Il contributo affronta, nella prima parte, il tema del cambiamento della ” forma -scuola” a partire da una rilettura critica del suo dispositivo e degli spazi dei suoi setting di apprendimento. La prospettiva epistemologica adottata è quella della clinica della formazione che pensa la scuola come un contesto educativo deputato a elaborare in modo intenzionale, sinergico e integrato i contributi che gli attori istituzionali portano dall’ambito della vita diffusa. Una scuola intesa come spazio teatrale di elaborazione della complessità del mondo vitale, viene proposta come antidoto e cura radicale ai malesseri che affliggono la formazione scolastica contemporanea, sempre più appiattita su mandati di performance e sempre più inadeguata a sostenere il compito di crescita e di maturazione evolutiva delle giovani generazioni nel contesto della scuola. L’apertura della scuola a nuovi linguaggi divergenti e a nuove forme di comunicazione che interrompano l’automaticità della lezione tradizionale, centrata sul primato di un sapere astratto, viene interpretata in chiave critica, come capacità di allestire la scena dell’aula come spazio tridimensionale, aperto alla profondità dei vissuti e dei saperi che i giovani portano e come sfondo integratore, capace di utilizzare le piste di apprendimento come occasioni per elaborare una cultura ampia e aperta anche all’elaborazione dei vissuti emotivi e fantasmatici che si animano nella scena della classe. In questo senso, la comunicazione perde il suo significato strategico e strumentale per divenire forma intenzionata di predisposizione di un setting in cui dare significato non solo agli elementi di compito ma anche a quelle latenze che si muovono nel “sottobanco” dell’esperienza scolastica Nella seconda parte del contributo vengono delineate le ipotesi di lavoro di un progetto di ricerca-formazione destinato agli insegnanti della scuola secondaria e agli studenti attraverso il dispositivo cinematografico. L’esperienza visuale del cinema viene analizzata come esperienza educativa capace di presentificare un “altrove” nell’aula e di muovere, negli spett-attori una modalità di conoscenza integrata, aperta alle sollecitazioni immaginifiche e a quelle somatiche e sensoriali. Il cinema si costituirebbe come uno spazio di intensificazione autenticante della vita, se direzionato da una regia pedagogica, capace di costruire ponti tra l’immaginario di chi guarda e la rappresentazione filmica. In particolare il contributo si sofferma sull’analisi del film In to the wild (S. Penn, 2007) e sulle sue possibili declinazioni in contesti di formazione. Questa pellicola permette di elaborare i concetti di adolescenza e di avventura come costrutti in grado di sviluppare spazi mediatori tra insegnanti e allievi aperti a un rovesciamento delle reciproche aspettative e degli stereotipi su cui, tali prefigurazioni, sono fondate. In particolare la scrittura creativa, proposta ai docenti come strumento per rileggere il film in chiave personale ed estetica, permetterebbe di integrare, nel vissuto degli insegnanti, aspetti vitali, desideri e matrici creative che sono all’origine della propria vocazione professionale e di ammorbidire il confine di ruolo e il limite generazionale che spesso funziona come un ostacolo ai processi di apprendimento. Questa ipotesi progettuale, in fase di definizione, dovrebbe articolarsi in una seconda fase di lavoro con gli studenti: il dispositivo dell’avventura, perno della trama del film, servirebbe a far riflettere gli studenti, da una posizione decentrata, sulla propria età, sulla perdita della dimensione simbolica della crescita, sulle sfide per ritrovare nuovi riti di iniziazione all’età adulta, e sui condizionamenti prodotti dall’immaginario culturale in cui gli adolescenti si trovano immersi e che li orientano a forme di adattamento passivo e all’abdicazione dei propri desideri di soggettivazione.

ULIVIERI STIOZZI RIDOLFI, S. (2012). La parola è l'evento. La scuola come scena educativa. In F. Marone, M. Striano (a cura di), Cultura postmoderna e linguaggi divergenti. La scuola come scena educativa (pp. 119-138). Milano : FrancoAngeli.

La parola è l'evento. La scuola come scena educativa

ULIVIERI STIOZZI RIDOLFI, STEFANIA
2012

Abstract

Il contributo affronta, nella prima parte, il tema del cambiamento della ” forma -scuola” a partire da una rilettura critica del suo dispositivo e degli spazi dei suoi setting di apprendimento. La prospettiva epistemologica adottata è quella della clinica della formazione che pensa la scuola come un contesto educativo deputato a elaborare in modo intenzionale, sinergico e integrato i contributi che gli attori istituzionali portano dall’ambito della vita diffusa. Una scuola intesa come spazio teatrale di elaborazione della complessità del mondo vitale, viene proposta come antidoto e cura radicale ai malesseri che affliggono la formazione scolastica contemporanea, sempre più appiattita su mandati di performance e sempre più inadeguata a sostenere il compito di crescita e di maturazione evolutiva delle giovani generazioni nel contesto della scuola. L’apertura della scuola a nuovi linguaggi divergenti e a nuove forme di comunicazione che interrompano l’automaticità della lezione tradizionale, centrata sul primato di un sapere astratto, viene interpretata in chiave critica, come capacità di allestire la scena dell’aula come spazio tridimensionale, aperto alla profondità dei vissuti e dei saperi che i giovani portano e come sfondo integratore, capace di utilizzare le piste di apprendimento come occasioni per elaborare una cultura ampia e aperta anche all’elaborazione dei vissuti emotivi e fantasmatici che si animano nella scena della classe. In questo senso, la comunicazione perde il suo significato strategico e strumentale per divenire forma intenzionata di predisposizione di un setting in cui dare significato non solo agli elementi di compito ma anche a quelle latenze che si muovono nel “sottobanco” dell’esperienza scolastica Nella seconda parte del contributo vengono delineate le ipotesi di lavoro di un progetto di ricerca-formazione destinato agli insegnanti della scuola secondaria e agli studenti attraverso il dispositivo cinematografico. L’esperienza visuale del cinema viene analizzata come esperienza educativa capace di presentificare un “altrove” nell’aula e di muovere, negli spett-attori una modalità di conoscenza integrata, aperta alle sollecitazioni immaginifiche e a quelle somatiche e sensoriali. Il cinema si costituirebbe come uno spazio di intensificazione autenticante della vita, se direzionato da una regia pedagogica, capace di costruire ponti tra l’immaginario di chi guarda e la rappresentazione filmica. In particolare il contributo si sofferma sull’analisi del film In to the wild (S. Penn, 2007) e sulle sue possibili declinazioni in contesti di formazione. Questa pellicola permette di elaborare i concetti di adolescenza e di avventura come costrutti in grado di sviluppare spazi mediatori tra insegnanti e allievi aperti a un rovesciamento delle reciproche aspettative e degli stereotipi su cui, tali prefigurazioni, sono fondate. In particolare la scrittura creativa, proposta ai docenti come strumento per rileggere il film in chiave personale ed estetica, permetterebbe di integrare, nel vissuto degli insegnanti, aspetti vitali, desideri e matrici creative che sono all’origine della propria vocazione professionale e di ammorbidire il confine di ruolo e il limite generazionale che spesso funziona come un ostacolo ai processi di apprendimento. Questa ipotesi progettuale, in fase di definizione, dovrebbe articolarsi in una seconda fase di lavoro con gli studenti: il dispositivo dell’avventura, perno della trama del film, servirebbe a far riflettere gli studenti, da una posizione decentrata, sulla propria età, sulla perdita della dimensione simbolica della crescita, sulle sfide per ritrovare nuovi riti di iniziazione all’età adulta, e sui condizionamenti prodotti dall’immaginario culturale in cui gli adolescenti si trovano immersi e che li orientano a forme di adattamento passivo e all’abdicazione dei propri desideri di soggettivazione.
Capitolo o saggio
scuola, teatro, dispositivo cinematografico, formazione
Italian
Cultura postmoderna e linguaggi divergenti. La scuola come scena educativa
Marone, F; Striano, M
2012
9788856849400
249.1.2.
FrancoAngeli
119
138
ULIVIERI STIOZZI RIDOLFI, S. (2012). La parola è l'evento. La scuola come scena educativa. In F. Marone, M. Striano (a cura di), Cultura postmoderna e linguaggi divergenti. La scuola come scena educativa (pp. 119-138). Milano : FrancoAngeli.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/48795
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