Negli ultimi decenni, la retorica dell’innovazione (Godin 2015) ha contribuito a ridefinire il baricentro della relazione dialettica tra struttura e agency individuale (Boudon 1986; Sibeon 1999; Archer 2002). La progressiva affermazione del “paradigma dell’azione” ha portato a incentivare l’imprenditorialità delle persone e a investire sulla diffusione di competenze non solo manageriali, ma anche imprenditoriali. Questi processi sono stati evidenti anche nel settore pubblico, come dimostra il dibattito sui c.d. public entrepreneurs (Schneider et al. 1995). Questa ricerca intende interrogarsi sul lato oscuro dell’imprenditorialità in ambito pubblico. L’ipotesi alla base del paper è che, se non adeguatamente governate, le politiche che incentivano l’imprenditorialismo dei dirigenti pubblici possono produrre degli effetti perversi e paradossali. L’emergere di innovazioni dal basso può, infatti, generare delle differenze territoriali, o ampliare quelle già esistenti, rispetto alle modalità con cui viene erogato un servizio pubblico ai cittadini, anche in termini di qualità ed efficienza dello stesso, con chiare ripercussioni sociali ed economiche. Il paper si concentra su un settore cruciale della pubblica amministrazione, come la giustizia, che fonda la sua attività sull’uguaglianza di trattamento di tutte le persone. La ricerca intende analizzare il caso della giustizia italiana, dove negli ultimi quindici anni, per effetto di alcune dinamiche organizzative, i magistrati con funzioni direttive hanno visto allargarsi il loro “margine di manovra”. Tutto ciò ha favorito la nascita di innovazioni virtuose – di diversa natura e portata (tecnologiche, organizzative, di processo, ecc.) – ma, allo stesso tempo, ha aggravato la situazione a “macchia di leopardo”, ossia ha contribuito ad allargare le differenze, in termini di prestazioni e comportamento, fra gli uffici giudiziari sparsi sul territorio. Lo studio, che si fonda sui risultati di un periodo pluriennale di ricerca, che ha combinato metodi quantitativi e qualitativi, intende adottare un approccio multi-livello allo studio del dark side, ossia tracciare le molteplici interconnessioni tra processi cognitivi, strutture e processi organizzativi e meccanismi istituzionali (Vaughan 1999; Catino 2013).

Verzelloni, L. (2022). Il lato oscuro dell’imprenditorialità in ambito pubblico: il caso della giustizia italiana. Intervento presentato a: VI Convegno della Società Italiana di Sociologia Economica (SISEC) 2022 "Il lavoro della transizione. Tecnologia, politiche ed ecologia del lavoro nel XXI secolo", Alma Mater Studiorum, Bologna.

Il lato oscuro dell’imprenditorialità in ambito pubblico: il caso della giustizia italiana

Verzelloni, L.
2022

Abstract

Negli ultimi decenni, la retorica dell’innovazione (Godin 2015) ha contribuito a ridefinire il baricentro della relazione dialettica tra struttura e agency individuale (Boudon 1986; Sibeon 1999; Archer 2002). La progressiva affermazione del “paradigma dell’azione” ha portato a incentivare l’imprenditorialità delle persone e a investire sulla diffusione di competenze non solo manageriali, ma anche imprenditoriali. Questi processi sono stati evidenti anche nel settore pubblico, come dimostra il dibattito sui c.d. public entrepreneurs (Schneider et al. 1995). Questa ricerca intende interrogarsi sul lato oscuro dell’imprenditorialità in ambito pubblico. L’ipotesi alla base del paper è che, se non adeguatamente governate, le politiche che incentivano l’imprenditorialismo dei dirigenti pubblici possono produrre degli effetti perversi e paradossali. L’emergere di innovazioni dal basso può, infatti, generare delle differenze territoriali, o ampliare quelle già esistenti, rispetto alle modalità con cui viene erogato un servizio pubblico ai cittadini, anche in termini di qualità ed efficienza dello stesso, con chiare ripercussioni sociali ed economiche. Il paper si concentra su un settore cruciale della pubblica amministrazione, come la giustizia, che fonda la sua attività sull’uguaglianza di trattamento di tutte le persone. La ricerca intende analizzare il caso della giustizia italiana, dove negli ultimi quindici anni, per effetto di alcune dinamiche organizzative, i magistrati con funzioni direttive hanno visto allargarsi il loro “margine di manovra”. Tutto ciò ha favorito la nascita di innovazioni virtuose – di diversa natura e portata (tecnologiche, organizzative, di processo, ecc.) – ma, allo stesso tempo, ha aggravato la situazione a “macchia di leopardo”, ossia ha contribuito ad allargare le differenze, in termini di prestazioni e comportamento, fra gli uffici giudiziari sparsi sul territorio. Lo studio, che si fonda sui risultati di un periodo pluriennale di ricerca, che ha combinato metodi quantitativi e qualitativi, intende adottare un approccio multi-livello allo studio del dark side, ossia tracciare le molteplici interconnessioni tra processi cognitivi, strutture e processi organizzativi e meccanismi istituzionali (Vaughan 1999; Catino 2013).
slide + paper
dark side, imprenditorialità, settore pubblico, innovazione
Italian
VI Convegno della Società Italiana di Sociologia Economica (SISEC) 2022 "Il lavoro della transizione. Tecnologia, politiche ed ecologia del lavoro nel XXI secolo"
2022
2022
none
Verzelloni, L. (2022). Il lato oscuro dell’imprenditorialità in ambito pubblico: il caso della giustizia italiana. Intervento presentato a: VI Convegno della Società Italiana di Sociologia Economica (SISEC) 2022 "Il lavoro della transizione. Tecnologia, politiche ed ecologia del lavoro nel XXI secolo", Alma Mater Studiorum, Bologna.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/395433
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