Le forme di territorializzazione della differenza, sia negli spazi pubblici plurali che in quelli comunitari, non hanno un esito determinato a priori. Possono produrre sia stima che stigma (Cancellieri, 2010b), sia rafforzare confini che renderli più fluidi, sia produrre dinamiche di esclusione sociale che meccanismi di empowerment. Non è, perciò, solo questione di realizzare una mappatura delle differenze che ipostatizzi la relazione tra luogo e cultura anche perché ci possono essere più territori nello stesso luogo perché il territorio non è un oggetto, e men che meno un soggetto, bensì un atto, un evento processuale e relazionale (Deleuze e Guattari, 2003; Brighenti, 2008). 3 Peraltro, anche gli spazi marginalizzati, è più utile e corretto considerarli come spazi gerarchicamente interconnessi con l’esterno. Un evento necessario perché per delimitare il nostro abisso di identità mul- tiple abbiamo bisogno degli altri, di identificarci e disidentificarci da “altri”, pur arrivando a sintesi parziali e dinamiche. Un evento sociale e, quindi, politi- co perché questo incessante «boundary work» (Lamont e Fournier, 1992) opera sempre all’interno di frameworks di potere. Un evento situato perché esso ha luogo attraverso i vincoli e le risorse dello spazio. Ma non tutti questi eventi hanno la stessa significatività. E per questo è ne- cessario focalizzare l’attenzione sui processi di territorializzazione della diffe- renza – sulle pratiche e sulle rappresentazioni spaziali – che maggiormente contribuiscono alla marginalizzazione o all’empowerment dei soggetti (indivi- duali e collettivi), alla trasformazione delle strutture di potere e dei privilegi, all’affermazione di non riconosciuti diritti alla città (Lefebvre, 1970; Purcell, 2002). Allo scopo, in particolare, di individuare le potenzialità e i vincoli che possono essere mobilitati o inibiti. Per fare ciò, e tale è l’invito di questa seconda parte, dobbiamo mettere al centro la complessa relazione situata – la dialettica socio-spaziale – fra spazia- lità, identità e potere (Fincher e Jacobs, 1998).
Cancellieri, A. (2012). Alla ricerca della città. Introduzione. In A. Cancellieri, G. Scandurra (a cura di), Tracce urbane. Alla ricerca della città (pp. 11-15). Milano : Franco Angeli.
Alla ricerca della città. Introduzione
Cancellieri A
2012
Abstract
Le forme di territorializzazione della differenza, sia negli spazi pubblici plurali che in quelli comunitari, non hanno un esito determinato a priori. Possono produrre sia stima che stigma (Cancellieri, 2010b), sia rafforzare confini che renderli più fluidi, sia produrre dinamiche di esclusione sociale che meccanismi di empowerment. Non è, perciò, solo questione di realizzare una mappatura delle differenze che ipostatizzi la relazione tra luogo e cultura anche perché ci possono essere più territori nello stesso luogo perché il territorio non è un oggetto, e men che meno un soggetto, bensì un atto, un evento processuale e relazionale (Deleuze e Guattari, 2003; Brighenti, 2008). 3 Peraltro, anche gli spazi marginalizzati, è più utile e corretto considerarli come spazi gerarchicamente interconnessi con l’esterno. Un evento necessario perché per delimitare il nostro abisso di identità mul- tiple abbiamo bisogno degli altri, di identificarci e disidentificarci da “altri”, pur arrivando a sintesi parziali e dinamiche. Un evento sociale e, quindi, politi- co perché questo incessante «boundary work» (Lamont e Fournier, 1992) opera sempre all’interno di frameworks di potere. Un evento situato perché esso ha luogo attraverso i vincoli e le risorse dello spazio. Ma non tutti questi eventi hanno la stessa significatività. E per questo è ne- cessario focalizzare l’attenzione sui processi di territorializzazione della diffe- renza – sulle pratiche e sulle rappresentazioni spaziali – che maggiormente contribuiscono alla marginalizzazione o all’empowerment dei soggetti (indivi- duali e collettivi), alla trasformazione delle strutture di potere e dei privilegi, all’affermazione di non riconosciuti diritti alla città (Lefebvre, 1970; Purcell, 2002). Allo scopo, in particolare, di individuare le potenzialità e i vincoli che possono essere mobilitati o inibiti. Per fare ciò, e tale è l’invito di questa seconda parte, dobbiamo mettere al centro la complessa relazione situata – la dialettica socio-spaziale – fra spazia- lità, identità e potere (Fincher e Jacobs, 1998).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.