Gli Gnawa formano un gruppo etnico composto principalmente dai discendenti degli schiavi neri giunti in Marocco dall'Africa sub-sahariana tra il XVI° e il XX° secolo. Alcuni di loro, prendendo a modello gli ordini sufi, hanno dato vita ad una confraternita religiosa che si dedica a pratiche rituali peculiari, tra le quali spicca la lila (letteralmente, la 'notte'), un rito sincretico in cui la fede islamica si combina con elementi tipici dei culti di origine sub-sahariana (come il ricorso alla trance e alla possessione spiritica). Nel corso del rituale notturno vengono infatti invocate sette 'famiglie di spiriti' (mhalate), ognuna delle quali è contraddistinta da una propria 'divisa musicale' (mlouk), da un determinato colore, da una particolare essenza e soprattutto da un alimento o una pietanza preferiti che vengono preparati e disposti con grande cura all'interno della mida (vassoio-altare sacro) e poi distribuiti, seguendo un preciso ordine liturgico (treq): alle famiglie dei 'Bianchi' (jilala) e dei 'Verdi' (rijallah) alle quali appartengono i santi dell'Islam, ad esempio, vengono riservati latte e datteri, 'cibi celesti' più volte citati nel Corano. Ai 'Neri', i pericolosi spiriti della foresta (rijal al ghaba), invece, vengono offerte carne e zamita, farina d'orzo abbrustolita, rigorosamente senza sale. In occasioni speciali, inoltre, per rafforzare il legame tra gli adepti del culto e i loro spiriti (djinn), viene servito agli iniziati l'halu, una pietanza a base di carne e zucchero in quanto si ritiene che lo zucchero, al contrario del sale, attiri gli spiriti. Nelle pratiche rituali degli Gnawa, dunque, il cibo si carica di simboli e significati pregnanti e si configura come uno strumento fondamentale per entrare in contatto con il mondo invisibile e per stabilire con esso una relazione di reciproco e proficuo scambio: nutrendo gli spiriti infatti si guadagna la loro protezione e benedizione (baraka).

Turchetti, A. (2020). Nutrimento, scambio e alleanza tra visibile e invisibile. La funzione simbolica del cibo nelle pratiche rituali degli Gnawa (Marocco). In I. Baglioni, E. Santilli, A. Turchetti (a cura di), Il cibo e il sacro. Tradizioni e simbologie (pp. 309-322). Edizioni Quasar.

Nutrimento, scambio e alleanza tra visibile e invisibile. La funzione simbolica del cibo nelle pratiche rituali degli Gnawa (Marocco)

Turchetti, A
2020

Abstract

Gli Gnawa formano un gruppo etnico composto principalmente dai discendenti degli schiavi neri giunti in Marocco dall'Africa sub-sahariana tra il XVI° e il XX° secolo. Alcuni di loro, prendendo a modello gli ordini sufi, hanno dato vita ad una confraternita religiosa che si dedica a pratiche rituali peculiari, tra le quali spicca la lila (letteralmente, la 'notte'), un rito sincretico in cui la fede islamica si combina con elementi tipici dei culti di origine sub-sahariana (come il ricorso alla trance e alla possessione spiritica). Nel corso del rituale notturno vengono infatti invocate sette 'famiglie di spiriti' (mhalate), ognuna delle quali è contraddistinta da una propria 'divisa musicale' (mlouk), da un determinato colore, da una particolare essenza e soprattutto da un alimento o una pietanza preferiti che vengono preparati e disposti con grande cura all'interno della mida (vassoio-altare sacro) e poi distribuiti, seguendo un preciso ordine liturgico (treq): alle famiglie dei 'Bianchi' (jilala) e dei 'Verdi' (rijallah) alle quali appartengono i santi dell'Islam, ad esempio, vengono riservati latte e datteri, 'cibi celesti' più volte citati nel Corano. Ai 'Neri', i pericolosi spiriti della foresta (rijal al ghaba), invece, vengono offerte carne e zamita, farina d'orzo abbrustolita, rigorosamente senza sale. In occasioni speciali, inoltre, per rafforzare il legame tra gli adepti del culto e i loro spiriti (djinn), viene servito agli iniziati l'halu, una pietanza a base di carne e zucchero in quanto si ritiene che lo zucchero, al contrario del sale, attiri gli spiriti. Nelle pratiche rituali degli Gnawa, dunque, il cibo si carica di simboli e significati pregnanti e si configura come uno strumento fondamentale per entrare in contatto con il mondo invisibile e per stabilire con esso una relazione di reciproco e proficuo scambio: nutrendo gli spiriti infatti si guadagna la loro protezione e benedizione (baraka).
Capitolo o saggio
food anthropology, religion, ritual, Morocco, gnawa
Italian
Il cibo e il sacro. Tradizioni e simbologie
Baglioni, I.; Santilli, E.; Turchetti, A.
2020
978-88-5491-080-5
Edizioni Quasar
309
322
Turchetti, A. (2020). Nutrimento, scambio e alleanza tra visibile e invisibile. La funzione simbolica del cibo nelle pratiche rituali degli Gnawa (Marocco). In I. Baglioni, E. Santilli, A. Turchetti (a cura di), Il cibo e il sacro. Tradizioni e simbologie (pp. 309-322). Edizioni Quasar.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/239954
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