Il gesto di parlare si distingue dal dire e può essere considerato fondativo, in quanto è, prima di tutto, imparare a parlare la propria parola. Parlare, in tal senso, consente di percepirsi soggetti della propria storia, capaci di interferire con la realtà (anche) attraverso la propria parola. Parlare, come leggere, ci compromette con il testo del mondo. Secondo l’approccio fenomenologico di Merleau-Ponty o aderendo alla visione sintetica dell’apprendere e della coscienza di Freire, si può affermare che la “conoscenza del mondo implica la conoscenza di me nel mondo”. La parola, lettura del mondo, dà luogo ad una epistemologia, ad una teoria della conoscenza che il soggetto costruisce o in cui è coinvolto. Ne deriva un invito a coltivare parole da comprendere come vere (Freire) e autentiche (Heidegger) e ad intenderle poeticamente, ovvero come gesto, prassi che trasforma. Nelle parole vere si muove l’intenzionalità (Bertolini), il rispetto, la ricerca, la delicatezza e l’attesa: un approccio che diventa postura di indagine, metodo di una ragione poetica (Zambrano, Mortari). Educare al poetico è compiere un disarmo dei pensieri già pensati, entro una critica al linguaggio rappresentativo-denotativo (che disegna un soggetto in condizione di dominio) per individuare la chiacchiera, il “si dice” (Heidegger), quelle situazioni desolanti delle parole che Blanchot inseriva nella “scrittura del disastro” e, da qui, muoversi verso una lingua capace di rispettare l’irriducibilità delle cose, verso le domande, verso quel gesto fondante che è l’immaginare. Si tratterà così di sottrarre l’agire educativo al dominio rischioso dell’astrazione, restituendolo al territorio del senso e di una ricerca ermeneutica che porti in salvo la propria natura di evento.

Mancino, E. (2023). Convocati dalle parole. Educare ed educarsi ad un pensiero nascente. RICERCHE PEDAGOGICHE, 226(Anno LVII, n. 226, gennaio-marzo 2023,), 67-79.

Convocati dalle parole. Educare ed educarsi ad un pensiero nascente

Mancino, E
2023

Abstract

Il gesto di parlare si distingue dal dire e può essere considerato fondativo, in quanto è, prima di tutto, imparare a parlare la propria parola. Parlare, in tal senso, consente di percepirsi soggetti della propria storia, capaci di interferire con la realtà (anche) attraverso la propria parola. Parlare, come leggere, ci compromette con il testo del mondo. Secondo l’approccio fenomenologico di Merleau-Ponty o aderendo alla visione sintetica dell’apprendere e della coscienza di Freire, si può affermare che la “conoscenza del mondo implica la conoscenza di me nel mondo”. La parola, lettura del mondo, dà luogo ad una epistemologia, ad una teoria della conoscenza che il soggetto costruisce o in cui è coinvolto. Ne deriva un invito a coltivare parole da comprendere come vere (Freire) e autentiche (Heidegger) e ad intenderle poeticamente, ovvero come gesto, prassi che trasforma. Nelle parole vere si muove l’intenzionalità (Bertolini), il rispetto, la ricerca, la delicatezza e l’attesa: un approccio che diventa postura di indagine, metodo di una ragione poetica (Zambrano, Mortari). Educare al poetico è compiere un disarmo dei pensieri già pensati, entro una critica al linguaggio rappresentativo-denotativo (che disegna un soggetto in condizione di dominio) per individuare la chiacchiera, il “si dice” (Heidegger), quelle situazioni desolanti delle parole che Blanchot inseriva nella “scrittura del disastro” e, da qui, muoversi verso una lingua capace di rispettare l’irriducibilità delle cose, verso le domande, verso quel gesto fondante che è l’immaginare. Si tratterà così di sottrarre l’agire educativo al dominio rischioso dell’astrazione, restituendolo al territorio del senso e di una ricerca ermeneutica che porti in salvo la propria natura di evento.
Articolo in rivista - Articolo scientifico
parola, evento, dis-nascita, poesia, autenticità
Italian
2023
226
Anno LVII, n. 226, gennaio-marzo 2023,
67
79
none
Mancino, E. (2023). Convocati dalle parole. Educare ed educarsi ad un pensiero nascente. RICERCHE PEDAGOGICHE, 226(Anno LVII, n. 226, gennaio-marzo 2023,), 67-79.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/406742
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