Gli spit sono strutture dinamiche costiere dovute alla deposizione di sedimenti diagonalmente alla linea di costa, in corrispondenza di un suo brusco cambio di direzione (Trenhaile, 1997). Lo spit in esame, situato nel settore nordoccidentale del Golfo della Thailandia di fronte il villaggio di Ban Laem Phak Bia, si sviluppa a ridosso di uno sperone costiero per poi proseguire in direzione SO-NE verso la sua estremità libera. Maree diurne lo sommergono quasi interamente, mentre la massima bassa marea lo fa emergere per una lunghezza complessiva di circa 1 km ed una larghezza media di 70 m. Lo spit separa due unità fisiografiche caratterizzate da differenti regimi sedimentari e idrodinamici: a nord una baia semi-chiusa soggetta ad elevata sedimentazione fangosa, con fondali poco profondi e un’ampia piana tidale; a sud una spiaggia sabbiosa aperta e in erosione, sottoposta a un drifting costiero verso nord che alimenta lo spit. Questo è costituito da sabbie quarzose con abbondante componente grossolana organogena data essenzialmente da resti di molluschi. Abbondanti sono anche balani, crostacei decapodi, sclerattiniari ed echinoidi. Sono state studiate in dettaglio le associazioni a molluschi e la loro distrubizione sia lungo lo spit (variazioni spaziali) che in profondità (variazioni temporali) mediante campionamenti sulla superficie (bulk-samples, picking) e carotaggi. Sulla superficie, le associazioni a molluschi sono date quasi esclusivamente da tanatocenosi alloctone, che sono più ricche e diversificate lungo il margine meridionale dello spit, dove si accumulano trasportate dai fondali limitrofi da correnti e moto ondoso; il popolamento, invece, è quasi del tutto assente, ad eccezione di poche specie che vivono lungo la sponda settentrionale, nel settore più protetto. Lungo la cresta dello spit e in prossimità della costa sono presenti le uniche zone sempre emerse supralitorale), di limitata estensione e localmente stabilizzate da vegetazione. Qui il sedimento organogeno grossolano è molto abbondante ed è dato da resti scheletrici depositati in seguito a mareggiate eccezionali; questi sono caoticamente distribuiti e comprendono spesso valve poco abrase e talvolta integre, anche se molto fragili, come quelle appartenenti alle specie Placuna placenta, Pholas orientalis e Atrina (Servatrina) pectinata. La restante porzione, che costituisce la quasi totalità dello spit, emerge a bassa marea (mesolitorale) ed è costituita da sabbie fini con fango nella sponda settentrionale riparata, e da sabbie grossolane organogene lungo il versante meridionale. Sono state osservate diverse morfologie e strutture sedimentarie dovute a flussi di marea e moto ondoso: canali di marea, “ripples”, lamine cuneiformi, “rill marks”, solchi erosivi e cordoni di detrito organogeno (“swash marks”). In linea generale, il detrito conchigliare si presenta fortemente frammentato e abraso (anche nel caso di specie dal guscio spesso e robusto come Isognomon isognomum, Malleus (Malleus) albus e Cucullaea labiata). Nel complesso, le associazioni individuate indicano fondali misti a dominanza sabbiosa compresi tra il mesolitorale e l’infralitorale superiore. In particolare, nel settore meridionale dello spit predominano specie indicatrici di elevato idrodinamismo come i bivalvi Mactra violacea, Psammotreta (Tellinimactra) edentula, Tellina timorensis, Scapharca inaeqivalvis, Trisidos semitorta, T. tortuosa, Modiolus philippinarum, Pinctada radiata e Vepricardium coronatum, i gasteropodi Turritella terebra, Murex trapa e Turricula javana e lo scafopode Dentalium variabile. Nel settore settentrionale, più riparato, sono abbondanti anche specie tipiche di fondali con una considerevole componente fangosa, tra cui le più abbondanti sono Bellucina semperiana, Anarada granosa, Timoclea (Chioneryx) scabra, nonchè Donax faba e Meretrix meretrix, le uniche due specie costituenti il popolamento. Nello stesso settore, sulla piana tidale a ridosso dello spit, sono presenti ricche popolazioni del gasteropode Cerithidea cingolata, tipica di ambienti lagunari a salinità ridotta. L’insieme di ripetuti rilievi e campionamenti (1998-2003) lungo la superficie dello spit, e il confronto con foto aeree (1994), rivelano variazioni a breve termine, relativamente agli ultimi dieci anni che consistono in una leggera progradazione dello spit verso nord-est legata a una contemporanea espansione delle aree emerse e di quelle vegetate, cui si aggiunge un progressivo avanzamento della piana tidale fangosa a ridosso della sponda settentrionale. Variazioni a lungo termine sono state, invece, evidenziate dallo studio di tre carote (fino a ca. 5 m di profondità) campionate lungo l’asse maggiore dello spit, che lo attraversano interamente fino ai depositi sottostanti: le sabbie presentano livelli riccamente organogeni composizionalmente equivalenti ai depositi conchigliari osservati sulla superficie dello spit. L’insieme delle faune riscontrate e dei caratteri sedimentologici sono, infatti, riconducibili a paleoambienti superficiali meso- e infralitorali ad elevata energia idrodinamica. Dalla correlazione delle tre carote emerge: che il corpo sabbioso dello spit si spinge in profondità fino a circa 1,5 m e che si va assottigliando verso la costa. Questo poggia con contatto erosivo su depositi argilloso-siltosi con frequenti intercalazioni di lamine e lenti sabbiose. Il contenuto fossilifero, disposto all’interno di livelletti organogeni, comprende paleopopolamenti autoctoni come testimoniato da esemplari spesso a valve unite, rappresentati dalle specie Nuculana (Scaeoleda) cuspidata, N. (Jupiteria) puellata, e Timoclea (Chioneryx) scabra. Questa associazione è equivalente a quella attualmente vivente negli attuali fondali fangosi infralitorali presenti nel golfo a nord dello spit.
Di Geronimo, I., Robba, E., Negri, M., Sanfilippo, R. (2004). Lo spit di Ban Laem Phak Bia (Golfo della Thailandia): aspetti biotici e abiotici. Intervento presentato a: Giornate di Paleontologia 2004, Bolzano.
Lo spit di Ban Laem Phak Bia (Golfo della Thailandia): aspetti biotici e abiotici
ROBBA, ELIOSecondo
;NEGRI, MAURO PIETROPenultimo
;
2004
Abstract
Gli spit sono strutture dinamiche costiere dovute alla deposizione di sedimenti diagonalmente alla linea di costa, in corrispondenza di un suo brusco cambio di direzione (Trenhaile, 1997). Lo spit in esame, situato nel settore nordoccidentale del Golfo della Thailandia di fronte il villaggio di Ban Laem Phak Bia, si sviluppa a ridosso di uno sperone costiero per poi proseguire in direzione SO-NE verso la sua estremità libera. Maree diurne lo sommergono quasi interamente, mentre la massima bassa marea lo fa emergere per una lunghezza complessiva di circa 1 km ed una larghezza media di 70 m. Lo spit separa due unità fisiografiche caratterizzate da differenti regimi sedimentari e idrodinamici: a nord una baia semi-chiusa soggetta ad elevata sedimentazione fangosa, con fondali poco profondi e un’ampia piana tidale; a sud una spiaggia sabbiosa aperta e in erosione, sottoposta a un drifting costiero verso nord che alimenta lo spit. Questo è costituito da sabbie quarzose con abbondante componente grossolana organogena data essenzialmente da resti di molluschi. Abbondanti sono anche balani, crostacei decapodi, sclerattiniari ed echinoidi. Sono state studiate in dettaglio le associazioni a molluschi e la loro distrubizione sia lungo lo spit (variazioni spaziali) che in profondità (variazioni temporali) mediante campionamenti sulla superficie (bulk-samples, picking) e carotaggi. Sulla superficie, le associazioni a molluschi sono date quasi esclusivamente da tanatocenosi alloctone, che sono più ricche e diversificate lungo il margine meridionale dello spit, dove si accumulano trasportate dai fondali limitrofi da correnti e moto ondoso; il popolamento, invece, è quasi del tutto assente, ad eccezione di poche specie che vivono lungo la sponda settentrionale, nel settore più protetto. Lungo la cresta dello spit e in prossimità della costa sono presenti le uniche zone sempre emerse supralitorale), di limitata estensione e localmente stabilizzate da vegetazione. Qui il sedimento organogeno grossolano è molto abbondante ed è dato da resti scheletrici depositati in seguito a mareggiate eccezionali; questi sono caoticamente distribuiti e comprendono spesso valve poco abrase e talvolta integre, anche se molto fragili, come quelle appartenenti alle specie Placuna placenta, Pholas orientalis e Atrina (Servatrina) pectinata. La restante porzione, che costituisce la quasi totalità dello spit, emerge a bassa marea (mesolitorale) ed è costituita da sabbie fini con fango nella sponda settentrionale riparata, e da sabbie grossolane organogene lungo il versante meridionale. Sono state osservate diverse morfologie e strutture sedimentarie dovute a flussi di marea e moto ondoso: canali di marea, “ripples”, lamine cuneiformi, “rill marks”, solchi erosivi e cordoni di detrito organogeno (“swash marks”). In linea generale, il detrito conchigliare si presenta fortemente frammentato e abraso (anche nel caso di specie dal guscio spesso e robusto come Isognomon isognomum, Malleus (Malleus) albus e Cucullaea labiata). Nel complesso, le associazioni individuate indicano fondali misti a dominanza sabbiosa compresi tra il mesolitorale e l’infralitorale superiore. In particolare, nel settore meridionale dello spit predominano specie indicatrici di elevato idrodinamismo come i bivalvi Mactra violacea, Psammotreta (Tellinimactra) edentula, Tellina timorensis, Scapharca inaeqivalvis, Trisidos semitorta, T. tortuosa, Modiolus philippinarum, Pinctada radiata e Vepricardium coronatum, i gasteropodi Turritella terebra, Murex trapa e Turricula javana e lo scafopode Dentalium variabile. Nel settore settentrionale, più riparato, sono abbondanti anche specie tipiche di fondali con una considerevole componente fangosa, tra cui le più abbondanti sono Bellucina semperiana, Anarada granosa, Timoclea (Chioneryx) scabra, nonchè Donax faba e Meretrix meretrix, le uniche due specie costituenti il popolamento. Nello stesso settore, sulla piana tidale a ridosso dello spit, sono presenti ricche popolazioni del gasteropode Cerithidea cingolata, tipica di ambienti lagunari a salinità ridotta. L’insieme di ripetuti rilievi e campionamenti (1998-2003) lungo la superficie dello spit, e il confronto con foto aeree (1994), rivelano variazioni a breve termine, relativamente agli ultimi dieci anni che consistono in una leggera progradazione dello spit verso nord-est legata a una contemporanea espansione delle aree emerse e di quelle vegetate, cui si aggiunge un progressivo avanzamento della piana tidale fangosa a ridosso della sponda settentrionale. Variazioni a lungo termine sono state, invece, evidenziate dallo studio di tre carote (fino a ca. 5 m di profondità) campionate lungo l’asse maggiore dello spit, che lo attraversano interamente fino ai depositi sottostanti: le sabbie presentano livelli riccamente organogeni composizionalmente equivalenti ai depositi conchigliari osservati sulla superficie dello spit. L’insieme delle faune riscontrate e dei caratteri sedimentologici sono, infatti, riconducibili a paleoambienti superficiali meso- e infralitorali ad elevata energia idrodinamica. Dalla correlazione delle tre carote emerge: che il corpo sabbioso dello spit si spinge in profondità fino a circa 1,5 m e che si va assottigliando verso la costa. Questo poggia con contatto erosivo su depositi argilloso-siltosi con frequenti intercalazioni di lamine e lenti sabbiose. Il contenuto fossilifero, disposto all’interno di livelletti organogeni, comprende paleopopolamenti autoctoni come testimoniato da esemplari spesso a valve unite, rappresentati dalle specie Nuculana (Scaeoleda) cuspidata, N. (Jupiteria) puellata, e Timoclea (Chioneryx) scabra. Questa associazione è equivalente a quella attualmente vivente negli attuali fondali fangosi infralitorali presenti nel golfo a nord dello spit.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.