Viento norte. El desierto de la frontera mexicana desde los márgenes de la ficción y la no ficción

This text aims to explore the intersections between fiction and non-fiction in Roberto Bolaño’s 2666 and Cristina Rivera Garza’s Autobiografía del algodón, examining how both authors rewrite other texts: Huesos en el desierto by González Rodríguez and El luto humano by José Revueltas. The use of archives is linked to the concept of literary disappropriation, through which a narrative topography of the Mexican border desert –characterised by violence and death– is constructed. The border becomes a text, a non-place where literature ethically addresses the fractures of contemporaneity.

Il testo si propone di esplorare le intersezioni tra finzione e non finzione in 2666 di Roberto Bolaño e Autobiografía del algodón di Cristina Rivera Garza, esaminando come entrambi gli autori riscrivano altri testi: Huesos en el desierto, di González Rodríguez e El luto humano, di José Revueltas. L'uso degli archivi è legato all'idea di appropriazione letteraria con cui viene tracciata una topografia narrativa del deserto di confine messicano, caratterizzato da violenza e morte. Il confine diventa testo, non-luogo in cui la letteratura risponde eticamente alle crepe della contemporaneità.