A partire dalla fine del 2017, si è assistito ad una progressiva affermazione del profilo dell’educatore professionale socio-pedagogico, sia in termini di riconoscimento legislativo (Legge 205 del 2017, commi 594-601), che relativamente ad un consolidamento delle competenze attribuite ad esso (Oggionni, 2019; Calaprice, 2020). Ad oggi, è possibile dire che non sia ancora del tutto compiuto il processo che conduce ad un reale riconoscimento del laureato in Scienze dell’Educazione come vettore imprescindibile di un welfare generativo (Iori, 2018). Esso, infatti, rischia di essere messo in discussione da figure professionali affini o da soggetti non laureati a cui vengono attribuiti compiti educativi e di cura, in deroga alle più recenti normative. Nell’alveo di questa situazione, diviene ancora più significativo costruire una competenza di base, che formi dei futuri professionisti sempre più consapevoli del loro specifico lavorativo e sempre più in grado di darne conto, sia nell’interazione con le persone di cui si occupano, che nello scambio con le altre professionalità con cui interagiscono. Il progetto “Apprendimento dall’esperienza e disagio. Quale processo per rendere le proprie fragilità possibilità di formazione?” intende dare conto del contributo degli esperti per esperienza alla formazione dei futuri educatori socio pedagogici (Gambacorti-Passerini, Oggionni, Romeri & Sottocorno, 2022). All’interno di esso, si è scelto di strutturare un’azione di ricerca volta a dare spazio ad un momento di esercizio riflessivo da parte di alcuni studenti di Scienze dell’Educazione, per comprendere le ricadute, in termini professionali e personali, dell’esperienza della pandemia sulla propria esperienza universitaria. Utilizzando dei materiali simbolico – proiettivi ed in particolare facendo uso del collage (Biffi & Zuccoli, 2015) si è scelto di dare voce a un vissuto condiviso di disagio, per rafforzare la capacità di lettura di sé e del proprio vissuto, quale strumento imprescindibile per una futura pratica professionale. Attraverso il proprio agire, infatti, i professionisti devono saper affermare la propria specificità, costruendo esperienze educative autentiche per chi vive una situazione di fragilità e collaborando con coloro che, a partire proprio da una situazione di vulnerabilità, partecipano all’allestimento di occasioni di cura ed emancipazione per altri. Il contributo intende dare conto della ricerca nel suo complesso e in particolare del lavoro svolto nella fase citata, collocandosi in una riflessione più ampia sul valore della professione dell’educatore socio-pedagogico.

Sottocorno, M. (2023). Gli educatori professionali socio-pedagogici a confronto con la propria vulnerabilità. In Fabbri, M., Malavasi, P., Rosa, A. e Vannini, I. (pp.138-140). Pensa Multimedia.

Gli educatori professionali socio-pedagogici a confronto con la propria vulnerabilità

Sottocorno, M
2023

Abstract

A partire dalla fine del 2017, si è assistito ad una progressiva affermazione del profilo dell’educatore professionale socio-pedagogico, sia in termini di riconoscimento legislativo (Legge 205 del 2017, commi 594-601), che relativamente ad un consolidamento delle competenze attribuite ad esso (Oggionni, 2019; Calaprice, 2020). Ad oggi, è possibile dire che non sia ancora del tutto compiuto il processo che conduce ad un reale riconoscimento del laureato in Scienze dell’Educazione come vettore imprescindibile di un welfare generativo (Iori, 2018). Esso, infatti, rischia di essere messo in discussione da figure professionali affini o da soggetti non laureati a cui vengono attribuiti compiti educativi e di cura, in deroga alle più recenti normative. Nell’alveo di questa situazione, diviene ancora più significativo costruire una competenza di base, che formi dei futuri professionisti sempre più consapevoli del loro specifico lavorativo e sempre più in grado di darne conto, sia nell’interazione con le persone di cui si occupano, che nello scambio con le altre professionalità con cui interagiscono. Il progetto “Apprendimento dall’esperienza e disagio. Quale processo per rendere le proprie fragilità possibilità di formazione?” intende dare conto del contributo degli esperti per esperienza alla formazione dei futuri educatori socio pedagogici (Gambacorti-Passerini, Oggionni, Romeri & Sottocorno, 2022). All’interno di esso, si è scelto di strutturare un’azione di ricerca volta a dare spazio ad un momento di esercizio riflessivo da parte di alcuni studenti di Scienze dell’Educazione, per comprendere le ricadute, in termini professionali e personali, dell’esperienza della pandemia sulla propria esperienza universitaria. Utilizzando dei materiali simbolico – proiettivi ed in particolare facendo uso del collage (Biffi & Zuccoli, 2015) si è scelto di dare voce a un vissuto condiviso di disagio, per rafforzare la capacità di lettura di sé e del proprio vissuto, quale strumento imprescindibile per una futura pratica professionale. Attraverso il proprio agire, infatti, i professionisti devono saper affermare la propria specificità, costruendo esperienze educative autentiche per chi vive una situazione di fragilità e collaborando con coloro che, a partire proprio da una situazione di vulnerabilità, partecipano all’allestimento di occasioni di cura ed emancipazione per altri. Il contributo intende dare conto della ricerca nel suo complesso e in particolare del lavoro svolto nella fase citata, collocandosi in una riflessione più ampia sul valore della professione dell’educatore socio-pedagogico.
paper
Educatori professionali socio-pedagogici; Formazione di base; Riflessività
Italian
Convegno Nazionale SIPED “Sistemi educativi, Orientamento, Lavoro” - 2, 3, 4 febbraio 2023
2023
Fabbri, M., Malavasi, P., Rosa, A. e Vannini, I.
9791255680581
2023
2023
138
140
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none
Sottocorno, M. (2023). Gli educatori professionali socio-pedagogici a confronto con la propria vulnerabilità. In Fabbri, M., Malavasi, P., Rosa, A. e Vannini, I. (pp.138-140). Pensa Multimedia.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/420289
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