Salvo qualche importante eccezione (tra gli altri, Gaillard 1997; Vermeulen, Roldàn 1995), almeno fino agli inizi del XXI secolo le opere che hanno trattato di storia dell’antropologia si sono concentrate quasi esclusivamente sulle tradizioni discipli- nari delle principali potenze vincitrici delle due Guerre Mondiali: Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti. Le ragioni sono molte: come è noto, gli sviluppi dell’antropo- logia in altri Paesi occidentali, che pure avevano possedimenti coloniali o li avevano avuti, furono spesso soffocati dall’emergere dei totalitarismi e trovarono un terreno fertile di rinascita solo durante e dopo gli anni Cinquanta del Novecento. Fu poi ne- cessario attendere la decolonizzazione, e talvolta ancora più a lungo, prima di veder istituire cattedre di antropologia nelle università dei Paesi di recente indipendenza, a causa della connotazione fortemente coloniale che la disciplina aveva assunto in questi contesti. Inoltre vanno sottolineate le barriere linguistiche: pochi antropologi anglosassoni o francesi erano in grado di leggere lavori in spagnolo, portoghese, te- desco, italiano o russo e i principali testi antropologici redatti in quelle lingue furono tradotti con grande ritardo (si pensi per esempio ai lavori di de Martino).
Rimoldi, L., Gardini, M. (2022). Dialoghi dall’altrove. Qualche nota storica sull’antropologia sociale britannica.. In G. D’Agostino, V. Matera (a cura di), Storie dell’antropologia (pp. 43-66). Utet università.
Dialoghi dall’altrove. Qualche nota storica sull’antropologia sociale britannica.
Rimoldi L.
Co-primo
;
2022
Abstract
Salvo qualche importante eccezione (tra gli altri, Gaillard 1997; Vermeulen, Roldàn 1995), almeno fino agli inizi del XXI secolo le opere che hanno trattato di storia dell’antropologia si sono concentrate quasi esclusivamente sulle tradizioni discipli- nari delle principali potenze vincitrici delle due Guerre Mondiali: Gran Bretagna, Francia e Stati Uniti. Le ragioni sono molte: come è noto, gli sviluppi dell’antropo- logia in altri Paesi occidentali, che pure avevano possedimenti coloniali o li avevano avuti, furono spesso soffocati dall’emergere dei totalitarismi e trovarono un terreno fertile di rinascita solo durante e dopo gli anni Cinquanta del Novecento. Fu poi ne- cessario attendere la decolonizzazione, e talvolta ancora più a lungo, prima di veder istituire cattedre di antropologia nelle università dei Paesi di recente indipendenza, a causa della connotazione fortemente coloniale che la disciplina aveva assunto in questi contesti. Inoltre vanno sottolineate le barriere linguistiche: pochi antropologi anglosassoni o francesi erano in grado di leggere lavori in spagnolo, portoghese, te- desco, italiano o russo e i principali testi antropologici redatti in quelle lingue furono tradotti con grande ritardo (si pensi per esempio ai lavori di de Martino).File | Dimensione | Formato | |
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