Il meccanismo più adoperato per “ridimensionare” il nazismo e renderlo più accettabile è affermare che in ogni epoca ci sono stati fenomeni simili, che vanno a fare parte di un generico “male”, e quello del Nazismo non presenta peculiarità degne di nota. L’obiettivo di questo lavoro è proprio quello di affermare l’inaccettabilità di una tesi di tal tipo. Partendo da una descrizione dello scenario generale in cui si inquadra la storia delle neuroscienze nel Terzo Reich, giustamente descritte da Shevell come un microcosmo della medicina in quel periodo storico, dunque rappresentative della avvenuta corruzione, si affrontano in dettaglio diversi aspetti della tematica, suddivisibili in: 1) la degiudeizzazione delle neuroscienze; 2) l’igiene razziale (Rassenhygiene) e i programmi di sterilizzazione; 3) l’eutanasia attiva; 4) il caso Hallervorden. Ugualmente in tutti e quattro i casi, l’inizio dei procedimenti persecutori avviene in sordina, attraverso atti legislativi di per sè relativamente innocui negli enunciati generali, ma perversi nella loro efficacia applicativa, in cui viene meno l’assunzione di responsabilità da parte del singolo individuo, favorendo così la parcellizzazione di un atto responsabile unico in tanti frammenti, tali da non poter essere più identificati in una attribuzione di senso comprensivo e quindi non moralmente e legalmente perseguibili.

Monaco, F., Servo, S., Mula, M., Cavanna, A. (2012). La neuroetica e gli abissi morali delle neuroscienze nel periodo nazista. TORINO MEDICA, 2012(2), 34-41.

La neuroetica e gli abissi morali delle neuroscienze nel periodo nazista

Cavanna A
2012

Abstract

Il meccanismo più adoperato per “ridimensionare” il nazismo e renderlo più accettabile è affermare che in ogni epoca ci sono stati fenomeni simili, che vanno a fare parte di un generico “male”, e quello del Nazismo non presenta peculiarità degne di nota. L’obiettivo di questo lavoro è proprio quello di affermare l’inaccettabilità di una tesi di tal tipo. Partendo da una descrizione dello scenario generale in cui si inquadra la storia delle neuroscienze nel Terzo Reich, giustamente descritte da Shevell come un microcosmo della medicina in quel periodo storico, dunque rappresentative della avvenuta corruzione, si affrontano in dettaglio diversi aspetti della tematica, suddivisibili in: 1) la degiudeizzazione delle neuroscienze; 2) l’igiene razziale (Rassenhygiene) e i programmi di sterilizzazione; 3) l’eutanasia attiva; 4) il caso Hallervorden. Ugualmente in tutti e quattro i casi, l’inizio dei procedimenti persecutori avviene in sordina, attraverso atti legislativi di per sè relativamente innocui negli enunciati generali, ma perversi nella loro efficacia applicativa, in cui viene meno l’assunzione di responsabilità da parte del singolo individuo, favorendo così la parcellizzazione di un atto responsabile unico in tanti frammenti, tali da non poter essere più identificati in una attribuzione di senso comprensivo e quindi non moralmente e legalmente perseguibili.
Articolo in rivista - Articolo scientifico
Eutanasia; Hallervorden; Nazismo; Neuroetica; Neuroscienze
Italian
2012
2012
2
34
41
reserved
Monaco, F., Servo, S., Mula, M., Cavanna, A. (2012). La neuroetica e gli abissi morali delle neuroscienze nel periodo nazista. TORINO MEDICA, 2012(2), 34-41.
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