Il gioco. Due distopie e un'utopia della scuola tra cent'anni

The chapter engages in an imaginative exercise: describing what role play might have in schools in a hundred years' time. The exercise unfolds through three hypotheses, where play is described in its most radical forms: 1. as an expression of violence in exacerbated competition (Battle Royale, Kinji Fukasaku, 2000); 2. as a contest that lays bare the complex relationship between competition and chance (Black Mirror, ep. 2.1 - 15 Million Merits, Euros Lyn, 2012); 3. as a utopia that subverts the hierarchy between purposeful actions and games, or gestures, performed for intrinsic reasons (The Grasshopper, Suits, 2005) . It closes with a provocation: for a pedagogy of play, in schools a hundred years from now, these three directions can be predicted. It is up to us to build the present, based on the idea of the future that we find most desirable.

Il contributo compie un esercizio immaginativo: descrivere quale ruolo possa avere il gioco nella scuola tra cent'anni. L'esercizio si snoda attraverso tre ipotesi, dove il gioco viene descritto nelle sue forme più radicali: 1. come espressione della violenza nella competizione esacerbata (Battle Royale, Kinji Fukasaku, 2000); 2. come gara che mette a nudo la complessa relazione tra competizione e caso (Black Mirror, ep. 2.1 - 15 Million Merits, Euros Lyn, 2012); 3. come utopia che sovverte la gerarchia tra azioni finalizzate e giochi, o gesti, compiuti per motivazioni intrinseche (La Cicala e le formiche, Suits, 2021). E chiude con una provocazione: per una pedagogia del gioco, nella scuola fra cent’anni, si possono prevedere queste tre direzioni. Sta a noi costruire il presente, sulla base dell’idea di futuro che ci sembra preferibile.