Le competenze tra mercato e democrazia. Riflessioni critiche a partire da C. Laval e G. Biesta

The concept of competence has undergone a significant evolution, shifting from a technical-operational perspective – primarily focused on the measurability of performance – to a broader, more contextualized approach that integrates knowledge, skills, and attitudes in relation to learning and life contexts. This transformation had a profound impact on international, European, and national educational policies, fostering the dissemination of models based on lifelong learning and transversal competencies, which are considered essential for addressing the challenges of globalization and labor market transformations. However, the emphasis on competence-based education risks being reduced to a tool for employability, subordinated to neoliberal logics that prioritize individual flexibility and adaptability to economic demands. The aim of this contribution is to analyze the implications of this shift through the critical perspectives of Christian Laval and Gert Biesta, highlighting the risk of a performative drift that deprives education of its emancipatory potential. Since education plays a crucial role beyond mere efficiency and productivity, it is essential to restore its ethical, political, and transformative dimensions. This perspective envisions education as a space for emancipation, democratic participation, and social justice.

Il concetto di competenza ha attraversato un’evoluzione significativa, passando da una concezione tecnico-operativa, centrata sulla misurabilità della performance, a un approccio più ampio e contestualizzato, che integra conoscenze, abilità e atteggiamenti in relazione ai contesti di apprendimento e di vita. Questa trasformazione ha avuto un impatto rilevante sulle politiche educative internazionali, europee e nazionali, contribuendo alla diffusione di modelli basati sull’apprendimento permanente e sulle competenze trasversali, considerate essenziali per rispondere alle sfide della globalizzazione e alle trasformazioni del mercato del lavoro. Tuttavia, l’orientamento verso un’educazione per competenze rischia di ridursi a un dispositivo funzionale all’occupabilità, subordinato a logiche neoliberiste che privilegiano la flessibilità e l’adattabilità dell’individuo alle esigenze economiche. L’obiettivo del contributo è, dunque, analizzare le implicazioni di questa trasformazione attraverso le prospettive critiche di Christian Laval e Gert Biesta, mettendo in luce il pericolo di una deriva performativa che svuoti la formazione della sua portata emancipativa. Sottolineare la necessità di recuperare la dimensione etica, politica e trasformativa dell’educazione muove verso la promozione di un approccio che, invece di piegarsi a logiche di efficientismo e produttività, si configura come spazio di emancipazione, partecipazione democratica e giustizia sociale.