Negli ultimi venti anni, le amministrazioni locali e i governi nazionali e sovranazionali hanno favorito l’uso di strumenti di governance al fine di stimolare la partecipazione dei cittadini nella gestione delle risorse naturali, attraverso la valorizzazione e l’inclusione della società civile nei processi decisionali. Tuttavia è ben documentato che questi progetti abbiano anche esiti negativi per le comunità e che siano spesso concepiti, realizzati e valutati da squadre di esperti e da agenzie esterne ai contesti locali. Alcuni studiosi sostengono che queste forme di governance partecipata rappresentino in realtà meccanismi utili a gestire l’in-sostenibilità socio-ambientale odierna, e che l’obiettivo principale di tali ‘dispositivi’ sia il tentativo di amministrare gli effetti indesiderati delle alterazioni ecologiche il più a lungo possibile, evitando di modificare i rapporti socio-ecologici che hanno prodotto gli attuali scenari di in-sostenibilità (Bluehdorn, 2011; 2014). L’obiettivo di questo contributo è di analizzare le dinamiche di conflitto/consenso che sono occorse negli ultimi 15 anni nella gestione del ‘Contratto di fiume Seveso’ e delle relative problematiche ambientali, anche in un’ampia ottica di pianificazione territoriale e gestione delle risorse naturali, in un’epoca di crisi ecologica mondiale. La ricerca si orienta seguendo la linea teorica dell’ecologia politica e della post-ecologia e si colloca all’interno dell’ampio dibattito relativo al rapporto fra ecologia e democrazia.
Di Quarto, F. (2020). La gestione delle risorse naturali nell’ Antropocene. Il caso del fiume Seveso nell’area metropolitana milanese. In J. Gómez Cantero, C. Morán Martínez, J. Losada Gómez, F. Carnelli (a cura di), The climate crisis in mediterranean Europe: Cross-border and multidisciplinary issues on climate change (pp. 97-124). Lago (CS) : Il Sileno.
La gestione delle risorse naturali nell’ Antropocene. Il caso del fiume Seveso nell’area metropolitana milanese
Di Quarto, F
2020
Abstract
Negli ultimi venti anni, le amministrazioni locali e i governi nazionali e sovranazionali hanno favorito l’uso di strumenti di governance al fine di stimolare la partecipazione dei cittadini nella gestione delle risorse naturali, attraverso la valorizzazione e l’inclusione della società civile nei processi decisionali. Tuttavia è ben documentato che questi progetti abbiano anche esiti negativi per le comunità e che siano spesso concepiti, realizzati e valutati da squadre di esperti e da agenzie esterne ai contesti locali. Alcuni studiosi sostengono che queste forme di governance partecipata rappresentino in realtà meccanismi utili a gestire l’in-sostenibilità socio-ambientale odierna, e che l’obiettivo principale di tali ‘dispositivi’ sia il tentativo di amministrare gli effetti indesiderati delle alterazioni ecologiche il più a lungo possibile, evitando di modificare i rapporti socio-ecologici che hanno prodotto gli attuali scenari di in-sostenibilità (Bluehdorn, 2011; 2014). L’obiettivo di questo contributo è di analizzare le dinamiche di conflitto/consenso che sono occorse negli ultimi 15 anni nella gestione del ‘Contratto di fiume Seveso’ e delle relative problematiche ambientali, anche in un’ampia ottica di pianificazione territoriale e gestione delle risorse naturali, in un’epoca di crisi ecologica mondiale. La ricerca si orienta seguendo la linea teorica dell’ecologia politica e della post-ecologia e si colloca all’interno dell’ampio dibattito relativo al rapporto fra ecologia e democrazia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.