1.Lo sfondo teoretico Il canone filosofico occidentale. Sulla base di un confronto con le più significative posizioni acquisite dal dibattito ontologico svoltosi nello scorso secolo – in particolare seguendo la traiettoria tracciata dal pensiero di M. Heidegger, J. Derrida e J.-L. Nancy – nella prima parte dello studio si approda a una preliminare fissazione di quello che, nella tradizione filosofica occidentale, si è imposto come un vero e proprio canone. Una colonna vertebrale rispetto alla quale hanno potuto ramificarsi anche le direzioni teoretiche solo in apparenza più divergenti. Heidegger e Derrida hanno definito questo canone, che ha assunto il ruolo di DNA costitutivo del pensiero occidentale egemone, come onto-teo-ego-logia. L’ontologia della forma-presenza. Le analisi di Heidegger e Derrida convergono sulla definizione della “presenza” come concezione ontologica centrale dell’essere. Un oggetto è dichiarato come reale solo nella misura in cui è “reso-presente” (prae-ens) nell’esperienza. La presenza dell’oggetto viene fatta collimare, sempre all’interno del paradigma ontologico dominante, con la sua realtà. Quindi, con la sua calcolabilità razionale e con il suo inserimento in quella logica dell’oggettivazione e della manipolabilità che è alla radice dello sviluppo tecnologico della tecnica moderna e contemporanea. 2. Il mito cosmologico e il suo non-detto Il luogo di accoglienza della formazione. Nel mito del Timeo, a fronte della preponderanza ontologica delle istanze formali (Modello ideale) e formatrici (Demiurgo), viene lasciata indecisa da Platone la questione dello “sfondo”, del “luogo” (chōra), della “matrice” pre-originaria. Nella misura in cui essa sarebbe priva di forma (e quindi di presenza, di oggettività, di “realtà”), sarebbe in grado di accogliere, di dislocare al proprio interno ciò che può essere formato. Il pensiero spurio e onirico. Nel Timeo, Platone sostiene che la Madre di tutto ciò che è non può essere pensata dialetticamente, ma solo accostata facendo ricorso a un non meglio specificato pensiero “spurio”, “bastardo”, che somiglia molto da vicino all’esperienza onirica (Timeo, 52 b). Formazione e nichilismo. Mettendo a frutto le rarefatte ed enigmatiche indicazioni fornite dal Timeo, questa riflessione sull’incidenza simbolica del “luogo” della formazione, intende inserirsi nel dibattito filosofico-pedagogico contemporaneo sul nichilismo, contribuendo ad aprire un ulteriore fronte di discussione sulle radicali ricadute pedagogiche che la centralità nichilistica della categoria educativa di “formazione” ha via via assunto nella cultura occidentale. In quali termini parlare, allora, del “luogo” della formazione, della “Madre di ciò che viene formato”? Quale linguaggio, quale possibilità di comunicazione rimane dischiusa davanti all’intento di confrontarsi con quel senza-forma che rende possibile, accogliendola al proprio interno, ogni modalità della formazione? Il luogo, la Madre e l’immaginazione simbolica. Ripercorrendo alcune tra le più suggestive interpretazioni del dialogo platonico e, su tutte, facendo particolare riferimento al commento neoplatonico di Calcidio e al pensiero dell’ultimo Bachelard, si parte dall’ipotesi che quel “pensiero onirico” che ci consente di accostarci al regno simbolico della Madre di ciò che viene formato, possa essere considerato l’immaginazione simbolica. 3. Ricadute pedagogiche e prospettive di ricerca Paideia, formazione, Bildung. A partire dalla riflessione educativa di Platone, sotto il profilo pedagogico, la categoria di paideia rimanda all’intento sociale di “elevare” l’individuo (concepito come spontaneamente “immaturo” e “indifferenziato”) all’universalità, alla civiltà, all’individualità, alla competenza (Jaeger). L’individuo sarebbe restituito del tutto alla sua funzione sociale e alla capacità di esprimere compiutamente la propria natura profonda solo nella misura in cui possa venire sottomesso al regime ontologico-educativo della forma. Forma che, con l’avvento della civiltà moderna, si fa sempre più dinamica, duttile, diveniente (Bildung), restando pur sempre principio di delimitazione e di riduzione dell’individualità del soggetto alla sua oggettività, alla calcolabilità. La concezione demiurgica dell’educazione. La ricaduta pedagogica del discorso teoretico sviluppato nella sezione precedente richiede inoltre di impostare un parallelo con il discorso sull’educazione centrale nel pensiero platonico, corrispondente al “mito” della caverna. Qui la nostra guida di riferimento rimane l’esegesi articolata da H. Blumenberg. Il mito della caverna di Platone resta la metafora di riferimento di tutto il successivo discorso occidentale sull’educazione. Una lettura che intenda connetterlo al tema ontologico della formazione, sempre mettendo a frutto le direttive ermeneutiche del filosofo tedesco, richiede una ricalibrazione del suo significato in relazione al mito cosmologico esposto nel Timeo. Esisterebbe una pulsione tesa alla formazione già inscritta a livello metafisico nella dottrina delle Idee. L’operatore della formazione, il Demiurgo, non farebbe altro che mettere in scena sul piano retorico e della temporalità l’istanza modellatrice veicolata dai paradigmi ontologici. Parlare di educazione demiurgica significa allora riconoscere il doppio movimento paideutico di discesa della forme ideali nel “luogo” pre-formale dell’accoglienza dei modelli, connotato come di per sé insofferente e indipendente da ogni docile sottomissione alla funzione formatrice, e di ascesa del prigioniero pre-destinato a conseguire la paideia in direzione dell’orizzonte luminescente dei paradigmi. Il contributo di Bourdieu e di Deleuze. L’ulteriore angolatura prasseologica dischiusa da P. Bourdieu alla riflessione sulla sociologia e l’antropologia dell’educazione e la logica del senso di G. Deleuze ci consentono di parlare dell’esperienza formativa, anche e soprattutto presa nella sua accezione pedagogica, come del luogo di massima esposizione alla violenza simbolica esercitata dai modelli sulla condizione di sudditanza nei loro confronti manifestata dalle copie e da simulacri. Paideutica e letteratura. Al fine di esemplificare in modo più articolato il concetto di educazione demiurgica, abbiamo convocato nell’orbita della nostra analisi la grande letteratura occidentale, e in particolare i due romanzi Martin Eden di J. London e Padre padrone di G. Ledda, all’interpretazione pedagogica dei quali abbiamo dedicato due lunghi capitoli della seconda parte della dissertazione. Il pensiero onirico in educazione. Nella terza parte del nostro lavoro siamo prepotentemente riapprodati alla sfera del simbolico. Annunciando la nostra intenzione di prendere sul serio il suggerimento del Timeo platonico di fare ricorso alle risorse di un ragionamento “spurio e onirico” come canale di collegamento privilegiato al luogo pre-formale della Madre della formazione, ci siamo confrontanti, pur se in modo sintetico, con la concezione occidentale del significato dell’esperienza onirica. Abbiamo quindi proceduto a una articolata re-visione in chiave sociologica e in senso lato “politica” della teoria del sogno elaborata da J. Hillman in una direzione inizialmente di stampo più soggettivistico e in sintonia con la psicologia del profondo di derivazione junghiana. Nella misura in cui è possibile dimostrare, attraverso le risorse ermeneutiche dispiegate dalla teoria socio-analitica del social dreaming formulata da esponenti di spicco del Tavistock Institute of Human Relations, che quella del sogno non è una fenomenologia destinata a essere confinata in via esclusiva entro la sfera privata della soggettività individuale, il passo successivo consiste nel mettere a disposizione questo vasto patrimonio di esperienze e di riflessioni al setting educativo. 4. Le cinque domande che alimentano questa ricerca Tra le domande a cui si cerca di dare una risposta vi sono le seguenti: 1) La ricerca educativa è ancora costretta a collocare il momento della formazione in posizione preminente o le è finalmente possibile disporsi a una esplorazione simbolica degli elementi pre-formali dell’educazione? 2) La filosofia dell’educazione può continuare a non tenere in alcun conto degli sviluppi post-strutturalistici dell’ontologia? 3) Come dovrebbe trasformarsi un discorso pedagogico che volesse ispirarsi a una filosofia non più fondata su una ontologia della presenza? 4) Quale trasformazione della sua identità, in senso pedagogico, dovrebbe subire un soggetto non più modellato sull’istanza della forma? 5) Come dovrebbe essere accolta l’attuale tendenza pedagogica che si richiama alla neo-Bildung?

(2013). Il luogo nella formazione. L'incidenza simbolica degli elementi pre-formali nelle pratiche educative. (Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013).

Il luogo nella formazione. L'incidenza simbolica degli elementi pre-formali nelle pratiche educative

BOTTO, FABIO
2013

Abstract

1.Lo sfondo teoretico Il canone filosofico occidentale. Sulla base di un confronto con le più significative posizioni acquisite dal dibattito ontologico svoltosi nello scorso secolo – in particolare seguendo la traiettoria tracciata dal pensiero di M. Heidegger, J. Derrida e J.-L. Nancy – nella prima parte dello studio si approda a una preliminare fissazione di quello che, nella tradizione filosofica occidentale, si è imposto come un vero e proprio canone. Una colonna vertebrale rispetto alla quale hanno potuto ramificarsi anche le direzioni teoretiche solo in apparenza più divergenti. Heidegger e Derrida hanno definito questo canone, che ha assunto il ruolo di DNA costitutivo del pensiero occidentale egemone, come onto-teo-ego-logia. L’ontologia della forma-presenza. Le analisi di Heidegger e Derrida convergono sulla definizione della “presenza” come concezione ontologica centrale dell’essere. Un oggetto è dichiarato come reale solo nella misura in cui è “reso-presente” (prae-ens) nell’esperienza. La presenza dell’oggetto viene fatta collimare, sempre all’interno del paradigma ontologico dominante, con la sua realtà. Quindi, con la sua calcolabilità razionale e con il suo inserimento in quella logica dell’oggettivazione e della manipolabilità che è alla radice dello sviluppo tecnologico della tecnica moderna e contemporanea. 2. Il mito cosmologico e il suo non-detto Il luogo di accoglienza della formazione. Nel mito del Timeo, a fronte della preponderanza ontologica delle istanze formali (Modello ideale) e formatrici (Demiurgo), viene lasciata indecisa da Platone la questione dello “sfondo”, del “luogo” (chōra), della “matrice” pre-originaria. Nella misura in cui essa sarebbe priva di forma (e quindi di presenza, di oggettività, di “realtà”), sarebbe in grado di accogliere, di dislocare al proprio interno ciò che può essere formato. Il pensiero spurio e onirico. Nel Timeo, Platone sostiene che la Madre di tutto ciò che è non può essere pensata dialetticamente, ma solo accostata facendo ricorso a un non meglio specificato pensiero “spurio”, “bastardo”, che somiglia molto da vicino all’esperienza onirica (Timeo, 52 b). Formazione e nichilismo. Mettendo a frutto le rarefatte ed enigmatiche indicazioni fornite dal Timeo, questa riflessione sull’incidenza simbolica del “luogo” della formazione, intende inserirsi nel dibattito filosofico-pedagogico contemporaneo sul nichilismo, contribuendo ad aprire un ulteriore fronte di discussione sulle radicali ricadute pedagogiche che la centralità nichilistica della categoria educativa di “formazione” ha via via assunto nella cultura occidentale. In quali termini parlare, allora, del “luogo” della formazione, della “Madre di ciò che viene formato”? Quale linguaggio, quale possibilità di comunicazione rimane dischiusa davanti all’intento di confrontarsi con quel senza-forma che rende possibile, accogliendola al proprio interno, ogni modalità della formazione? Il luogo, la Madre e l’immaginazione simbolica. Ripercorrendo alcune tra le più suggestive interpretazioni del dialogo platonico e, su tutte, facendo particolare riferimento al commento neoplatonico di Calcidio e al pensiero dell’ultimo Bachelard, si parte dall’ipotesi che quel “pensiero onirico” che ci consente di accostarci al regno simbolico della Madre di ciò che viene formato, possa essere considerato l’immaginazione simbolica. 3. Ricadute pedagogiche e prospettive di ricerca Paideia, formazione, Bildung. A partire dalla riflessione educativa di Platone, sotto il profilo pedagogico, la categoria di paideia rimanda all’intento sociale di “elevare” l’individuo (concepito come spontaneamente “immaturo” e “indifferenziato”) all’universalità, alla civiltà, all’individualità, alla competenza (Jaeger). L’individuo sarebbe restituito del tutto alla sua funzione sociale e alla capacità di esprimere compiutamente la propria natura profonda solo nella misura in cui possa venire sottomesso al regime ontologico-educativo della forma. Forma che, con l’avvento della civiltà moderna, si fa sempre più dinamica, duttile, diveniente (Bildung), restando pur sempre principio di delimitazione e di riduzione dell’individualità del soggetto alla sua oggettività, alla calcolabilità. La concezione demiurgica dell’educazione. La ricaduta pedagogica del discorso teoretico sviluppato nella sezione precedente richiede inoltre di impostare un parallelo con il discorso sull’educazione centrale nel pensiero platonico, corrispondente al “mito” della caverna. Qui la nostra guida di riferimento rimane l’esegesi articolata da H. Blumenberg. Il mito della caverna di Platone resta la metafora di riferimento di tutto il successivo discorso occidentale sull’educazione. Una lettura che intenda connetterlo al tema ontologico della formazione, sempre mettendo a frutto le direttive ermeneutiche del filosofo tedesco, richiede una ricalibrazione del suo significato in relazione al mito cosmologico esposto nel Timeo. Esisterebbe una pulsione tesa alla formazione già inscritta a livello metafisico nella dottrina delle Idee. L’operatore della formazione, il Demiurgo, non farebbe altro che mettere in scena sul piano retorico e della temporalità l’istanza modellatrice veicolata dai paradigmi ontologici. Parlare di educazione demiurgica significa allora riconoscere il doppio movimento paideutico di discesa della forme ideali nel “luogo” pre-formale dell’accoglienza dei modelli, connotato come di per sé insofferente e indipendente da ogni docile sottomissione alla funzione formatrice, e di ascesa del prigioniero pre-destinato a conseguire la paideia in direzione dell’orizzonte luminescente dei paradigmi. Il contributo di Bourdieu e di Deleuze. L’ulteriore angolatura prasseologica dischiusa da P. Bourdieu alla riflessione sulla sociologia e l’antropologia dell’educazione e la logica del senso di G. Deleuze ci consentono di parlare dell’esperienza formativa, anche e soprattutto presa nella sua accezione pedagogica, come del luogo di massima esposizione alla violenza simbolica esercitata dai modelli sulla condizione di sudditanza nei loro confronti manifestata dalle copie e da simulacri. Paideutica e letteratura. Al fine di esemplificare in modo più articolato il concetto di educazione demiurgica, abbiamo convocato nell’orbita della nostra analisi la grande letteratura occidentale, e in particolare i due romanzi Martin Eden di J. London e Padre padrone di G. Ledda, all’interpretazione pedagogica dei quali abbiamo dedicato due lunghi capitoli della seconda parte della dissertazione. Il pensiero onirico in educazione. Nella terza parte del nostro lavoro siamo prepotentemente riapprodati alla sfera del simbolico. Annunciando la nostra intenzione di prendere sul serio il suggerimento del Timeo platonico di fare ricorso alle risorse di un ragionamento “spurio e onirico” come canale di collegamento privilegiato al luogo pre-formale della Madre della formazione, ci siamo confrontanti, pur se in modo sintetico, con la concezione occidentale del significato dell’esperienza onirica. Abbiamo quindi proceduto a una articolata re-visione in chiave sociologica e in senso lato “politica” della teoria del sogno elaborata da J. Hillman in una direzione inizialmente di stampo più soggettivistico e in sintonia con la psicologia del profondo di derivazione junghiana. Nella misura in cui è possibile dimostrare, attraverso le risorse ermeneutiche dispiegate dalla teoria socio-analitica del social dreaming formulata da esponenti di spicco del Tavistock Institute of Human Relations, che quella del sogno non è una fenomenologia destinata a essere confinata in via esclusiva entro la sfera privata della soggettività individuale, il passo successivo consiste nel mettere a disposizione questo vasto patrimonio di esperienze e di riflessioni al setting educativo. 4. Le cinque domande che alimentano questa ricerca Tra le domande a cui si cerca di dare una risposta vi sono le seguenti: 1) La ricerca educativa è ancora costretta a collocare il momento della formazione in posizione preminente o le è finalmente possibile disporsi a una esplorazione simbolica degli elementi pre-formali dell’educazione? 2) La filosofia dell’educazione può continuare a non tenere in alcun conto degli sviluppi post-strutturalistici dell’ontologia? 3) Come dovrebbe trasformarsi un discorso pedagogico che volesse ispirarsi a una filosofia non più fondata su una ontologia della presenza? 4) Quale trasformazione della sua identità, in senso pedagogico, dovrebbe subire un soggetto non più modellato sull’istanza della forma? 5) Come dovrebbe essere accolta l’attuale tendenza pedagogica che si richiama alla neo-Bildung?
MOTTANA, PAOLO
bachelard, bourdieu, chora, corbin, de-costruzione, derrida, durand, filosofia dell'educazione, forma, formazione, habitus, heidegger, hillman, immaginazione simbolica, jung, madre, materia, mottana, paideia, ombra, pedagogia immaginale, pensiero simbolico, pre-formale, social dreaming, sogno
M-PED/01 - PEDAGOGIA GENERALE E SOCIALE
Italian
28-feb-2013
SCIENZE DELLA FORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE - 47R
25
2011/2012
open
(2013). Il luogo nella formazione. L'incidenza simbolica degli elementi pre-formali nelle pratiche educative. (Tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano-Bicocca, 2013).
File in questo prodotto:
File Dimensione Formato  
Phd_unimib_734673.pdf

Accesso Aperto

Tipologia di allegato: Doctoral thesis
Dimensione 1.64 MB
Formato Adobe PDF
1.64 MB Adobe PDF Visualizza/Apri

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/43607
Citazioni
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
Social impact