Nel 2020 le manifestazioni avvenute in diverse parti del mondo a seguito dell’omicidio razzista di George Floyd hanno riacceso un dibattito pubblico e accademico sull’eredità materiale e immateriale dell’imperialismo nella cultura e nelle città euroccidentali. Durante le proteste la presenza di tracce materiali del colonialismo nello spazio pubblico, come monumenti, statue e odonomastica, è stata contestata e messa in discussione. Successivamente, in diverse città europee si sono moltiplicate iniziative di decolonizzazione delle città, attraverso le quali le tracce sono state mappate e in alcuni casi connesse tra loro per costruire percorsi urbani di contronarrazione e coscientizzazione sul colonialismo, l’imperialismo e i suoi lasciti nel presente. Le protagoniste di queste iniziative sono sempre più spesso persone razzializzate, figlie di migranti, nate e/o cresciute in Europa che attraverso le loro azioni suggeriscono l’esistenza di una relazione tra il passato coloniale ed il presente razzista. Ciò che è accaduto e che continua ad accadere ha riportato al centro la dimensione materiale e simbolica della città come dimensione fondamentale attraverso e nella quale articolare una serie di lotte e rivendicazioni. Nella prima parte di questa relazione propongo una lettura delle contestazioni e delle proteste del 2020 che non si limiti al dibattito sul mantenere o eliminare i monumenti del colonialismo, nel tentativo di far emergere la complessità di cui queste proteste sono portatrici. La seconda parte, invece, consiste nella restituzione di alcune riflessioni che ho potuto sviluppare nell’ambito della mia ricerca su come le tracce materiali ed immateriali del colonialismo vengono utilizzate dalle persone razzializzate in Italia per esprimere e far emergere diverse rivendicazioni.
Ballatori, G. (2023). Pratiche di decolonizzazione della città. Sulle tracce del colonialismo per contrastare il rimosso coloniale. In Post. Sguardi sul cambiamento (pp.107-118). milano : Mimesis.
Pratiche di decolonizzazione della città. Sulle tracce del colonialismo per contrastare il rimosso coloniale
Ballatori, G
2023
Abstract
Nel 2020 le manifestazioni avvenute in diverse parti del mondo a seguito dell’omicidio razzista di George Floyd hanno riacceso un dibattito pubblico e accademico sull’eredità materiale e immateriale dell’imperialismo nella cultura e nelle città euroccidentali. Durante le proteste la presenza di tracce materiali del colonialismo nello spazio pubblico, come monumenti, statue e odonomastica, è stata contestata e messa in discussione. Successivamente, in diverse città europee si sono moltiplicate iniziative di decolonizzazione delle città, attraverso le quali le tracce sono state mappate e in alcuni casi connesse tra loro per costruire percorsi urbani di contronarrazione e coscientizzazione sul colonialismo, l’imperialismo e i suoi lasciti nel presente. Le protagoniste di queste iniziative sono sempre più spesso persone razzializzate, figlie di migranti, nate e/o cresciute in Europa che attraverso le loro azioni suggeriscono l’esistenza di una relazione tra il passato coloniale ed il presente razzista. Ciò che è accaduto e che continua ad accadere ha riportato al centro la dimensione materiale e simbolica della città come dimensione fondamentale attraverso e nella quale articolare una serie di lotte e rivendicazioni. Nella prima parte di questa relazione propongo una lettura delle contestazioni e delle proteste del 2020 che non si limiti al dibattito sul mantenere o eliminare i monumenti del colonialismo, nel tentativo di far emergere la complessità di cui queste proteste sono portatrici. La seconda parte, invece, consiste nella restituzione di alcune riflessioni che ho potuto sviluppare nell’ambito della mia ricerca su come le tracce materiali ed immateriali del colonialismo vengono utilizzate dalle persone razzializzate in Italia per esprimere e far emergere diverse rivendicazioni.File | Dimensione | Formato | |
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