Il caso Pirelli-Bicocca, La fabbrica (dismessa) tra realtà e immagine

This article is focused on the cinematography of the workplaces, especially on the production structure of the factory, which sees in the Bicocca district case in Milan an accomplished urban transformation. In the early Eighties, the entire Pirelli installation began its dismantling process and, consequently, the abandonment of its spaces imposing the redevelopment of the district, from an industrial production site into an innovation, culture and knowledge one. Among the most significant interpreters of this dismissal is Silvio Soldini with the documentary La fabbrica sospesa (1985). Like Milan, other northern industrial cities have also provided the backdrop for interesting social and iconographic investigations, as represented in Ettore Scola's Trevico-Torino (1973).

Il presente articolo intende proporre uno studio sulla cinematografia che racconta il mondo del lavoro, con particolare attenzione alla struttura produttiva della fabbrica, che vede nel caso del quartiere Bicocca a Milano una compiuta trasformazione urbanistica. Il cinema ha, fin dai suoi esordi, saputo cogliere il mondo della fabbrica con La sortie de l’usine Lumniére a Lyon (1895) di Louis Lumiére, per poi proseguire con un tributo alla nuova organizzazione collettiva del lavoro in Stačka (di Sergej Ejzenštejn, (1924) e con la rappresentazione della potenza visiva e tecnologica delle accaierie di Terni in Acciaio (1933) di Walter Ruttmann. A partire dal 1908, il quartiere Bicocca a Milano, da area suburbana rurale dai «filari di gelsi», si trasforma in uno dei più importanti siti produttivi del nord Italia ospitando gli impianti Pirelli e incardinandosi, così, in quel sistema della grande industria che ha caratterizzato la storia del XX secolo. Tuttavia, con i primi anni Ottanta, l’intero insediamento Pirelli comincia il processo di smantellamento della fabbrica e relativo abbandono dei suoi spazi, per poi iniziare il suo cammino verso quell’imponente riqualificazione che dàa luogo della produzione industriale l’ha saputo trasformare in polo dell’innovazione, della cultura e del sapere. Tra i più significativi interpreti di questa dismissione vi è il regista Silvio Soldini che con il documentario La fabbrica sospesa (1987), commissionato dalla Pirelli stessa, offre una doppia chiave narrativa attraverso lo sguardo degli operai, rivolto a ciò che fu, e attraverso quello della dirigenza, con l’auspicio del futuro. Gli spazi del riuso dell’headquarter Pirelli hanno ispirato altri cineasti negli ultimi decenni, quali Ferzan Ozpetek, che in Cuore sacro (2005) ne ha saputo cogliere la pura geometria delle sue strutture. Come Milano, anche altre città industriali del nord hanno fornito lo sfondo per interessanti indagini sia sociali che iconografiche di cui Trevico-Torino. (Viaggio nel Fiat-Nam) (1973) di Ettore Scola rimane un significativo modello. Si deduce, quindi, come l’audiovisivo abbia saputo cogliere istanti di vita e di lavoro in intere porzioni di città che, poiché l’architettura vive nel tempo, nel veloce mutamento dell’epoca contemporanea hanno assunto più attuali forme e funzioni.