Ad agosto del 2022 l’ICOM ha dato una nuova definizione di museo, che valorizza l’attività di ricerca e interpretazione e introduce concetti quali inclusività, sostenibilità e partecipazione delle comunità. Questa è una missione che i piccoli musei devono compiere affrontando una serie di carenze strutturali che vivono da tempo. Tra queste, quella dei fondi per le attività di accessibilità, di ricerca e di salvaguardia. Questioni che si intrecciano con i rapporti con le istituzioni politiche e i soggetti locali. Per i musei etnografici un ulteriore elemento di complessità riguarda la missione di un costante dialogo con i soggetti locali e una costante ricerca e aggiornamento delle collezioni per non diventare musei storici, perdendo contatto con la contemporaneità (Broccolini et alii 2021). Il mio contributo verterà sul caso del Museo Etnografico dell’Alta Brianza (MEAB), facente parte del Parco del Monte Barro in provincia di Lecco. Si tratta di un museo locale riconosciuto da Regione Lombardia, di proprietà dell’Ente Parco. A partire dalla literature review e grazie a una prima attività di ricerca etnografica, presenterò i dubbi e le considerazioni emerse durante il primo anno del percorso di dottorato in “Patrimonio Immateriale nell’Innovazione Socio-Culturale”, che cerca, attraverso le tecnologie digitali, di affrontare questioni politiche ed economiche. In particolare, la mia ricerca si occupa dell’uso delle tecnologie digitali per la salvaguardia e l’inclusione delle pratiche culturali contemporanee e la definizione di patrimoni immateriali nella collezione museale (Dei 2013), del loro uso nel dialogo tra vecchie e nuove generazioni, e del loro ruolo all’interno del museo come attivatore e presidio locale. Trasferire tecnologie digitali all’interno di un museo locale significa prestare attenzione ad elementi quali le modalità di trasferimento, per evitare progetti calati dall’alto (Olivier de Sardan 2008), e le modalità di co-costruzione dei percorsi di digitalizzazione, attraverso il coinvolgimento dei soggetti che dialogano con il museo e di nuovi soggetti locali che possano essere in grado di decostruire le strutture di potere che vincolano l’attività dei musei stessi (Nyhlén et alii 2019). Le tecnologie digitali hanno il potenziale per essere strumenti utili per rafforzare ed estendere le reti di relazioni museali attraverso l’inclusione di nuovi stakeholder, per supportare le ricerche e le azioni di patrimonializzazione delle pratiche culturali contemporanee e per realizzare pratiche di fruizione delle collezioni in dialogo con le nuove tipologie di visitatori, in un’ottica di inclusività democratica e di sostenibilità che consenta di programmare il futuro dei musei stessi. Bibliografia Broccolini A., Clemente P., Giancristofaro L. (a cura di) (2021), Patrimonio in ComunicAzione. Nuove sfide per i musei demoetnoantropologici, Edizioni Museo Pasqualino, Palermo. Dei F. (2013), Da Gramsci all’ UNESCO. Antropologia, cultura popolare e beni intangibili, Il Mulino Rivisteweb. Nyhlén S., Gidlund K. L. (2019), ‘Everything’ disappears ... reflexive design and norm-critical intervention in the digitalization of cultural heritage, in «Information Communication and Society», 22(10), 1361–1375. Olivier de Sardan J. (2008), Antropologia e sviluppo. Saggio sul cambiamento sociale, Raffaello Cortina Editore, Milano.

Lazzaroni, R. (2023). Le tecnologie digitali come strumento di rafforzamento ed estensione di reti sociali inclusive per i piccoli musei etnografici: il caso del Museo Etnografico dell’Alta Brianza. Intervento presentato a: XI Convegno SIAA "Usi sociali dell'antropologia : Patrimoni, salute, territori", Università di Perugia, Perugia, Italia.

Le tecnologie digitali come strumento di rafforzamento ed estensione di reti sociali inclusive per i piccoli musei etnografici: il caso del Museo Etnografico dell’Alta Brianza

Lazzaroni, R
2023

Abstract

Ad agosto del 2022 l’ICOM ha dato una nuova definizione di museo, che valorizza l’attività di ricerca e interpretazione e introduce concetti quali inclusività, sostenibilità e partecipazione delle comunità. Questa è una missione che i piccoli musei devono compiere affrontando una serie di carenze strutturali che vivono da tempo. Tra queste, quella dei fondi per le attività di accessibilità, di ricerca e di salvaguardia. Questioni che si intrecciano con i rapporti con le istituzioni politiche e i soggetti locali. Per i musei etnografici un ulteriore elemento di complessità riguarda la missione di un costante dialogo con i soggetti locali e una costante ricerca e aggiornamento delle collezioni per non diventare musei storici, perdendo contatto con la contemporaneità (Broccolini et alii 2021). Il mio contributo verterà sul caso del Museo Etnografico dell’Alta Brianza (MEAB), facente parte del Parco del Monte Barro in provincia di Lecco. Si tratta di un museo locale riconosciuto da Regione Lombardia, di proprietà dell’Ente Parco. A partire dalla literature review e grazie a una prima attività di ricerca etnografica, presenterò i dubbi e le considerazioni emerse durante il primo anno del percorso di dottorato in “Patrimonio Immateriale nell’Innovazione Socio-Culturale”, che cerca, attraverso le tecnologie digitali, di affrontare questioni politiche ed economiche. In particolare, la mia ricerca si occupa dell’uso delle tecnologie digitali per la salvaguardia e l’inclusione delle pratiche culturali contemporanee e la definizione di patrimoni immateriali nella collezione museale (Dei 2013), del loro uso nel dialogo tra vecchie e nuove generazioni, e del loro ruolo all’interno del museo come attivatore e presidio locale. Trasferire tecnologie digitali all’interno di un museo locale significa prestare attenzione ad elementi quali le modalità di trasferimento, per evitare progetti calati dall’alto (Olivier de Sardan 2008), e le modalità di co-costruzione dei percorsi di digitalizzazione, attraverso il coinvolgimento dei soggetti che dialogano con il museo e di nuovi soggetti locali che possano essere in grado di decostruire le strutture di potere che vincolano l’attività dei musei stessi (Nyhlén et alii 2019). Le tecnologie digitali hanno il potenziale per essere strumenti utili per rafforzare ed estendere le reti di relazioni museali attraverso l’inclusione di nuovi stakeholder, per supportare le ricerche e le azioni di patrimonializzazione delle pratiche culturali contemporanee e per realizzare pratiche di fruizione delle collezioni in dialogo con le nuove tipologie di visitatori, in un’ottica di inclusività democratica e di sostenibilità che consenta di programmare il futuro dei musei stessi. Bibliografia Broccolini A., Clemente P., Giancristofaro L. (a cura di) (2021), Patrimonio in ComunicAzione. Nuove sfide per i musei demoetnoantropologici, Edizioni Museo Pasqualino, Palermo. Dei F. (2013), Da Gramsci all’ UNESCO. Antropologia, cultura popolare e beni intangibili, Il Mulino Rivisteweb. Nyhlén S., Gidlund K. L. (2019), ‘Everything’ disappears ... reflexive design and norm-critical intervention in the digitalization of cultural heritage, in «Information Communication and Society», 22(10), 1361–1375. Olivier de Sardan J. (2008), Antropologia e sviluppo. Saggio sul cambiamento sociale, Raffaello Cortina Editore, Milano.
abstract + slide
musei; comunità; digitalizzazione; inclusività
Italian
XI Convegno SIAA "Usi sociali dell'antropologia : Patrimoni, salute, territori"
2023
2023
reserved
Lazzaroni, R. (2023). Le tecnologie digitali come strumento di rafforzamento ed estensione di reti sociali inclusive per i piccoli musei etnografici: il caso del Museo Etnografico dell’Alta Brianza. Intervento presentato a: XI Convegno SIAA "Usi sociali dell'antropologia : Patrimoni, salute, territori", Università di Perugia, Perugia, Italia.
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