La un tempo florida industria estrattiva del porfido del Trentino arrivò a fornire fino al 20% della commercializzazione mondiale di porfido fino alla recessione del 2008, rendendola una delle industrie più grandi e durature della zona. A partire dagli anni '30, questo dinamismo ha generato un continuo bisogno di nuovi lavoratori. Il diverso assetto delle condizioni politiche ed economiche nel corso dello scorso secolo ha generato una stratificazione di nuovi abitanti (sia di origine interna che internazionale) e di composizione del lavoro, riflettendo varie configurazioni del rapporto lavoro/capitale e quindi condizioni di emplacement. La finanziarizzazione dei profitti e l'acquisto di miniere nel Sud del mondo da parte delle compagnie estrattive locali hanno permesso il loro disimpegno dall'area. Dopo la Grande Recessione, la bassa redditività della maggior parte delle cave della zona ha spinto le famiglie imprenditoriali locali verso una fase di accentramento di imprese e cave, producendo una gerarchizzazione delle famiglie interessate nell’estrazione. La crisi ha così aperto un periodo di collasso industriale con espulsione silenziosa dei lavoratori dal settore, e una conseguente re-emigrazione di lavoratori precedentemente immigrati che hanno perso l'accesso ad un reddito, parallelamente ad un profondo degrado delle condizioni di lavoro per il residuo reclutamento. L'impossibilità per la classe lavoratrice locale di seguire il percorso ascendente di mobilità sociale al di fuori della sussistenza dei propri genitori, sembra anche generare una crisi di presenza che si sviluppa talvolta in tentativi di redenzione attraverso ideologie di estrema destra, spesso allineate con gli interessi degli imprenditori delle cave.
Tollardo, A. (2021). Percorsi di futuro interrotto. Crisi industriale e fine delle opportunità per la mobilità sociale in una valle alpina italiana. Intervento presentato a: Futuro: Antropologie del futuro, futuro dell’antropologia. Terzo Convegno Nazionale della Società Italiana di Antropologia Culturale, Roma.
Percorsi di futuro interrotto. Crisi industriale e fine delle opportunità per la mobilità sociale in una valle alpina italiana
Tollardo, A
2021
Abstract
La un tempo florida industria estrattiva del porfido del Trentino arrivò a fornire fino al 20% della commercializzazione mondiale di porfido fino alla recessione del 2008, rendendola una delle industrie più grandi e durature della zona. A partire dagli anni '30, questo dinamismo ha generato un continuo bisogno di nuovi lavoratori. Il diverso assetto delle condizioni politiche ed economiche nel corso dello scorso secolo ha generato una stratificazione di nuovi abitanti (sia di origine interna che internazionale) e di composizione del lavoro, riflettendo varie configurazioni del rapporto lavoro/capitale e quindi condizioni di emplacement. La finanziarizzazione dei profitti e l'acquisto di miniere nel Sud del mondo da parte delle compagnie estrattive locali hanno permesso il loro disimpegno dall'area. Dopo la Grande Recessione, la bassa redditività della maggior parte delle cave della zona ha spinto le famiglie imprenditoriali locali verso una fase di accentramento di imprese e cave, producendo una gerarchizzazione delle famiglie interessate nell’estrazione. La crisi ha così aperto un periodo di collasso industriale con espulsione silenziosa dei lavoratori dal settore, e una conseguente re-emigrazione di lavoratori precedentemente immigrati che hanno perso l'accesso ad un reddito, parallelamente ad un profondo degrado delle condizioni di lavoro per il residuo reclutamento. L'impossibilità per la classe lavoratrice locale di seguire il percorso ascendente di mobilità sociale al di fuori della sussistenza dei propri genitori, sembra anche generare una crisi di presenza che si sviluppa talvolta in tentativi di redenzione attraverso ideologie di estrema destra, spesso allineate con gli interessi degli imprenditori delle cave.File | Dimensione | Formato | |
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