Con questo contributo si intendono esporre i risultati di una ricerca antropologica condotta nel quadro del progetto “Families. Rinforzare i legami territoriali per sostenere famiglie vulnerabili” (FAMI 2014 – 2020), il cui proposito è consistito nella rilevazione dei punti di forza e di debolezza che caratterizzano la rete dei servizi socio-sanitari degli ambiti territoriali di Treviglio e Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo. In particolare, il focus d’indagine è stato rivolto alle condizioni lavorative ed esistenziali di una categoria professionale specifica, quella delle assistenti sociali, investita da un forte mandato sociale di cura che, nella sua quotidianità, si trova a fare i conti con innumerevoli criticità operative, identitarie ed emotive che minano la possibilità stessa di esercitare in modo efficace tale compito di presa in carico. Se da un lato si tratta di criticità consolidate, che rimandano alla frammentazione e all’esternalizzazione dei servizi caratteristiche del modello neoliberale del mercato del lavoro - e che rispondono dunque a dinamiche strutturali sempre più globali -, dall’altro hanno trovato un ulteriore fronte di esacerbazione e risignificazione durante la pandemia da Covid-19, soprattutto in ragione delle limitazioni che questa ha comportato per le operatrici sociali sul piano relazionale, tanto da configurare “un più ampio deterioramento della qualità di vita”. A partire da un recente campo di studi come quello dell’antropologia del welfare, l’approccio dell’indagine etnografica si è caratterizzato per l’adozione di uno specifico sguardo dal basso, attento alle pratiche più concrete e quotidiane dei vissuti personali, oltre che alle rappresentazioni incorporate, delle diverse operatrici professionali interpellate. Metodologicamente, l’indagine si è affidata allo strumento etnografico dell’intervista in profondità, condotta in modalità non strutturata, così da raccogliere le storie di vita e le riflessioni di 20 operatrici dei servizi sociali afferenti sia agli enti locali sia ai servizi specialistici di Tutela Minorile. Obiettivo ultimo è quello di restituire da una prospettiva emica, attraverso il ricorso a testimonianze dirette, il punto di vista delle interessate rispetto alla percezione della propria soggettività lavoratrice così come elaborata in epoca pandemica.
Zecca, R. (2024). “Come posso prendermi cura degli altri se non sto bene io?” Lavorare nei servizi sociali bergamaschi: etnografia del post-Covid. In G. Cordova, G. Sanò (a cura di), Produrre e riprodurre soggettività nello scenario post-pandemico. Differenze, gerarchie e forme di esclusione tra strategie di controllo e tattiche di resistenza (pp. 127-161). Milano : Ledizioni.
“Come posso prendermi cura degli altri se non sto bene io?” Lavorare nei servizi sociali bergamaschi: etnografia del post-Covid
Raul zecca
2024
Abstract
Con questo contributo si intendono esporre i risultati di una ricerca antropologica condotta nel quadro del progetto “Families. Rinforzare i legami territoriali per sostenere famiglie vulnerabili” (FAMI 2014 – 2020), il cui proposito è consistito nella rilevazione dei punti di forza e di debolezza che caratterizzano la rete dei servizi socio-sanitari degli ambiti territoriali di Treviglio e Romano di Lombardia, in provincia di Bergamo. In particolare, il focus d’indagine è stato rivolto alle condizioni lavorative ed esistenziali di una categoria professionale specifica, quella delle assistenti sociali, investita da un forte mandato sociale di cura che, nella sua quotidianità, si trova a fare i conti con innumerevoli criticità operative, identitarie ed emotive che minano la possibilità stessa di esercitare in modo efficace tale compito di presa in carico. Se da un lato si tratta di criticità consolidate, che rimandano alla frammentazione e all’esternalizzazione dei servizi caratteristiche del modello neoliberale del mercato del lavoro - e che rispondono dunque a dinamiche strutturali sempre più globali -, dall’altro hanno trovato un ulteriore fronte di esacerbazione e risignificazione durante la pandemia da Covid-19, soprattutto in ragione delle limitazioni che questa ha comportato per le operatrici sociali sul piano relazionale, tanto da configurare “un più ampio deterioramento della qualità di vita”. A partire da un recente campo di studi come quello dell’antropologia del welfare, l’approccio dell’indagine etnografica si è caratterizzato per l’adozione di uno specifico sguardo dal basso, attento alle pratiche più concrete e quotidiane dei vissuti personali, oltre che alle rappresentazioni incorporate, delle diverse operatrici professionali interpellate. Metodologicamente, l’indagine si è affidata allo strumento etnografico dell’intervista in profondità, condotta in modalità non strutturata, così da raccogliere le storie di vita e le riflessioni di 20 operatrici dei servizi sociali afferenti sia agli enti locali sia ai servizi specialistici di Tutela Minorile. Obiettivo ultimo è quello di restituire da una prospettiva emica, attraverso il ricorso a testimonianze dirette, il punto di vista delle interessate rispetto alla percezione della propria soggettività lavoratrice così come elaborata in epoca pandemica.File | Dimensione | Formato | |
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