L’articolo presenta una riflessione sui Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) realizzati da un gruppo di studentesse e studenti presso il Museo di Fotografia Contemporanea. La narrazione dell’esperienza, realizzata in ottica innovativa, è presentata da due diverse prospettive disciplinari. Le autrici sono infatti la responsabile dei servizi educativi del museo e la pedagogista collaboratrice della sperimentazione avvenuta all’interno di un progetto finanziato per la valorizzazione e la promozione dei musei (a.s. 2019/20). Per le/i giovani svolgere una parte del proprio PCTO nell’unico museo pubblico in Italia dedicato alla fotografia contemporanea ha rappresentato la possibilità di avere accesso a una realtà originale. Allo stesso tempo, proprio l’originalità della situazione ha generato in loro una sensazione di disorientamento. In particolare, immergersi con tutto il corpo nella vita del museo e partecipare per una settimana alle attività concrete di conservazione e promozione del patrimonio fotografico ha significato, attraversare il disorientamento al fine di darsi il tempo per ascoltare le sensazioni e le emozioni originatesi dall’incontro, spesso spiazzante, non solo con gli spazi del Museo ma anche con la fotografia, arte visuale per eccellenza. Vivere l’esperienza dell’osservazione lenta e consapevole dell’opera, ha permesso loro di entrare in un contatto fisico con l’immagine, per ‘fare esperienza di essa’. In questa chiave di ascolto del proprio corpo e del proprio sentire in relazione all’estetica del patrimonio artistico, il percorso delle/dei giovani si è focalizzato dunque non tanto sulla formale acquisizione di competenze trasversali, ma ha assunto una dimensione più autentica. Nell’articolo le autrici mostreranno come l’accesso a tale autenticità dell’esserci permetta alle/ai giovani di acquisire una consapevolezza nuova, e del tutto inaspettata, che farà loro sentire il museo come un luogo per ritrovarsi nel quale avvertire di essere parte di una collettività con una cultura visiva che si trasforma nel tempo. Tale consapevolezza corporea interroga le relazioni corpo-scuola-museo nella realizzazione di attività di educazione visiva anche alla luce degli effetti negativi sul benessere dei giovani che la pandemia sta generando.
Luraschi, S., Zannelli, D. (2021). Il museo come luogo per ritrovarsi. Dalla competenza alla consapevolezza attraverso il corpo e la bellezza. ROOTS§ROUTES, 36.
Il museo come luogo per ritrovarsi. Dalla competenza alla consapevolezza attraverso il corpo e la bellezza
Luraschi, S.
Primo
;
2021
Abstract
L’articolo presenta una riflessione sui Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) realizzati da un gruppo di studentesse e studenti presso il Museo di Fotografia Contemporanea. La narrazione dell’esperienza, realizzata in ottica innovativa, è presentata da due diverse prospettive disciplinari. Le autrici sono infatti la responsabile dei servizi educativi del museo e la pedagogista collaboratrice della sperimentazione avvenuta all’interno di un progetto finanziato per la valorizzazione e la promozione dei musei (a.s. 2019/20). Per le/i giovani svolgere una parte del proprio PCTO nell’unico museo pubblico in Italia dedicato alla fotografia contemporanea ha rappresentato la possibilità di avere accesso a una realtà originale. Allo stesso tempo, proprio l’originalità della situazione ha generato in loro una sensazione di disorientamento. In particolare, immergersi con tutto il corpo nella vita del museo e partecipare per una settimana alle attività concrete di conservazione e promozione del patrimonio fotografico ha significato, attraversare il disorientamento al fine di darsi il tempo per ascoltare le sensazioni e le emozioni originatesi dall’incontro, spesso spiazzante, non solo con gli spazi del Museo ma anche con la fotografia, arte visuale per eccellenza. Vivere l’esperienza dell’osservazione lenta e consapevole dell’opera, ha permesso loro di entrare in un contatto fisico con l’immagine, per ‘fare esperienza di essa’. In questa chiave di ascolto del proprio corpo e del proprio sentire in relazione all’estetica del patrimonio artistico, il percorso delle/dei giovani si è focalizzato dunque non tanto sulla formale acquisizione di competenze trasversali, ma ha assunto una dimensione più autentica. Nell’articolo le autrici mostreranno come l’accesso a tale autenticità dell’esserci permetta alle/ai giovani di acquisire una consapevolezza nuova, e del tutto inaspettata, che farà loro sentire il museo come un luogo per ritrovarsi nel quale avvertire di essere parte di una collettività con una cultura visiva che si trasforma nel tempo. Tale consapevolezza corporea interroga le relazioni corpo-scuola-museo nella realizzazione di attività di educazione visiva anche alla luce degli effetti negativi sul benessere dei giovani che la pandemia sta generando.File | Dimensione | Formato | |
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