Il presente articolo intende proporre un’analisi del lungometraggio My letter to Pippa (Pippa’ya Mektubum di Bingöl Elmas, Turchia 2010, 60 min., Asmin Film) orientata al tema del confine e dello sguardo femminile posto su di esso. L’attraversamento del confine come punto ambìto è simbolico se inteso come superamento di una condizione prestabilita dai dettami secolari della tradizione ed è, al contempo, fisico nel valicamento dei limiti geografici nazionali, in segno di libertà e di pace. L’artista Pippa Bacca ha cominciato il suo viaggio che da Milano avrebbe dovuto portarla a Gesuralemme, attraverso i Balcani e la Turchia, indossando un abito da sposa, candido strumento di pacificazione su un corpo che attraversa Paesi in guerra. Proprio il suo corpo femminile, prima usurpato e poi spezzato, ha determinato la cruenta conclusione di un percorso e segnato un tragico punto dal quale è partita Bingöl, velata a lutto, per completare, partendo dalla Turchia, ciò che Pippa aveva cominciato. In un’ottica di commistione di linguaggi e culture, risulta, così, interessante indagare e approfondire le differenze estetiche e di sguardo tra una performer originaria di una metropoli occidentale (in bianco) e una regista turca, quindi medio orientale (in nero) che utilizza il mezzo audiovisivo con cui documentare se stessa mentre ripercorre un ultimo viaggio e attravera confini ancora pericolosi per le donne. Soprattutto se queste intendono, attraverso la propria libera espressione, infrangere i segni della ritualità sacra di terre ancora intrise di prevaricazione e torpidezza.
Castiglione, O. (2020). Sguardi femminili tra territori di confine: un’analisi di My Letter to Pippa. In O. Castiglione (a cura di), Confini. Traiettorie geografiche e simboliche tra cinema, architettura e altre discipline (pp. 111-124). ITA : Aracne [10.4399/97888255381998].
Sguardi femminili tra territori di confine: un’analisi di My Letter to Pippa
Castiglione, O
2020
Abstract
Il presente articolo intende proporre un’analisi del lungometraggio My letter to Pippa (Pippa’ya Mektubum di Bingöl Elmas, Turchia 2010, 60 min., Asmin Film) orientata al tema del confine e dello sguardo femminile posto su di esso. L’attraversamento del confine come punto ambìto è simbolico se inteso come superamento di una condizione prestabilita dai dettami secolari della tradizione ed è, al contempo, fisico nel valicamento dei limiti geografici nazionali, in segno di libertà e di pace. L’artista Pippa Bacca ha cominciato il suo viaggio che da Milano avrebbe dovuto portarla a Gesuralemme, attraverso i Balcani e la Turchia, indossando un abito da sposa, candido strumento di pacificazione su un corpo che attraversa Paesi in guerra. Proprio il suo corpo femminile, prima usurpato e poi spezzato, ha determinato la cruenta conclusione di un percorso e segnato un tragico punto dal quale è partita Bingöl, velata a lutto, per completare, partendo dalla Turchia, ciò che Pippa aveva cominciato. In un’ottica di commistione di linguaggi e culture, risulta, così, interessante indagare e approfondire le differenze estetiche e di sguardo tra una performer originaria di una metropoli occidentale (in bianco) e una regista turca, quindi medio orientale (in nero) che utilizza il mezzo audiovisivo con cui documentare se stessa mentre ripercorre un ultimo viaggio e attravera confini ancora pericolosi per le donne. Soprattutto se queste intendono, attraverso la propria libera espressione, infrangere i segni della ritualità sacra di terre ancora intrise di prevaricazione e torpidezza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.