Il lavoro costituisce l’estensione di una precedente esperienza ricerca sul campo (realizzata nel corso del Dottorato in Scienze della Comunicazione e della Formazione), finalizzata a discutere e ripensare criticamente, da un punto di vista teorico-metodologico, il tema della relazione tra educatori, genitori e bambini, a partire dall’osservazione delle loro interazioni quotidiane (tempi, spazi, gesti che connotano i modi di stare insieme e di separarsi) durante i momenti di transizione dal contesto familiare a quello del nido d’infanzia. L’estensione della ricerca dottorale si connota per la centratura sulla figura paterna - la cui presenza nei servizi per l’infanzia sta crescendo notevolmente nel corso degli ultimi anni - e ha come obiettivo l’individuazione di metodi e strumenti per osservare, analizzare e discutere pattern, stili e modelli educativi (o pedagogie implicite) che caratterizzano l’interazione tra educatori, padri e bambini nei delicati momenti di passaggio della responsabilità educativa. L’ipotesi è che lo studio possa contribuire ad allargare il dibattito pedagogico sull’impatto di una crescente presenza paterna negli spazi e nei tempi di vita dei bambini, e ad ampliare la riflessione sulle modalità con cui i servizi educativi intendono e praticano l’accoglienza e il coinvolgimento delle figure genitoriali. • Durata complessiva dell’esperienza/ricerca/progetto, periodo di attuazione e articolazione temporale: L’esperienza di ricerca ha avuto una durata dieci mesi e si è articolata in diverse fasi, così strutturate: Marzo 2015: Contatto con il servizio, presentazione del progetto di ricerca, autorizzazione alla raccolta e al trattamento dei dati (consenso informato) Maggio-Giugno 2015: I fase di rilevazione dei dati (3 giorni a maggio e 2 a giugno per le riprese; 2 giorni a giugno per le interviste); - Videoriprese di momenti di accoglienza al nido. Tra le 7.30 e le 8.30: videoregistrazioni in ottagono (spazio di accoglienza dei genitori e bambini delle 4 sezioni tra 12 e 36 mesi); tra le 8.30 e le 9.00 in sezione “piccoli” (3-12 mesi); - interviste a 5 padri (volontari) sulla percezione del proprio ruolo educativo e della partecipazione alla vita del servizio. Revisione delle videoriprese e discussione delle clip di accoglienza di cui erano protagonisti; - revisione delle clip insieme alle educatrici videoriprese e focus group per discutere i comportamenti osservati e i modelli di accoglienza sottesi. Luglio-Settembre 2015: trascrizione e analisi dei dati (audio-video). - Uso di un software (Transana 2.42) per la sistematizzazione e la codifica dei dati video; - adozione di una prospettiva teorico-metodologica sistemico-triadica (Fivaz-Depeursinge, Corboz-Warnery, 1999) per lo studio microanalitico e sistematico di peculiarità, dinamiche e pattern relazionali negli scambi interattivi tra padri bambini ed educatrici; - trascrizione e analisi delle interviste e dei focus group (analisi tematica o di contenuto: Wertz, Charmatz et. al. 2011). Ottobre-Novembre 2015: II fase di rilevazione dati. - Interviste ad altri 5 padri (volontari) Dicembre 2015-Gennaio 2016: trascrizione e analisi dei dati raccolti nella II fase Febbraio 2016: discussione del percorso con le educatrici e con la coordinatrice del Nido. • Attuazione del percorso: La ricerca è stata realizzata in un Nido d’infanzia comunale (“La Bottega di Archimede”) del Comune di Bergamo. La coordinatrice e il personale del servizio hanno accolto il progetto di ricerca, mostrando interesse sia per la tematica in senso lato (la relazione con i genitori), sia per la possibilità di osservare, discutere, rivedere e rinnovare le modalità di accoglienza e di distacco che caratterizzano le interazioni quotidiane con i bambini e con le loro famiglie e le premesse pedagogiche che ne stanno alla base. • Contesto sociale e politico in cui opera il servizio coinvolto: Il nido in cui è stata condotta la ricerca è un Nido comunale di apertura relativamente recente (2003), che fa parte della rete degli asili nido comunali situati all’interno dei quartieri della città. Il servizio si trova nel quartiere Campagnola (BG) e accoglie bambini dai 3 ai 36 mesi. L’utenza è variegata, con una percentuale di circa il 60% di famiglie provenienti da altri contesti culturali (per lo più Sudamerica). Il servizio ospita cinque sezioni, per un totale di 70 bambini, con 2/3 educatrici per sezione. La struttura collabora con il territorio e in particolare con la biblioteca e le ludoteche e con i servizi socio-sanitari (neuropsichiatria infantile e servizi sociali). • Spazi utilizzati: Gli spazi interessati dalla ricerca sono stati la sezione “piccoli” (bambini tra 3 e 12 mesi) e “l’ottagono”: un ampio open space, punto d’accesso alle 4 sezioni eterogenee (12-36 mesi), dedicato all’accoglienza (tra le 7.30 e le 8.30 del mattino) di tutti i bambini di età compresa tra 12 e 36 mesi. • Soggetti coinvolti Durante le fasi di avvio e di conclusione della ricerca, tutto il personale educativo del nido (coordinatrice, 11 educatrici e 2 educatori) è stato coinvolto. Bambini, genitori ed educatrici sono stati coinvolti indirettamente durante le videoriprese. In modo particolare sono state più direttamente coinvolti: - 6 educatrici (tra i 30 e i 50 anni con almeno 10 anni di esperienza professionale), di cui 4 videoriprese durante l’accoglienza in ottagono e 2 durante le accoglienze in sezione “piccoli”, che hanno partecipato alla revisione e discussione delle clip che le vedevano protagoniste. - 10 padri resisi disponibili (tra i 25 e i 50 anni; di diversa provenienza culturale: Italia, Eritrea, Bolivia, Serbia), che sono stati intervistati e accompagnati a rivedere e a discutere/commentare, insieme alla ricercatrice, le clip che li vedevamo protagonisti durante i momenti dell’arrivo in sezione e dell’interazione con i bambini e con le educatrici. • Verifica e valutazione dell’esperienza. Gli esiti raggiunti includono: - l’individuazione di metodi e strumenti per l’osservazione e l’analisi “microscopica” delle interazioni (agite e rappresentate) di genitori, educatori e bambini; - l’individuazione di alcune specificità di genere, evidenti nei gesti e nelle dinamiche d’interazione, così come nelle interviste ai padri, espressione di un “codice paterno” individuabile in un certo modo di agire e di pensare al proprio ruolo educativo; - nuove riflessioni e interrogativi, da parte delle educatrici, rispetto alle pratiche quotidiane di accoglienza e di interazione con i genitori; - l’esigenza di una rivisitazione – anche in chiave di “specificità culturali e di genere” - degli impliciti e delle premesse che stanno alla base del progetto educativo di accoglienza, inserimento e coinvolgimento familiare. Tra le implicazioni per il futuro c’è il bisogno di ampliare la ricerca, allargandola ad altri contesti e coinvolgendo altri padri, ma anche madri ed educatrici/educatori di cui far dialogare le differenti prospettive. • Eventuale ricaduta in termini organizzativi e gestionali L’apporto che la ricerca può dare, in termini di ricadute organizzative, consiste nella promozione di riflessioni pedagogiche che contribuiscano alla de-automatizzazione delle pratiche e delle pedagogie implicite e a una revisione/ridefinizione delle modalità di accoglienza e interazione di genitori ed educatrici/educatori
Cescato, S. (2016). I padri nei servizi per l'infanzia. Prossemica, gesti e modelli di interazione. In Atti (on-line) del convegno "Curricolo è responsabilità" - Contributo pubblicato sul sito della rivista Zeroseiup: http://zeroseiup.eu/tag/riflessivita/.
I padri nei servizi per l'infanzia. Prossemica, gesti e modelli di interazione
CESCATO, SILVIA
2016
Abstract
Il lavoro costituisce l’estensione di una precedente esperienza ricerca sul campo (realizzata nel corso del Dottorato in Scienze della Comunicazione e della Formazione), finalizzata a discutere e ripensare criticamente, da un punto di vista teorico-metodologico, il tema della relazione tra educatori, genitori e bambini, a partire dall’osservazione delle loro interazioni quotidiane (tempi, spazi, gesti che connotano i modi di stare insieme e di separarsi) durante i momenti di transizione dal contesto familiare a quello del nido d’infanzia. L’estensione della ricerca dottorale si connota per la centratura sulla figura paterna - la cui presenza nei servizi per l’infanzia sta crescendo notevolmente nel corso degli ultimi anni - e ha come obiettivo l’individuazione di metodi e strumenti per osservare, analizzare e discutere pattern, stili e modelli educativi (o pedagogie implicite) che caratterizzano l’interazione tra educatori, padri e bambini nei delicati momenti di passaggio della responsabilità educativa. L’ipotesi è che lo studio possa contribuire ad allargare il dibattito pedagogico sull’impatto di una crescente presenza paterna negli spazi e nei tempi di vita dei bambini, e ad ampliare la riflessione sulle modalità con cui i servizi educativi intendono e praticano l’accoglienza e il coinvolgimento delle figure genitoriali. • Durata complessiva dell’esperienza/ricerca/progetto, periodo di attuazione e articolazione temporale: L’esperienza di ricerca ha avuto una durata dieci mesi e si è articolata in diverse fasi, così strutturate: Marzo 2015: Contatto con il servizio, presentazione del progetto di ricerca, autorizzazione alla raccolta e al trattamento dei dati (consenso informato) Maggio-Giugno 2015: I fase di rilevazione dei dati (3 giorni a maggio e 2 a giugno per le riprese; 2 giorni a giugno per le interviste); - Videoriprese di momenti di accoglienza al nido. Tra le 7.30 e le 8.30: videoregistrazioni in ottagono (spazio di accoglienza dei genitori e bambini delle 4 sezioni tra 12 e 36 mesi); tra le 8.30 e le 9.00 in sezione “piccoli” (3-12 mesi); - interviste a 5 padri (volontari) sulla percezione del proprio ruolo educativo e della partecipazione alla vita del servizio. Revisione delle videoriprese e discussione delle clip di accoglienza di cui erano protagonisti; - revisione delle clip insieme alle educatrici videoriprese e focus group per discutere i comportamenti osservati e i modelli di accoglienza sottesi. Luglio-Settembre 2015: trascrizione e analisi dei dati (audio-video). - Uso di un software (Transana 2.42) per la sistematizzazione e la codifica dei dati video; - adozione di una prospettiva teorico-metodologica sistemico-triadica (Fivaz-Depeursinge, Corboz-Warnery, 1999) per lo studio microanalitico e sistematico di peculiarità, dinamiche e pattern relazionali negli scambi interattivi tra padri bambini ed educatrici; - trascrizione e analisi delle interviste e dei focus group (analisi tematica o di contenuto: Wertz, Charmatz et. al. 2011). Ottobre-Novembre 2015: II fase di rilevazione dati. - Interviste ad altri 5 padri (volontari) Dicembre 2015-Gennaio 2016: trascrizione e analisi dei dati raccolti nella II fase Febbraio 2016: discussione del percorso con le educatrici e con la coordinatrice del Nido. • Attuazione del percorso: La ricerca è stata realizzata in un Nido d’infanzia comunale (“La Bottega di Archimede”) del Comune di Bergamo. La coordinatrice e il personale del servizio hanno accolto il progetto di ricerca, mostrando interesse sia per la tematica in senso lato (la relazione con i genitori), sia per la possibilità di osservare, discutere, rivedere e rinnovare le modalità di accoglienza e di distacco che caratterizzano le interazioni quotidiane con i bambini e con le loro famiglie e le premesse pedagogiche che ne stanno alla base. • Contesto sociale e politico in cui opera il servizio coinvolto: Il nido in cui è stata condotta la ricerca è un Nido comunale di apertura relativamente recente (2003), che fa parte della rete degli asili nido comunali situati all’interno dei quartieri della città. Il servizio si trova nel quartiere Campagnola (BG) e accoglie bambini dai 3 ai 36 mesi. L’utenza è variegata, con una percentuale di circa il 60% di famiglie provenienti da altri contesti culturali (per lo più Sudamerica). Il servizio ospita cinque sezioni, per un totale di 70 bambini, con 2/3 educatrici per sezione. La struttura collabora con il territorio e in particolare con la biblioteca e le ludoteche e con i servizi socio-sanitari (neuropsichiatria infantile e servizi sociali). • Spazi utilizzati: Gli spazi interessati dalla ricerca sono stati la sezione “piccoli” (bambini tra 3 e 12 mesi) e “l’ottagono”: un ampio open space, punto d’accesso alle 4 sezioni eterogenee (12-36 mesi), dedicato all’accoglienza (tra le 7.30 e le 8.30 del mattino) di tutti i bambini di età compresa tra 12 e 36 mesi. • Soggetti coinvolti Durante le fasi di avvio e di conclusione della ricerca, tutto il personale educativo del nido (coordinatrice, 11 educatrici e 2 educatori) è stato coinvolto. Bambini, genitori ed educatrici sono stati coinvolti indirettamente durante le videoriprese. In modo particolare sono state più direttamente coinvolti: - 6 educatrici (tra i 30 e i 50 anni con almeno 10 anni di esperienza professionale), di cui 4 videoriprese durante l’accoglienza in ottagono e 2 durante le accoglienze in sezione “piccoli”, che hanno partecipato alla revisione e discussione delle clip che le vedevano protagoniste. - 10 padri resisi disponibili (tra i 25 e i 50 anni; di diversa provenienza culturale: Italia, Eritrea, Bolivia, Serbia), che sono stati intervistati e accompagnati a rivedere e a discutere/commentare, insieme alla ricercatrice, le clip che li vedevamo protagonisti durante i momenti dell’arrivo in sezione e dell’interazione con i bambini e con le educatrici. • Verifica e valutazione dell’esperienza. Gli esiti raggiunti includono: - l’individuazione di metodi e strumenti per l’osservazione e l’analisi “microscopica” delle interazioni (agite e rappresentate) di genitori, educatori e bambini; - l’individuazione di alcune specificità di genere, evidenti nei gesti e nelle dinamiche d’interazione, così come nelle interviste ai padri, espressione di un “codice paterno” individuabile in un certo modo di agire e di pensare al proprio ruolo educativo; - nuove riflessioni e interrogativi, da parte delle educatrici, rispetto alle pratiche quotidiane di accoglienza e di interazione con i genitori; - l’esigenza di una rivisitazione – anche in chiave di “specificità culturali e di genere” - degli impliciti e delle premesse che stanno alla base del progetto educativo di accoglienza, inserimento e coinvolgimento familiare. Tra le implicazioni per il futuro c’è il bisogno di ampliare la ricerca, allargandola ad altri contesti e coinvolgendo altri padri, ma anche madri ed educatrici/educatori di cui far dialogare le differenti prospettive. • Eventuale ricaduta in termini organizzativi e gestionali L’apporto che la ricerca può dare, in termini di ricadute organizzative, consiste nella promozione di riflessioni pedagogiche che contribuiscano alla de-automatizzazione delle pratiche e delle pedagogie implicite e a una revisione/ridefinizione delle modalità di accoglienza e interazione di genitori ed educatrici/educatoriI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.