Stefano Rodotà ha evidenziato che, nella nostra società, il corpo «può essere riparato o reintegrato. Si diffondono le banche dove si depositano parti o prodotti del corpo: gameti, sangue, tessuti, cellule, DNA. […] In tal modo il corpo non è più soltanto riprodotto e moltiplicato. È distribuito nel tempo e nello spazio». Gli interventi della medicina hanno allungato la vita biologica degli individui, attraverso supporti di sostegno vitale, con macchinari sofisticati, come quelli della ventilazione cardio – polmonare; sono stati messi a punto medicinali ad hoc, per un numero crescente di disfunzioni e di patologie; sono state esplorate e realizzate possibilità di sopperire a mancanze funzionali attraverso protesi e, infine, si sono aperte nuove prospettive legate alle scoperte della bioingegneria. Questa elencazione esemplificativa dei progressi scientifici e tecnologici applicati al corpo testimonia come esso sia diventato terreno di conoscenze specifiche e complesse, di processi articolati, che modificano le condizioni biologiche e rendono il corpo un ambito di interventi via via sempre più soggetto a regole. La trasformazione in atto nel modo di considerare il corpo ha riguardato, non da oggi, anche l’ambito giuridico. I problemi legati alle diverse possibilità di intervento e di scelta rispetto al corpo lo hanno posto al centro degli interessi del diritto, nel senso che i giuristi sono stati chiamati a dare soluzioni e/o a prospettare strumenti adeguati per porre regole, rispetto a certi temi o questioni che sono state poste. In questo articolato quadro, sta guadagnando nuova attenzione la relazione tra corpo e dono. In proposito, a seconda delle differenti impostazioni teoriche, si possono prospettare diversi percorsi d’analisi, che cercano di portare argomenti riguardo alle modalità appropriate di coniugare la dimensione della corporeità con quella del dono. L’importanza di esplicitare differenti matrici filosofico – giuridiche esistenti nel dibattito attuale emerge rispetto a numerose tematiche; va tuttavia ricordato che, nella riflessione bioetica, un tema rilevante e particolarmente appropriato per l’analisi delle implicazioni etiche e giuridiche della relazione tra corporeità e dono, è senza dubbio il tema dei trapianti e, in particolare, della donazione degli organi. Obiettivo di questo contributo è mettere in evidenza i problemi sottesi al dono del corpo, con particolare riguardo alla donazione di organi e tessuti, che verrà considerata, in chiave critica, per comprendere se possa consentire nuove declinazioni del principio di giustizia. Le questioni ricollegate al tema, infatti, sono al centro di un vivace e mai sopito dibattito, tanto tra gli studiosi di bioetica, quanto e soprattutto tra i giuristi. Sebbene disciplinata dalla legge n. 91/1999, la donazione di organi continua a rappresentare un tema spinoso nel panorama della riflessione bioetica, italiana e internazionale. Si pensi, ad esempio, alle condizioni che rendono possibile l’espianto ex mortuo, laddove, con maggiore frequenza, emergono domande - tanto dei clinici, quanto degli altri operatori coinvolti - tese a individuare, con chiarezza, non solo i presupposti etico – filosofici che giustificano l’intervento su un soggetto di cui sia stata accertata la morte cerebrale, ma anche e soprattutto le ragioni allocative. Sono proprio le questioni legate all’individuazione dei criteri che intervengono nella gestione e redistribuzione delle risorse, infatti, a rappresentare oggi una nuova chiave di lettura nel percorso di analisi e di decisioni bioetiche, specialmente riguardo a risorse preziose e scarse, come nell’ambito della donazione d’organi. Il dono del corpo, in questo caso, merita una adeguata analisi filosofico - giuridica, per esplicitare secondo quali paradigmi di riferimento e secondo quali principi, la donazione risulti ancora una pratica altamente controversa, che per taluni, come nei casi di donazione samaritana, rappresenta una tra le più alte forme di solidarietà umana e sociale e che per altri, invece, assume il significato di un ingiustificato, o addirittura, indebito sacrificio. Alla luce di queste considerazioni, pare opportuno chiarire presupposti teorici e prospettare eventuali ricadute etico - politiche nelle prassi, non solo sanitarie, a proposito della donazione di organi. Declinare possibili ridefinizioni della giustizia nel dono del corpo rappresenta oggi l’occasione privilegiata per dare avvio ad una particolare riflessione bioetica, su un tema importante, come quello della gestione delle risorse sanitarie, la cui rilevanza può essere messa in evidenza, specialmente nell’allocazione degli organi.

Forni, L. (2013). Il dono del corpo: verso un nuovo modello di giustizia?. BIODIRITTO, 2, 19-34.

Il dono del corpo: verso un nuovo modello di giustizia?

FORNI, LORENA
2013

Abstract

Stefano Rodotà ha evidenziato che, nella nostra società, il corpo «può essere riparato o reintegrato. Si diffondono le banche dove si depositano parti o prodotti del corpo: gameti, sangue, tessuti, cellule, DNA. […] In tal modo il corpo non è più soltanto riprodotto e moltiplicato. È distribuito nel tempo e nello spazio». Gli interventi della medicina hanno allungato la vita biologica degli individui, attraverso supporti di sostegno vitale, con macchinari sofisticati, come quelli della ventilazione cardio – polmonare; sono stati messi a punto medicinali ad hoc, per un numero crescente di disfunzioni e di patologie; sono state esplorate e realizzate possibilità di sopperire a mancanze funzionali attraverso protesi e, infine, si sono aperte nuove prospettive legate alle scoperte della bioingegneria. Questa elencazione esemplificativa dei progressi scientifici e tecnologici applicati al corpo testimonia come esso sia diventato terreno di conoscenze specifiche e complesse, di processi articolati, che modificano le condizioni biologiche e rendono il corpo un ambito di interventi via via sempre più soggetto a regole. La trasformazione in atto nel modo di considerare il corpo ha riguardato, non da oggi, anche l’ambito giuridico. I problemi legati alle diverse possibilità di intervento e di scelta rispetto al corpo lo hanno posto al centro degli interessi del diritto, nel senso che i giuristi sono stati chiamati a dare soluzioni e/o a prospettare strumenti adeguati per porre regole, rispetto a certi temi o questioni che sono state poste. In questo articolato quadro, sta guadagnando nuova attenzione la relazione tra corpo e dono. In proposito, a seconda delle differenti impostazioni teoriche, si possono prospettare diversi percorsi d’analisi, che cercano di portare argomenti riguardo alle modalità appropriate di coniugare la dimensione della corporeità con quella del dono. L’importanza di esplicitare differenti matrici filosofico – giuridiche esistenti nel dibattito attuale emerge rispetto a numerose tematiche; va tuttavia ricordato che, nella riflessione bioetica, un tema rilevante e particolarmente appropriato per l’analisi delle implicazioni etiche e giuridiche della relazione tra corporeità e dono, è senza dubbio il tema dei trapianti e, in particolare, della donazione degli organi. Obiettivo di questo contributo è mettere in evidenza i problemi sottesi al dono del corpo, con particolare riguardo alla donazione di organi e tessuti, che verrà considerata, in chiave critica, per comprendere se possa consentire nuove declinazioni del principio di giustizia. Le questioni ricollegate al tema, infatti, sono al centro di un vivace e mai sopito dibattito, tanto tra gli studiosi di bioetica, quanto e soprattutto tra i giuristi. Sebbene disciplinata dalla legge n. 91/1999, la donazione di organi continua a rappresentare un tema spinoso nel panorama della riflessione bioetica, italiana e internazionale. Si pensi, ad esempio, alle condizioni che rendono possibile l’espianto ex mortuo, laddove, con maggiore frequenza, emergono domande - tanto dei clinici, quanto degli altri operatori coinvolti - tese a individuare, con chiarezza, non solo i presupposti etico – filosofici che giustificano l’intervento su un soggetto di cui sia stata accertata la morte cerebrale, ma anche e soprattutto le ragioni allocative. Sono proprio le questioni legate all’individuazione dei criteri che intervengono nella gestione e redistribuzione delle risorse, infatti, a rappresentare oggi una nuova chiave di lettura nel percorso di analisi e di decisioni bioetiche, specialmente riguardo a risorse preziose e scarse, come nell’ambito della donazione d’organi. Il dono del corpo, in questo caso, merita una adeguata analisi filosofico - giuridica, per esplicitare secondo quali paradigmi di riferimento e secondo quali principi, la donazione risulti ancora una pratica altamente controversa, che per taluni, come nei casi di donazione samaritana, rappresenta una tra le più alte forme di solidarietà umana e sociale e che per altri, invece, assume il significato di un ingiustificato, o addirittura, indebito sacrificio. Alla luce di queste considerazioni, pare opportuno chiarire presupposti teorici e prospettare eventuali ricadute etico - politiche nelle prassi, non solo sanitarie, a proposito della donazione di organi. Declinare possibili ridefinizioni della giustizia nel dono del corpo rappresenta oggi l’occasione privilegiata per dare avvio ad una particolare riflessione bioetica, su un tema importante, come quello della gestione delle risorse sanitarie, la cui rilevanza può essere messa in evidenza, specialmente nell’allocazione degli organi.
Articolo in rivista - Articolo scientifico
etica, bioetica, diritto, giustizia, solidarietà, filosofia del diritto, trapianti
Italian
mag-2013
2
19
34
none
Forni, L. (2013). Il dono del corpo: verso un nuovo modello di giustizia?. BIODIRITTO, 2, 19-34.
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