La dimensione amorosa è un’esperienza che appartiene a tutti gli esseri umani, a tutte le età, a tutti i ceti sociali e le aree geografiche. I processi educativi e formativi sono particolarmente esposti a incontrare sul loro cammino questa dimensione amorosa, perché essi riguardano situazioni vitali tra adulti e bambini, adolescenti, giovani ma anche altri adulti e anziani. I processi educativi si calano nel ‘mondo della vita’ con la loro intenzionalità educativa – a volte consapevole a volte meno - , dunque con il loro ‘mondo della formazione’: mondi che poi si intrecciano, mescolano, fondono e confondono. I servizi educativi predisposti dalla società – come centri di aggregazione, di assistenza per ragazzi, anziani, disabili, comunità di prima accoglienza, comunità residenziali per minori, disabili, soggetti psichiatrici, tossicodipendenti, alcolisti, case-famiglia per accoglienza di madri sole e bambini o di donne maltrattate, ecc. – incontrano appunto questo mondo della vita portando il loro progetto pedagogico, la loro intenzionalità educativa, i loro metodi e strumenti educativi. Se guardiamo all’individuo, osserviamo che la personalità si forma dentro al mondo affettivo sperimentato nella prima infanzia con i familiari. L’amore adolescenziale e adulto risente per tutta la vita delle caratteristiche dei legami d’attaccamento affettivo stabiliti con i genitori. La personalità del soggetto e l’amore che egli prova e manifesta sono strettamente intrecciati fra loro. Pertanto, cultura di appartenenza, educazione ricevuta, personalità e identità del soggetto, tipo di amore espresso vanno compresi nel loro intreccio reciproco. Ciò consente di poter disporre di una piattaforma solida, per progettare un intervento educativo adeguato alla specificità della situazione. Interventi autoritari o punitivi, riferiti alla gestione di questioni così delicate e complesse, sono destinati a generare conseguenze non sempre positive o controllabili dagli educatori. Educatori e giovani incontrano la sfida dell’innamoramento e dell’amore, che sovverte, per propria natura, l’ordine, le regole prestabilite, il pensiero lineare. Questo incontro spaventa sia gli educatori, che vedono messo in crisi il loro castello pedagogico, sia i ragazzi, che vivono dall’interno gli sconvolgimenti di un sentimento tanto intenso e importante. Gli educatori hanno pertanto bisogno di una formazione costante, di consulenza e di supervisione, che li aiutino a riflettere sulle caratteristiche specifiche dei problemi che incontrano nei concreti processi educativi, come pure a ciò che di personale mettono in campo. Se ciò infatti non viene rilevato, può facilmente e inavvertitamente essere proiettato sugli utenti, collocandoli in situazioni ambigue e difficili da gestire, e comunque ingiuste. La formazione professionale, sia in ingresso sia in servizio, può svolgere un ruolo fondamentale per aiutare gli educatori a prendere coscienza dei propri stereotipi e pregiudizi, delle proprie convinzioni sulle diverse aree del mondo della vita e della formazione. Occorre sensibilizzare la pubblica opinione e i decisori delle politiche sociali a prendere coscienza dell’importanza di investire risorse e pensiero sulla formazione degli adulti, per poter, a cascata, costruire il benessere dei bambini e dei giovani, e pertanto della società nel suo ins
Riva, M. (2013). The love that frightens. Clinical-pedagogical Reflections. Intervento presentato a: International Scientific Conference : Society, Integration, education., REZEKNE.
The love that frightens. Clinical-pedagogical Reflections
RIVA, MARIA GRAZIA
2013
Abstract
La dimensione amorosa è un’esperienza che appartiene a tutti gli esseri umani, a tutte le età, a tutti i ceti sociali e le aree geografiche. I processi educativi e formativi sono particolarmente esposti a incontrare sul loro cammino questa dimensione amorosa, perché essi riguardano situazioni vitali tra adulti e bambini, adolescenti, giovani ma anche altri adulti e anziani. I processi educativi si calano nel ‘mondo della vita’ con la loro intenzionalità educativa – a volte consapevole a volte meno - , dunque con il loro ‘mondo della formazione’: mondi che poi si intrecciano, mescolano, fondono e confondono. I servizi educativi predisposti dalla società – come centri di aggregazione, di assistenza per ragazzi, anziani, disabili, comunità di prima accoglienza, comunità residenziali per minori, disabili, soggetti psichiatrici, tossicodipendenti, alcolisti, case-famiglia per accoglienza di madri sole e bambini o di donne maltrattate, ecc. – incontrano appunto questo mondo della vita portando il loro progetto pedagogico, la loro intenzionalità educativa, i loro metodi e strumenti educativi. Se guardiamo all’individuo, osserviamo che la personalità si forma dentro al mondo affettivo sperimentato nella prima infanzia con i familiari. L’amore adolescenziale e adulto risente per tutta la vita delle caratteristiche dei legami d’attaccamento affettivo stabiliti con i genitori. La personalità del soggetto e l’amore che egli prova e manifesta sono strettamente intrecciati fra loro. Pertanto, cultura di appartenenza, educazione ricevuta, personalità e identità del soggetto, tipo di amore espresso vanno compresi nel loro intreccio reciproco. Ciò consente di poter disporre di una piattaforma solida, per progettare un intervento educativo adeguato alla specificità della situazione. Interventi autoritari o punitivi, riferiti alla gestione di questioni così delicate e complesse, sono destinati a generare conseguenze non sempre positive o controllabili dagli educatori. Educatori e giovani incontrano la sfida dell’innamoramento e dell’amore, che sovverte, per propria natura, l’ordine, le regole prestabilite, il pensiero lineare. Questo incontro spaventa sia gli educatori, che vedono messo in crisi il loro castello pedagogico, sia i ragazzi, che vivono dall’interno gli sconvolgimenti di un sentimento tanto intenso e importante. Gli educatori hanno pertanto bisogno di una formazione costante, di consulenza e di supervisione, che li aiutino a riflettere sulle caratteristiche specifiche dei problemi che incontrano nei concreti processi educativi, come pure a ciò che di personale mettono in campo. Se ciò infatti non viene rilevato, può facilmente e inavvertitamente essere proiettato sugli utenti, collocandoli in situazioni ambigue e difficili da gestire, e comunque ingiuste. La formazione professionale, sia in ingresso sia in servizio, può svolgere un ruolo fondamentale per aiutare gli educatori a prendere coscienza dei propri stereotipi e pregiudizi, delle proprie convinzioni sulle diverse aree del mondo della vita e della formazione. Occorre sensibilizzare la pubblica opinione e i decisori delle politiche sociali a prendere coscienza dell’importanza di investire risorse e pensiero sulla formazione degli adulti, per poter, a cascata, costruire il benessere dei bambini e dei giovani, e pertanto della società nel suo insI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


