Etica e pratiche di consumo. L'agire pubblico sulla soglia fra cittadinanza e consumismo

The chapter addresses the ethics of consumption practices, examining the tension between individual needs and normative principles, between the figure of the consumer and that of the citizen. After recalling the classical roots of this reflection in Plato and Aristotle, the analysis turns to contemporary transformations in which consumerism increasingly colonizes the political sphere, as highlighted by Habermas, Manin, and Byung-Chul Han. Within this framework, “ethical consumption” practices emerge as attempts to reappropriate the economic sphere for civic purposes, resisting mechanisms of “value capture” (Nguyen) and the forms of domination they entail. The discussion considers both individual and collective practices—from vegetarianism to boycotts and buycotts, from fair trade to hunger strikes—showing how they articulate orders of value that go beyond mere utility. The chapter also highlights the limits and ambiguities of ethical consumption, especially when it risks being reduced to “voting with the wallet” or neutralized by greenwashing strategies. In conclusion, it proposes an integrated view in which ethical consumption practices may serve as meaningful forms of resistance and reappropriation, while not replacing the institutional and procedural dimensions of democratic deliberation.

Il capitolo affronta l’etica delle pratiche di consumo, esplorando la tensione tra bisogni individuali e principi normativi, tra la figura del consumatore e quella del cittadino. Dopo aver richiamato le radici classiche della riflessione in Platone e Aristotele, l’analisi si concentra sulle trasformazioni contemporanee in cui il consumismo tende a colonizzare lo spazio politico, come mostrano le teorie di Habermas, Manin e Byung-Chul Han. In tale quadro, le pratiche di “consumo etico” emergono come tentativi di riappropriazione della sfera economica alla logica della cittadinanza, opponendosi ai meccanismi di “cattura del valore” (Nguyen) e alle forme di dominazione che essi generano. Vengono analizzate pratiche individuali e collettive, dal vegetarianismo ai boicottaggi e buycotts, fino al commercio equo e solidale e agli scioperi della fame, mostrando come esse articolino un ordine di valori che eccede la mera utilità. Il capitolo mette in luce limiti e ambiguità del consumo etico, specialmente quando rischia di ridursi a “voto con il portafoglio” o di essere neutralizzato da strategie di greenwashing. In conclusione, si propone una visione integrata in cui le pratiche di consumo etico possano costituire forme significative di resistenza e riappropriazione, senza però sostituire le istituzioni e i processi propri della deliberazione democratica.