Introduzione: in Italia sono pochi gli studi volti ad attestare la prevalenza delle malattie psichiatriche negli Istituti Penitenziari. Uno dei problemi fondamentali nelle carceri italiane è costituito dalle condotte autolesive. Il suicidio rappresenta infatti la prima causa di morte in carcere e conta per circa la metà di tutti i decessi. Metodi: il nostro è uno studio descrittivo osservazionale prospettico. Il campione è costituito da 119 detenuti; si è rilevata in primo luogo l’incidenza delle condotte autolesive in un periodo di osservazione di 6 mesi. Sono state inoltre somministrate 6 scale di valutazione psicopatologica, tra cui la Barrat Impulsiveness Scale (BIS-11). Risultati: il 16% del campione ha compiuto gesti autolesivi e il 3,4% ha compiuto un TS. Il 77,8% dei paziente che ha compiuto gesti autolesivi aveva già commesso un tentativo simile in passato. Il 44,2% dei soggetti è risultato ad alta impulsività (BIS-11 > 72). Il 66,6% dei soggetti del gruppo considerato soffriva di un disturbo della personalità a fronte del 22% dei pazienti del resto del campione. Questi ultimi risultavano colpiti nel 31,8% dei casi da un disturbo dell’adattamento che interessava invece solo il 13,3% dei self-harmer (p = 0,037). Conclusioni: il presente studio s’inserisce nel contesto poco esplorato della psichiatria penitenziaria italiana, con lo scopo di dare un contributo per quanto riguarda la gestione delle condotte autolesive e dell’impulsività nella popolazione carceraria.
D'Urso, N., Castellano, F., Cicolari, F., Cimolai, V., Cova, F., Mauri, S., et al. (2012). Condotta autolesiva e impulsività nella popolazione carceraria. Intervento presentato a: Congresso della Società Italiana di Psicopatologia (SOPSI), Roma.
Condotta autolesiva e impulsività nella popolazione carceraria
CASTELLANO, FILIPPOSecondo
;CLERICI, MASSIMO
2012
Abstract
Introduzione: in Italia sono pochi gli studi volti ad attestare la prevalenza delle malattie psichiatriche negli Istituti Penitenziari. Uno dei problemi fondamentali nelle carceri italiane è costituito dalle condotte autolesive. Il suicidio rappresenta infatti la prima causa di morte in carcere e conta per circa la metà di tutti i decessi. Metodi: il nostro è uno studio descrittivo osservazionale prospettico. Il campione è costituito da 119 detenuti; si è rilevata in primo luogo l’incidenza delle condotte autolesive in un periodo di osservazione di 6 mesi. Sono state inoltre somministrate 6 scale di valutazione psicopatologica, tra cui la Barrat Impulsiveness Scale (BIS-11). Risultati: il 16% del campione ha compiuto gesti autolesivi e il 3,4% ha compiuto un TS. Il 77,8% dei paziente che ha compiuto gesti autolesivi aveva già commesso un tentativo simile in passato. Il 44,2% dei soggetti è risultato ad alta impulsività (BIS-11 > 72). Il 66,6% dei soggetti del gruppo considerato soffriva di un disturbo della personalità a fronte del 22% dei pazienti del resto del campione. Questi ultimi risultavano colpiti nel 31,8% dei casi da un disturbo dell’adattamento che interessava invece solo il 13,3% dei self-harmer (p = 0,037). Conclusioni: il presente studio s’inserisce nel contesto poco esplorato della psichiatria penitenziaria italiana, con lo scopo di dare un contributo per quanto riguarda la gestione delle condotte autolesive e dell’impulsività nella popolazione carceraria.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.