Il saggio propone una riflessione pedagogica sulle coordinate che, nella quotidianità attuale, ristrutturano l'esperienza soggettiva e sociale degli individui dando luogo a un disagio latente e diffuso. Il disagio, che può esitare in manifestazioni eclatanti, è visto come un fenomeno radicato in un certo modo di abitare il mondo, che, tra le tante caratteristiche, sembra in particolare aver a che fare da un lato con l'esigenza vitale di "essere guardati", di catturare gli sguardi di moltitudini spesso anonime, come pure, d'altro lato, con la posizione che il lavoro occupa nell'esistenza degli uomini e delle donne: con la sua presenza precaria, con la sua assenza o privazione, con la qualità specifica della sua esperienza. Quindi, il saggio cerca di comprendere come il disagio si possa generare a partire dalle modalità con cui, attualmente, vengano vissute quelle dimensioni che strutturano la quotidianità dell'esperienza: la corporeità, la spazialità e la temporalità in primis. Lo sguardo che orienta la riflessione è pedagogico, volto a individuare le condizioni a partire dalle quali oggi si genera un clima educativo informale, influenzando la possibilità e la qualità stessa delle esperienze educative formali. La questione del limite, a questo proposito, è individuata come cruciale.
Palmieri, C. (2012). Disagio e quotidianità. In C. Palmieri (a cura di), Crisi sociale e disagio educativo. Spunti di ricerca pedagogica (pp. 153-179). Milano : FrancoAngeli.
Disagio e quotidianità
PALMIERI, CRISTINA
2012
Abstract
Il saggio propone una riflessione pedagogica sulle coordinate che, nella quotidianità attuale, ristrutturano l'esperienza soggettiva e sociale degli individui dando luogo a un disagio latente e diffuso. Il disagio, che può esitare in manifestazioni eclatanti, è visto come un fenomeno radicato in un certo modo di abitare il mondo, che, tra le tante caratteristiche, sembra in particolare aver a che fare da un lato con l'esigenza vitale di "essere guardati", di catturare gli sguardi di moltitudini spesso anonime, come pure, d'altro lato, con la posizione che il lavoro occupa nell'esistenza degli uomini e delle donne: con la sua presenza precaria, con la sua assenza o privazione, con la qualità specifica della sua esperienza. Quindi, il saggio cerca di comprendere come il disagio si possa generare a partire dalle modalità con cui, attualmente, vengano vissute quelle dimensioni che strutturano la quotidianità dell'esperienza: la corporeità, la spazialità e la temporalità in primis. Lo sguardo che orienta la riflessione è pedagogico, volto a individuare le condizioni a partire dalle quali oggi si genera un clima educativo informale, influenzando la possibilità e la qualità stessa delle esperienze educative formali. La questione del limite, a questo proposito, è individuata come cruciale.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.