Nel presente contributo, ci si propone di gettare nuova luce su due categorie teoriche fondamentali del pensiero di Franco Basaglia, rileggendole attraverso la decostruzione di Jacques Derrida: l’era farmacologica e la crisi istituzionale. In questo modo, si evidenzierà che la decostruzione non si pone in contrasto con il sottofondo foucaultiano di Basaglia, ma, al contrario, ne arricchisce la portata. Quando Basaglia si riferisce all’era farmacologica, lo fa per denunciare che il ricorso esclusivo agli psicofarmaci non è sufficiente per prendersi cura del paziente, in quanto orienta l’attenzione prevalentemente sulla malattia anziché sul malato. Partendo da questa critica, si tenterà di mostrare la rilevanza del lavoro di Derrida sulla nozione di pharmakon, che egli descrive come qualcosa che, senza identità fissa, può agire sia come rimedio sia come veleno, a seconda degli usi. Di conseguenza, con il supporto del pensiero di Bernard Stiegler, si osserverà come il rapporto con la natura del pharmakon comporti espliciti problemi educativi - in particolare il problema della cura e il problema dell’attenzione - che invitano a ripensare le sfide poste dall’era farmacologica. Per quanto riguarda la crisi istituzionale, ci si riferirà in particolare allo scritto Crisi istituzionale o crisi psichiatrica?, in cui Basaglia, con un forte gesto decostruttivo, evidenzia che la crisi della psichiatria deriva dalla ripetizione contraddittoria delle sue stesse norme, sulle quali, irrigidendosi, si ridicolizza. Alla luce di queste considerazioni e in risposta al tentativo autoritario di contenere le contraddizioni rafforzando distinzioni oppositive (come quella tra "malati" e "sani"), si cercherà di dimostrare che una delle proposte più significative di Basaglia è l’invito a rendere esplicite le contraddizioni insite nelle rigidità delle norme istituzionali, per lasciare emergere il resto.
Marexiano, M. (2024). Basaglia dopo Derrida: l’era farmacologica e la crisi istituzionale. Intervento presentato a: "Si può fare altro. Si deve fare altro" - Self-Organized Seminar by PhD Students in ESC for the 100th anniversary of Franco Basaglia's birth, Milano, Italia.
Basaglia dopo Derrida: l’era farmacologica e la crisi istituzionale
Mattia Marexiano
2024
Abstract
Nel presente contributo, ci si propone di gettare nuova luce su due categorie teoriche fondamentali del pensiero di Franco Basaglia, rileggendole attraverso la decostruzione di Jacques Derrida: l’era farmacologica e la crisi istituzionale. In questo modo, si evidenzierà che la decostruzione non si pone in contrasto con il sottofondo foucaultiano di Basaglia, ma, al contrario, ne arricchisce la portata. Quando Basaglia si riferisce all’era farmacologica, lo fa per denunciare che il ricorso esclusivo agli psicofarmaci non è sufficiente per prendersi cura del paziente, in quanto orienta l’attenzione prevalentemente sulla malattia anziché sul malato. Partendo da questa critica, si tenterà di mostrare la rilevanza del lavoro di Derrida sulla nozione di pharmakon, che egli descrive come qualcosa che, senza identità fissa, può agire sia come rimedio sia come veleno, a seconda degli usi. Di conseguenza, con il supporto del pensiero di Bernard Stiegler, si osserverà come il rapporto con la natura del pharmakon comporti espliciti problemi educativi - in particolare il problema della cura e il problema dell’attenzione - che invitano a ripensare le sfide poste dall’era farmacologica. Per quanto riguarda la crisi istituzionale, ci si riferirà in particolare allo scritto Crisi istituzionale o crisi psichiatrica?, in cui Basaglia, con un forte gesto decostruttivo, evidenzia che la crisi della psichiatria deriva dalla ripetizione contraddittoria delle sue stesse norme, sulle quali, irrigidendosi, si ridicolizza. Alla luce di queste considerazioni e in risposta al tentativo autoritario di contenere le contraddizioni rafforzando distinzioni oppositive (come quella tra "malati" e "sani"), si cercherà di dimostrare che una delle proposte più significative di Basaglia è l’invito a rendere esplicite le contraddizioni insite nelle rigidità delle norme istituzionali, per lasciare emergere il resto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.