Comunemente genitori ed educatori guardano al disegno infantile come alla manifestazione ideale della libertà espressiva dei bambini. La ricerca psicologica sul disegno, invece, si è focalizzata sul fenomeno, apparentemente opposto, dell’alta ripetitività delle produzioni pittoriche dei bambini tra i 4 e gli 8 o 9 anni in particolare. Esso consiste nella ripetizione di disegni molto simili fra loro per contenuto pittorico, orientamento delle persone o oggetti raffigurati, e per i dettagli che li distinguono (è il fenomeno delle figure canoniche, anche dette prototipi o stereotipi grafici). Mentre, a tale riguardo, il fiorire di studi sul disegno degli anni ’70 ed ’80 aveva portato ad elaborare e proporre metodi per un’analisi costruttiva delle peculiarità del disegno infantile cogliendone la logica sottostante e l’impatto sugli sviluppi successivi (Freeman, 1980), a partire dai primi anni ’90 i ricercatori si sono dedicati quasi esclusivamente allo studio del superamento del conservativismo pittorico e delle sue cause. Secondo tale prospettiva, ispirata al modello di Karmiloff-Smith (1990), i disegni prototipici sono dovuti principalmente a “vincoli” legati alle procedure esecutive. Inoltre, la ripetitività di tali disegni, più che una risorsa nella rappresentazione, appare come spia di limiti che rallentano lo sviluppo verso la flessibilità rappresentazionale, ossia l’abilità di innovare gli schemi pittorici. Corollario del modello è che la flessibilità e il parallelo abbandono degli stereotipi grafici costituiscono una rivoluzione cognitiva sostanziale che si esplica attraverso una forte discontinuità evolutiva: l’età fra gli 8 e i 9 anni farebbe da spartiacque tra fase della routine e fase della flessibilità. Tuttavia, la contrapposizione netta tra conservativismo e innovazione non sembra trovare adeguato riscontro empirico. Infatti se, da un lato, è vero che i bambini più grandi tendono più spesso dei bambini più piccoli ad introdurre innovazioni, dall’altro lato, è pure vero che anche i bambini più piccoli possono scostarsi dalla canonicità, in determinati contesti sperimentali. Continuità e sovrapposizioni parrebbero così meglio caratterizzare il pattern di sviluppo. Inoltre, van Sommers, autore di un modello cognitivo dei processi grafici che si differenzia in molti punti da quello di Karmiloff-Smith (van Sommers, 1989), riporta che anche gli adulti risentono della tendenza al conservativismo e restano anch’essi ripetutamente intrappolati in impasses esecutive (van Sommers, 1984). Questo autore propone, così, due considerazioni essenziali. La prima è che nel dominio grafico i cambiamenti si costruiscono con gradualità piuttosto che per drastiche ristrutturazioni, e che le forme innovative coesistono con quelle note. La seconda è che la fonte principale del cambiamento va individuata nel piano ideativo invece che in quello procedurale. Il presente studio si occupa dell’equilibrio e complementarità tra conservativismo pittorico e flessibilità nel corso dello sviluppo. L’ipotesi principale è che lo sviluppo della flessibilità avvenga in maniera prevalentemente graduale e lineare. Si ipotizza, inoltre, che il mantenimento intenzionale di somiglianze nei disegni (definizione operativa del conservativismo che è alternativa a quella più ricorrente in letteratura) sia anch’esso frutto di acquisizioni evolutive e che non sia già presente nei bambini stabilmente sin dagli albori della loro attività pittorica. Si è chiesto a 75 bambini dai 4 agli 11 anni, suddivisi in 4 gruppi di età, di disegnare due case uguali e due case diverse (bilanciando l’ordine delle consegne). La scelta di allestire un compito contrastivo è legata all’esigenza di verificare il carattere intenzionale sia delle somiglianze sia delle differenze nei disegni, cosa rara nella ricerca corrente (fanno eccezione il lavoro di Cannoni, 1993, e quello di van Sommers, 1984). Non si è fornito alcun suggerimento sui parametri della differenziazione, lasciando liberi i bambini di ideare ed individuare quelli più rilevanti per loro. Lo schema di codifica utilizzato consiste in 6 scale a 5 passi che valutano la quantità di differenziazione percepita fra i disegni in vari aspetti (in porte, finestre, grandezza, dettagli, struttura, e ad una prima impressione). Il metodo è già stato impiegato in un altro studio sulla flessibilità rappresentazionale (Tallandini, De Fabritiis, in preparazione). I dati sono stati analizzati con la tecnica della Manova per i disegni eseguiti nella condizione “case diverse” (disegno multivariato 2x4 con il fattore Ordine di Esecuzione ed Età come variabili between e i punteggi nelle 6 scale come variabili dipendenti) e con una serie di t test fra i disegni di “case diverse” e “uguali” poiché i secondi non soddisfacevano i requisiti statistici della sfericità e multinormalità per l’applicazione della Manova. I risultati mostrano che i bambini di 4 anni riescono a differenziare fra i due compiti (uguale e diverso) solo attraverso la Grandezza, mentre negli altri parametri qui considerati producono variazioni inconsistenti e casuali. Solo a partire dai 7 anni usano tutti i parametri per differenziare i disegni laddove richiesto: è a questa età che il controllo della somiglianza è acquisito e, specularmente, l’eventuale variazione può essere letta come intenzionale. Inoltre, dall’analisi dei trend, risulta che la flessibilità rappresentazionale configura un andamento evolutivo prevalentemente lineare in tutte le variabili, tranne nella Grandezza che, pur essendo usata per la differenziazione fra i due compiti, non è usata in maniera crescente con l’età. Il trend nelle diverse scale è abbastanza simile, tuttavia nella scala dei dettagli esso è più lento all’inizio e accelera costantemente a partire dai 7 anni (andamento a J). Infine vi è un effetto dell’ordine d’esecuzione, che suggerisce una diversa organizzazione delle strategie pittoriche per rispondere al compito di differenziazione a seconda che si sia affrontato per primo il compito “uguale” o “diverso”. Nel primo caso i bambini privilegiano la differenziazione nella Grandezza, nel secondo ricorrono alla differenziazione di parametri più specifici (porte e struttura). Che concepire in prima battuta la “diversità” influenzi la rappresentazione dello spazio del compito non sorprende ed è in linea con studi sui concetti. Per quanto attiene l’area del disegno, il dato suggerisce che fattori ideativi, piuttosto che esecutivi, influenzino la scelta delle strategie di risposta al compito. I risultati sono in linea con il modello di van Sommers assai più che con quello di Karmiloff-Smith, e corroborano l’idea che conservativismo e flessibilità sono due componenti altrettanto importanti dello sviluppo nel dominio grafico. Il metodo d’analisi utilizzato si conferma in questo senso un utile strumento nello studio del disegno infantile poiché consente la verifica empirica di ipotesi specifiche circa gli andamenti, gettando luce sul tema della continuità e discontinuità evolutive.

DE FABRITIIS, P. (2003). L’equilibrio tra flessibilità e conservativismo pittorico nel corso dello sviluppo. In AIP 17 Convegno Nazionale Riassunti delle comunicazioni. Modugno (Bari).

L’equilibrio tra flessibilità e conservativismo pittorico nel corso dello sviluppo

DE FABRITIIS, PAOLA
2003

Abstract

Comunemente genitori ed educatori guardano al disegno infantile come alla manifestazione ideale della libertà espressiva dei bambini. La ricerca psicologica sul disegno, invece, si è focalizzata sul fenomeno, apparentemente opposto, dell’alta ripetitività delle produzioni pittoriche dei bambini tra i 4 e gli 8 o 9 anni in particolare. Esso consiste nella ripetizione di disegni molto simili fra loro per contenuto pittorico, orientamento delle persone o oggetti raffigurati, e per i dettagli che li distinguono (è il fenomeno delle figure canoniche, anche dette prototipi o stereotipi grafici). Mentre, a tale riguardo, il fiorire di studi sul disegno degli anni ’70 ed ’80 aveva portato ad elaborare e proporre metodi per un’analisi costruttiva delle peculiarità del disegno infantile cogliendone la logica sottostante e l’impatto sugli sviluppi successivi (Freeman, 1980), a partire dai primi anni ’90 i ricercatori si sono dedicati quasi esclusivamente allo studio del superamento del conservativismo pittorico e delle sue cause. Secondo tale prospettiva, ispirata al modello di Karmiloff-Smith (1990), i disegni prototipici sono dovuti principalmente a “vincoli” legati alle procedure esecutive. Inoltre, la ripetitività di tali disegni, più che una risorsa nella rappresentazione, appare come spia di limiti che rallentano lo sviluppo verso la flessibilità rappresentazionale, ossia l’abilità di innovare gli schemi pittorici. Corollario del modello è che la flessibilità e il parallelo abbandono degli stereotipi grafici costituiscono una rivoluzione cognitiva sostanziale che si esplica attraverso una forte discontinuità evolutiva: l’età fra gli 8 e i 9 anni farebbe da spartiacque tra fase della routine e fase della flessibilità. Tuttavia, la contrapposizione netta tra conservativismo e innovazione non sembra trovare adeguato riscontro empirico. Infatti se, da un lato, è vero che i bambini più grandi tendono più spesso dei bambini più piccoli ad introdurre innovazioni, dall’altro lato, è pure vero che anche i bambini più piccoli possono scostarsi dalla canonicità, in determinati contesti sperimentali. Continuità e sovrapposizioni parrebbero così meglio caratterizzare il pattern di sviluppo. Inoltre, van Sommers, autore di un modello cognitivo dei processi grafici che si differenzia in molti punti da quello di Karmiloff-Smith (van Sommers, 1989), riporta che anche gli adulti risentono della tendenza al conservativismo e restano anch’essi ripetutamente intrappolati in impasses esecutive (van Sommers, 1984). Questo autore propone, così, due considerazioni essenziali. La prima è che nel dominio grafico i cambiamenti si costruiscono con gradualità piuttosto che per drastiche ristrutturazioni, e che le forme innovative coesistono con quelle note. La seconda è che la fonte principale del cambiamento va individuata nel piano ideativo invece che in quello procedurale. Il presente studio si occupa dell’equilibrio e complementarità tra conservativismo pittorico e flessibilità nel corso dello sviluppo. L’ipotesi principale è che lo sviluppo della flessibilità avvenga in maniera prevalentemente graduale e lineare. Si ipotizza, inoltre, che il mantenimento intenzionale di somiglianze nei disegni (definizione operativa del conservativismo che è alternativa a quella più ricorrente in letteratura) sia anch’esso frutto di acquisizioni evolutive e che non sia già presente nei bambini stabilmente sin dagli albori della loro attività pittorica. Si è chiesto a 75 bambini dai 4 agli 11 anni, suddivisi in 4 gruppi di età, di disegnare due case uguali e due case diverse (bilanciando l’ordine delle consegne). La scelta di allestire un compito contrastivo è legata all’esigenza di verificare il carattere intenzionale sia delle somiglianze sia delle differenze nei disegni, cosa rara nella ricerca corrente (fanno eccezione il lavoro di Cannoni, 1993, e quello di van Sommers, 1984). Non si è fornito alcun suggerimento sui parametri della differenziazione, lasciando liberi i bambini di ideare ed individuare quelli più rilevanti per loro. Lo schema di codifica utilizzato consiste in 6 scale a 5 passi che valutano la quantità di differenziazione percepita fra i disegni in vari aspetti (in porte, finestre, grandezza, dettagli, struttura, e ad una prima impressione). Il metodo è già stato impiegato in un altro studio sulla flessibilità rappresentazionale (Tallandini, De Fabritiis, in preparazione). I dati sono stati analizzati con la tecnica della Manova per i disegni eseguiti nella condizione “case diverse” (disegno multivariato 2x4 con il fattore Ordine di Esecuzione ed Età come variabili between e i punteggi nelle 6 scale come variabili dipendenti) e con una serie di t test fra i disegni di “case diverse” e “uguali” poiché i secondi non soddisfacevano i requisiti statistici della sfericità e multinormalità per l’applicazione della Manova. I risultati mostrano che i bambini di 4 anni riescono a differenziare fra i due compiti (uguale e diverso) solo attraverso la Grandezza, mentre negli altri parametri qui considerati producono variazioni inconsistenti e casuali. Solo a partire dai 7 anni usano tutti i parametri per differenziare i disegni laddove richiesto: è a questa età che il controllo della somiglianza è acquisito e, specularmente, l’eventuale variazione può essere letta come intenzionale. Inoltre, dall’analisi dei trend, risulta che la flessibilità rappresentazionale configura un andamento evolutivo prevalentemente lineare in tutte le variabili, tranne nella Grandezza che, pur essendo usata per la differenziazione fra i due compiti, non è usata in maniera crescente con l’età. Il trend nelle diverse scale è abbastanza simile, tuttavia nella scala dei dettagli esso è più lento all’inizio e accelera costantemente a partire dai 7 anni (andamento a J). Infine vi è un effetto dell’ordine d’esecuzione, che suggerisce una diversa organizzazione delle strategie pittoriche per rispondere al compito di differenziazione a seconda che si sia affrontato per primo il compito “uguale” o “diverso”. Nel primo caso i bambini privilegiano la differenziazione nella Grandezza, nel secondo ricorrono alla differenziazione di parametri più specifici (porte e struttura). Che concepire in prima battuta la “diversità” influenzi la rappresentazione dello spazio del compito non sorprende ed è in linea con studi sui concetti. Per quanto attiene l’area del disegno, il dato suggerisce che fattori ideativi, piuttosto che esecutivi, influenzino la scelta delle strategie di risposta al compito. I risultati sono in linea con il modello di van Sommers assai più che con quello di Karmiloff-Smith, e corroborano l’idea che conservativismo e flessibilità sono due componenti altrettanto importanti dello sviluppo nel dominio grafico. Il metodo d’analisi utilizzato si conferma in questo senso un utile strumento nello studio del disegno infantile poiché consente la verifica empirica di ipotesi specifiche circa gli andamenti, gettando luce sul tema della continuità e discontinuità evolutive.
abstract + slide
Drawing; development; representational flexibility; graphic conservatism; van Sommers; Karmiloff-Smith
Italian
AIP Sezione di Psicologia dello Sviluppo
2003
AIP 17 Convegno Nazionale Riassunti delle comunicazioni
2003
none
DE FABRITIIS, P. (2003). L’equilibrio tra flessibilità e conservativismo pittorico nel corso dello sviluppo. In AIP 17 Convegno Nazionale Riassunti delle comunicazioni. Modugno (Bari).
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