Crimini, pene e privilegi processuali dei chierici nella Practica criminalis canonica di Juan Bernal Díaz de Luco

The essay provides a legal analysis of the theories upheld by Bishop Juan Bernal Díaz de Luco in his most famous work, the pioneering Practica canonica criminalis, published in 1543. After a biographical reconstruction of the author's personality, in the historical context of the Counter-Reformation in which he was one of the most accredited protagonists, an initial investigation is made into the structure of the Practica, its sources and the method of the Sevillian jurist. Some of the topics dealt with in his work are then explored, particularly focusing on the debate about the punishments to be imposed for certain crimes and some procedural problems: the torture of clergy, the interrogation of the offender with a de veritate oath, and the admissibility of lay witnesses versus clerics. From this analysis it emerges that Dr. Bernal, as Díaz de Luco was also called, is distinguished both by his tendency to defend and preserve the procedual privileges of clergy, and by the severity and rigour with which, in the midst of Erasmian reformism, he shapes the Church's punitive response to the crimes of clergy. From this point of view, Díaz de Luco can be considered a skillful defender of the rights, but also a strenuous reformer of the customs of clergy.

Il saggio contiene un’analisi giuridica delle tesi affermate dal vescovo Juan Bernal Díaz de Luco nella sua opera più celebre, la pionieristica Practica canonica criminalis pubblicata nel 1543. Partendo da una ricostruzione biografica della personalità del suo autore, nel contesto storico della Controriforma di cui egli fu uno dei più accreditati protagonisti, si compie una prima indagine sulla struttura, le fonti e il metodo del giurista sivigliano e si approfondiscono alcune delle tematiche svolte nel suo libello, concentrandosi in modo particolare sulla discussione intorno alle pene di alcuni crimini e su determinati problemi processuali: la tortura dei chierici, l’interrogatorio del reo con giuramento de veritate, l’ammissibilità della testimonianza dei laici riguardo ai chierici. Dall’analisi emerge che il Dr. Bernal, come Díaz de Luco era anche denominato, si distingue sia per la tendenza a difendere e conservare i privilegi processuali dei chierici, sia per la severità e il rigore con cui, in pieno riformismo erasmiano, egli modella la risposta punitiva della Chiesa nei confronti dei crimini dei chierici. Da questo punto di vista Díaz de Luco può essere considerato un abile difensore dei diritti dei chierici, ma anche uno strenuo riformatore dei costumi del clero.