Oggetto dell’articolo è la rappresentazione nei Promessi sposi dei “paesaggi sonori” o soundscapes (secondo il neologismo coniato da R. Murray Schafer). In generale Manzoni è molto attento alla resa dei più diversi contesti acustici (la sera del villaggio, il “notturno” dell’attraversamento dell’Adda, i rumori della città sconvolta dalla peste). Sulla base della nota predilezione manzoniana per gli effetti di sfondo, lo-fi (i numerosi frequentativi in –ìo), I promessi sposi valorizzano l’udito in quanto senso della sorpresa e dell’allarme. Una situazione, in particolare, si ripete più volte: un personaggio, chiuso in una stanza, percepisce i passi di chi sopravviene con un grado di paura che svaria dall’inquieta apprensione al timor panico. Pressoché assente è invece l’utilizzo della voce a fini di seduzione (a differenza di tante eroine romanzesche o dalla Silvia leopardiana, Lucia non canta mai). Analogamente, sono banditi i suoni eroici e guerreschi, presenti nelle tragedie: la rappresentazione dei disvalori o dei vizi, così come quella dei moti istintivi e dei turbamenti dei sensi, dev’essere depurata da ogni risvolto allettante e lusinghiero.
Barenghi, M. (2007). Il paesaggio sonoro dei Promessi Sposi. In G. Oliva (a cura di), Manzoni e il realismo europeo (pp. 57-71). Milano : Bruno Mondadori.
Citazione: | Barenghi, M. (2007). Il paesaggio sonoro dei Promessi Sposi. In G. Oliva (a cura di), Manzoni e il realismo europeo (pp. 57-71). Milano : Bruno Mondadori. |
Titolo: | Il paesaggio sonoro dei Promessi Sposi |
Autori: | Barenghi, M |
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Tipo: | Capitolo o saggio |
Carattere della pubblicazione: | Scientifica |
Data di pubblicazione: | 2007 |
Lingua: | Italian |
Titolo del libro: | Manzoni e il realismo europeo |
ISBN: | 8861590241 |
Appare nelle tipologie: | 03 - Contributo in libro |