Per parlare del posto che il vento e l’aria hanno in Africa, ci riferiremo a due società particolari quella dei Dogon dei Mali e quella dei Bamileke del Camerun. Per i primi esiste un’abbondante letteratura antropologica che ha fornito un quadro sistematico della loro cosmologia e mitologia, per i secondi (dove io faccio le mie ricerche etnografiche) occorre invece guardare più alla concretezza delle pratiche. Se molti popoli africani associano Dio con il cielo, tuttavia pochi sembrano averlo legato all’aria o al vento. In molti casi per altro il Dio creatore nelle religioni africane tradizionali sembra non manifestarsi in nessuna forma, restando nascosto e lontano. In realtà la religiosità africana va inquadrata in una concezione monistica del mondo, in cui lo scopo non è la salvezza dell’anima ma il potenziamento della vita: quel che i Dogon chiamano nyama e i Bamileke kè, e che siamo soliti tradurre con “forza” o “energia vitale”. In un mondo segnato da continue metamorfosi, aria e vento si prestano a sottolineare l’aspetto dinamico e precario del rapporto fra gli uomini e gli dei e fra gli antenati e i discendenti: a marcare non tanto la differenza sostanziale fra materiale e spirituale quanto quella esperienziale fra tangibile e intangibile. Il riferimento all’aria entra in gioco quando l’accento cade sulla differenza fra visibile e invisibile e sulle trasformazioni che vanno dall’uno all’altro e viceversa: nel dar conto del rapporto che intercorre fra vita alla morte, nell’esprimere il lato vitale, ma anche violento o vacuo dell’esistenza. Vento e aria si manifestano talvolta in modo evidente - la tromba d’aria che all’improvviso, in una giornata di sole e senza vento, annuncia la morte o la presenza di uno spirito – ma più spesso agiscono combinati con altri elementi, come nella costituzione della persona (il “soffio”) della parola (la “parola di vento” dei morti) della trasmissione della sostanza vitale (le aspersioni dei re bamileke) nella stregoneria (i volatili che escono dal ventre).
Bargna, L. (2012). Quel che passa per i cieli d'Africa: manifestazioni divine e stregoneria. In S. Petrosino (a cura di), Il vento, lo spirito, il fantasma (pp. 43-59). Jaca Book.
Quel che passa per i cieli d'Africa: manifestazioni divine e stregoneria
BARGNA, LEOPOLDO IVAN
2012
Abstract
Per parlare del posto che il vento e l’aria hanno in Africa, ci riferiremo a due società particolari quella dei Dogon dei Mali e quella dei Bamileke del Camerun. Per i primi esiste un’abbondante letteratura antropologica che ha fornito un quadro sistematico della loro cosmologia e mitologia, per i secondi (dove io faccio le mie ricerche etnografiche) occorre invece guardare più alla concretezza delle pratiche. Se molti popoli africani associano Dio con il cielo, tuttavia pochi sembrano averlo legato all’aria o al vento. In molti casi per altro il Dio creatore nelle religioni africane tradizionali sembra non manifestarsi in nessuna forma, restando nascosto e lontano. In realtà la religiosità africana va inquadrata in una concezione monistica del mondo, in cui lo scopo non è la salvezza dell’anima ma il potenziamento della vita: quel che i Dogon chiamano nyama e i Bamileke kè, e che siamo soliti tradurre con “forza” o “energia vitale”. In un mondo segnato da continue metamorfosi, aria e vento si prestano a sottolineare l’aspetto dinamico e precario del rapporto fra gli uomini e gli dei e fra gli antenati e i discendenti: a marcare non tanto la differenza sostanziale fra materiale e spirituale quanto quella esperienziale fra tangibile e intangibile. Il riferimento all’aria entra in gioco quando l’accento cade sulla differenza fra visibile e invisibile e sulle trasformazioni che vanno dall’uno all’altro e viceversa: nel dar conto del rapporto che intercorre fra vita alla morte, nell’esprimere il lato vitale, ma anche violento o vacuo dell’esistenza. Vento e aria si manifestano talvolta in modo evidente - la tromba d’aria che all’improvviso, in una giornata di sole e senza vento, annuncia la morte o la presenza di uno spirito – ma più spesso agiscono combinati con altri elementi, come nella costituzione della persona (il “soffio”) della parola (la “parola di vento” dei morti) della trasmissione della sostanza vitale (le aspersioni dei re bamileke) nella stregoneria (i volatili che escono dal ventre).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.