La provincia di Trento si è caratterizzata per una notevole frequenza di controtendenze rispetto alla generalizzata tendenza allo spopolamento delle Alpi, anche grazie a politiche infrastrutturali e industriali orientate allo sviluppo delle sue valli nella seconda metà del secolo passato (Leonardi, Pombeni 2005). L’area dell’industria estrattiva del porfido a cavallo tra Valle di Cembra e Valsugana nel Trentino centro-orientale, rappresenta uno di questi casi di industria montana. Tale attività ha permesso da una parte di trattenere popolazione locale, dall’altra di portare tale area tra quelle maggiormente interessate da immigrazione dell’arco alpino, compensando le fuoriuscite di abitanti nativi. Ad una fase di attrazione di lavoratori meridionali nel terzo quarto del 900, ne è seguita una successiva di migranti internazionali, prevalentemente da Nord Africa e Repubblica di Macedonia. La profonda crisi del settore a partire dal 2008 ha causato un collasso produttivo che ha espulso due terzi della forza lavoro e una nuova fase di abbandono dell’area da parte dei migranti lavoratori. Contemporaneamente a ciò, la presenza di proprietà immobiliari lasciate indietro dagli emigranti nativi nel processo di inurbamento del secolo passato o ereditate da parenti trasferitisi da tempo, ha causato un lento e quasi invisibile ritorno di vecchi abitanti o loro discendenti. I centri montani dell’industria estrattiva, infatti, trovandosi vicini ai centri economici maggiori dei fondivalle, permettono il pendolarismo di chi trova sempre più difficoltà a trovare alloggi economici in un mercato immobiliare urbano dai prezzi in continua crescita. Una sommessa emigrazione di locali coperta da nuovi arrivi per lavoro nella seconda metà del ‘900 sembra quindi aver lasciato il passo ad una nuova emigrazione di molti lavoratori immigrati parzialmente compensata da vecchi abitanti nativi o loro parenti, insufficiente però per bilanciare le uscite. Ma nel caso dei comuni del porfido, entrambi i percorsi appaiono mossi più da difficoltà economiche e dalla degradazione delle condizioni adatte ad una riproduzione sociale a livelli preesistenti che da idee neoruraliste e di amenity migrations (Bender, Kanitscheiderer 2012), che non sembrano da sole in grado di portare ad un auspicato ripopolamento (Zanini, Viazzo 2020, p. 19) e che si sono in alcuni casi rivelate esagerate (Gallo 2011, pp. 189-192).

Tollardo, A. (2021). Partenze e ritorni. Dinamiche di popolazione in un’area industriale montana in crisi. In Libro del Convegno "Next Generation: Prospettive Antropologiche" - IX Convegno, 15-18 dicembre 2021, Università Sapienza, Roma (pp.141-141).

Partenze e ritorni. Dinamiche di popolazione in un’area industriale montana in crisi

Tollardo, A
2021

Abstract

La provincia di Trento si è caratterizzata per una notevole frequenza di controtendenze rispetto alla generalizzata tendenza allo spopolamento delle Alpi, anche grazie a politiche infrastrutturali e industriali orientate allo sviluppo delle sue valli nella seconda metà del secolo passato (Leonardi, Pombeni 2005). L’area dell’industria estrattiva del porfido a cavallo tra Valle di Cembra e Valsugana nel Trentino centro-orientale, rappresenta uno di questi casi di industria montana. Tale attività ha permesso da una parte di trattenere popolazione locale, dall’altra di portare tale area tra quelle maggiormente interessate da immigrazione dell’arco alpino, compensando le fuoriuscite di abitanti nativi. Ad una fase di attrazione di lavoratori meridionali nel terzo quarto del 900, ne è seguita una successiva di migranti internazionali, prevalentemente da Nord Africa e Repubblica di Macedonia. La profonda crisi del settore a partire dal 2008 ha causato un collasso produttivo che ha espulso due terzi della forza lavoro e una nuova fase di abbandono dell’area da parte dei migranti lavoratori. Contemporaneamente a ciò, la presenza di proprietà immobiliari lasciate indietro dagli emigranti nativi nel processo di inurbamento del secolo passato o ereditate da parenti trasferitisi da tempo, ha causato un lento e quasi invisibile ritorno di vecchi abitanti o loro discendenti. I centri montani dell’industria estrattiva, infatti, trovandosi vicini ai centri economici maggiori dei fondivalle, permettono il pendolarismo di chi trova sempre più difficoltà a trovare alloggi economici in un mercato immobiliare urbano dai prezzi in continua crescita. Una sommessa emigrazione di locali coperta da nuovi arrivi per lavoro nella seconda metà del ‘900 sembra quindi aver lasciato il passo ad una nuova emigrazione di molti lavoratori immigrati parzialmente compensata da vecchi abitanti nativi o loro parenti, insufficiente però per bilanciare le uscite. Ma nel caso dei comuni del porfido, entrambi i percorsi appaiono mossi più da difficoltà economiche e dalla degradazione delle condizioni adatte ad una riproduzione sociale a livelli preesistenti che da idee neoruraliste e di amenity migrations (Bender, Kanitscheiderer 2012), che non sembrano da sole in grado di portare ad un auspicato ripopolamento (Zanini, Viazzo 2020, p. 19) e che si sono in alcuni casi rivelate esagerate (Gallo 2011, pp. 189-192).
abstract
depopolamento, calo demografico, Trentino, deindustrializzazione, immigrazione
Italian
Next Generation: Prospettive Antropologiche
2021
Libro del Convegno "Next Generation: Prospettive Antropologiche" - IX Convegno, 15-18 dicembre 2021, Università Sapienza, Roma
2021
141
141
reserved
Tollardo, A. (2021). Partenze e ritorni. Dinamiche di popolazione in un’area industriale montana in crisi. In Libro del Convegno "Next Generation: Prospettive Antropologiche" - IX Convegno, 15-18 dicembre 2021, Università Sapienza, Roma (pp.141-141).
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