Le malattie cardiovascolari rappresentano la componente maggiore di mortalità prematura, generano disabilità e sono fonte elevatissima di costo. Trial clinici indicano diverse terapie farmacologiche di prevenzione secondaria dell’Infarto Miocardio Acuto (IMA), in grado di ridurre morbilità e mortalità. E’ stato condotto uno studio retrospettivo, longitudinale, naturalistico sui soggetti colpiti da IMA (codici ICD9 410 xx con esclusione di x2 in almeno una delle diagnosi) in Regione Lombardia, utilizzando il datawharehouse DENALI, che organizza a fini epidemiologici i dati sanitari amministrativi dei 9,2 milioni di assistiti Sono stati calcolati la frequenza di utilizzo e i costi di terapie farmacologiche di prevenzione secondaria nell’anno 2003, durante il primo anno dopo l’evento e durante i 3 anni successivi. Sono stati individuati 16464 pazienti con ospedalizzazione per IMA, di età media 70,54 ( ± 13,21) anni, 62,8% maschi, seguiti in media per 698 giorni dopo l’evento. L’uso di terapie farmacologiche differisce tra maschi e femmine. Nel primo anno le donne utilizzano maggiormente antitrobotici (69,0%), seguiti da terapia cardiaca/nitrati (59,2%) e aceinibitori (50,6%); gli uomini utilizzano maggiormente antitrobotici (80,9%), ipolipemizzanti (65,4%) e betabloccanti (62,4%). Nel secondo anno per le donne aumenta l’utilizzo di betabloccanti, diminuisce quello di aceinibitori e la frequenza d’uso di ipolipemizzanti cresce notevolmente, passando da 45,1% a 55,7%. La terapia antiaggregante è quella maggiormente utilizzata sia dagli uomini (85,6%) che dalle donne (78,8%). Si conferma un alto utilizzo di ipolipemizzanti negli uomini (73,0%), più elevato rispetto al primo anno. Nell’ultimo anno di follow-up la terapia antiaggregante è quella maggiormente utilizzata (67,06%), seguita dagli ipolipemizzanti sia negli uomini (63,2%) che nelle donne (45,7%). Con le differenze osservate, l’utilizzo di dette terapie mostra una spesa elevata e relativamente stabile, che passa da 123 € mensili nel primo anno, a 109 nel secondo e 101 nel terzo.
Mantovani, L., Fornari, C., Madotto, F., Chiodini, V., Ferrario, M., Merlino, L., et al. (2008). Terapia farmacologica nei soggetti con infarto del miocardio: studio osservazionale mediante database amministrativo.. In Atti del 43°Nazionale SITI (pp.332). Roma : Panorama delle Sanità.
Terapia farmacologica nei soggetti con infarto del miocardio: studio osservazionale mediante database amministrativo.
MANTOVANI, LORENZO GIOVANNI;FORNARI, CARLA;MADOTTO, FABIANA;CESANA, GIANCARLO
2008
Abstract
Le malattie cardiovascolari rappresentano la componente maggiore di mortalità prematura, generano disabilità e sono fonte elevatissima di costo. Trial clinici indicano diverse terapie farmacologiche di prevenzione secondaria dell’Infarto Miocardio Acuto (IMA), in grado di ridurre morbilità e mortalità. E’ stato condotto uno studio retrospettivo, longitudinale, naturalistico sui soggetti colpiti da IMA (codici ICD9 410 xx con esclusione di x2 in almeno una delle diagnosi) in Regione Lombardia, utilizzando il datawharehouse DENALI, che organizza a fini epidemiologici i dati sanitari amministrativi dei 9,2 milioni di assistiti Sono stati calcolati la frequenza di utilizzo e i costi di terapie farmacologiche di prevenzione secondaria nell’anno 2003, durante il primo anno dopo l’evento e durante i 3 anni successivi. Sono stati individuati 16464 pazienti con ospedalizzazione per IMA, di età media 70,54 ( ± 13,21) anni, 62,8% maschi, seguiti in media per 698 giorni dopo l’evento. L’uso di terapie farmacologiche differisce tra maschi e femmine. Nel primo anno le donne utilizzano maggiormente antitrobotici (69,0%), seguiti da terapia cardiaca/nitrati (59,2%) e aceinibitori (50,6%); gli uomini utilizzano maggiormente antitrobotici (80,9%), ipolipemizzanti (65,4%) e betabloccanti (62,4%). Nel secondo anno per le donne aumenta l’utilizzo di betabloccanti, diminuisce quello di aceinibitori e la frequenza d’uso di ipolipemizzanti cresce notevolmente, passando da 45,1% a 55,7%. La terapia antiaggregante è quella maggiormente utilizzata sia dagli uomini (85,6%) che dalle donne (78,8%). Si conferma un alto utilizzo di ipolipemizzanti negli uomini (73,0%), più elevato rispetto al primo anno. Nell’ultimo anno di follow-up la terapia antiaggregante è quella maggiormente utilizzata (67,06%), seguita dagli ipolipemizzanti sia negli uomini (63,2%) che nelle donne (45,7%). Con le differenze osservate, l’utilizzo di dette terapie mostra una spesa elevata e relativamente stabile, che passa da 123 € mensili nel primo anno, a 109 nel secondo e 101 nel terzo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.