Il saggio analizza due particolarità connessa alla fondazione della Società Macchia Faggeta, avvenuta nel 1788.1. Fondazione della Società. 2. Rappresentanza. 1. L’Abbazia di San Salvatore (prima retta da monaci benedettini e poi cistercensi) era originariamente proprietaria del tenimento boschivo della faggeta, quale lascito ottenuto dal regno longobardo. Continuerà a possederlo anche nella fase imperiale medioevale, seppur in tensione col crescente comune locale. Una volta soppresso il monastero nel 1783 ad opera del granduca Pietro Leopoldo I, anche le proprietà connesse al potere ecclesiastico vengono smembrate: le chiese passano sotto il controllo del vescovo diocesano, mentre i beni terrieri e gli edifici claustrali sono venduti a privati. L’acquisto dell’area della faggeta da parte di cittadini e cittadine della comunità locale si situa dunque entro la cornice di uno smantellamento generale dell’antica proprietà del monastero, attraverso la mediazione del Comune. 2. Rappresentanza. L’atto costitutivo della Società Macchia Faggeta nel 1788 presenta inoltre una seconda particolarità, non riscontrabile in altre associazioni montane del tempo. Un anno prima della Rivoluzione francese (1789), la Società aveva annoverato fra i suoi fondatori una donna, in qualità di capostipite e con pieni poteri deliberativi ed ereditari. Da allora in poi, il diritto di successione del capostipite dipende solo dalla prossimità di discendenza e dall’età, ma non dal fatto di essere donna o uomo.
Calloni, M., Adamanti, B. (2013). La Società del bosco: proprietà indivisa e rappresentanza femminile. In M. Calloni, B. Adamanti (a cura di), Il futuro ha un cuore antico. La Società Macchia Faggeta e l’Amiata (pp. 191-214). Grosseto : Moroni Editore.
La Società del bosco: proprietà indivisa e rappresentanza femminile
CALLONI, MARINA;
2013
Abstract
Il saggio analizza due particolarità connessa alla fondazione della Società Macchia Faggeta, avvenuta nel 1788.1. Fondazione della Società. 2. Rappresentanza. 1. L’Abbazia di San Salvatore (prima retta da monaci benedettini e poi cistercensi) era originariamente proprietaria del tenimento boschivo della faggeta, quale lascito ottenuto dal regno longobardo. Continuerà a possederlo anche nella fase imperiale medioevale, seppur in tensione col crescente comune locale. Una volta soppresso il monastero nel 1783 ad opera del granduca Pietro Leopoldo I, anche le proprietà connesse al potere ecclesiastico vengono smembrate: le chiese passano sotto il controllo del vescovo diocesano, mentre i beni terrieri e gli edifici claustrali sono venduti a privati. L’acquisto dell’area della faggeta da parte di cittadini e cittadine della comunità locale si situa dunque entro la cornice di uno smantellamento generale dell’antica proprietà del monastero, attraverso la mediazione del Comune. 2. Rappresentanza. L’atto costitutivo della Società Macchia Faggeta nel 1788 presenta inoltre una seconda particolarità, non riscontrabile in altre associazioni montane del tempo. Un anno prima della Rivoluzione francese (1789), la Società aveva annoverato fra i suoi fondatori una donna, in qualità di capostipite e con pieni poteri deliberativi ed ereditari. Da allora in poi, il diritto di successione del capostipite dipende solo dalla prossimità di discendenza e dall’età, ma non dal fatto di essere donna o uomo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.