di rotta? Il contributo vorrebbe provare a rispondere e tematizzare questi interrogativi, offrendo in particolare lo strumento della scrittura di sé e della narrazione quale pratica di cura di sé Demetrio, 1996). Una spe-cifica attenzione, inoltre, verrà volta a tematizzare l’incontro con storie che hanno attraversato espe-rienze di disagio e discriminazione, spesso immaginate come assolutamente “altre” e incomprensibili per chi, in qualità di operatore/operatrice nei servizi, ma anche di comune cittadino/a, si trovi a consi-derare la realtà dalla parte di chi è “in salute” o vive condizioni di “benessere”.File | Dimensione | Formato | |
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