Il 2011, l’anno delle cosiddette Primavere arabe, ha portato a uno sconvolgimento generale dell’intero Nord Africa. Anche i paesi che non sono stati toccati direttamente dalle rivolte di piazza di quell’anno, hanno subito le conseguenze destabilizzanti del vuoto di potere creatosi in Libia e della scomparsa di regimi autoritari che per anni avevano gestito con il pugno di ferro la problematica islamista. La fine del regime di Gheddafi, in particolare, ha fatto riemergere all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale la complessità della regione del Sahel, che si estende dal Sudan alla Mauritania, includendo il Ciad, il nord della Nigeria, il Niger, il Burkina Faso e il Mali. Una lettura delle dinamiche geopolitiche in atto nella regione sahelo-sahariana non può, pertanto, prescindere dal prendere in considerazione l’intera fascia, intesa come crocevia, luogo di transito e di permanenza, sede di traffici legali o illegali di uomini e merci, ma anche ponte tra l’Africa settentrionale e centrale, e quindi meridionale. Il Mediterraneo viene riscoperto come mare nostrum e le dinamiche storico-politiche della sponda Sud del “nostro mare” cominciano a destare l’interesse non solo dei ricercatori, ma anche dei semplici cittadini, influenzati dall’allarme, comunque giustificato, trasmesso dall’alto. In una tale situazione di apertura delle nostre frontiere, per lo meno mentali, nei confronti delle popolazioni di una regione che per molti aspetti, non solo geografici, è così vicina, vale la pena fare uno sforzo in più, allargando e allungando lo sguardo verso l’altro immenso e oggi quanto mai turbolento “mare” con il quale il Nord Africa deve fare i conti e quindi, necessariamente, anche l’Europa: il deserto del Sahara e l’area del Sahel.
Roggero, C. (2015). Sahara nucleo del disordine. In Antonio Pilati (a cura di), Il nuovo disordine internazionale. Conflitti politici, cambiamenti tecnologici ed evoluzioni strategiche (pp. 141-169). ITA : Fondazione Magna Carta.
Sahara nucleo del disordine
Roggero C
2015
Abstract
Il 2011, l’anno delle cosiddette Primavere arabe, ha portato a uno sconvolgimento generale dell’intero Nord Africa. Anche i paesi che non sono stati toccati direttamente dalle rivolte di piazza di quell’anno, hanno subito le conseguenze destabilizzanti del vuoto di potere creatosi in Libia e della scomparsa di regimi autoritari che per anni avevano gestito con il pugno di ferro la problematica islamista. La fine del regime di Gheddafi, in particolare, ha fatto riemergere all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale la complessità della regione del Sahel, che si estende dal Sudan alla Mauritania, includendo il Ciad, il nord della Nigeria, il Niger, il Burkina Faso e il Mali. Una lettura delle dinamiche geopolitiche in atto nella regione sahelo-sahariana non può, pertanto, prescindere dal prendere in considerazione l’intera fascia, intesa come crocevia, luogo di transito e di permanenza, sede di traffici legali o illegali di uomini e merci, ma anche ponte tra l’Africa settentrionale e centrale, e quindi meridionale. Il Mediterraneo viene riscoperto come mare nostrum e le dinamiche storico-politiche della sponda Sud del “nostro mare” cominciano a destare l’interesse non solo dei ricercatori, ma anche dei semplici cittadini, influenzati dall’allarme, comunque giustificato, trasmesso dall’alto. In una tale situazione di apertura delle nostre frontiere, per lo meno mentali, nei confronti delle popolazioni di una regione che per molti aspetti, non solo geografici, è così vicina, vale la pena fare uno sforzo in più, allargando e allungando lo sguardo verso l’altro immenso e oggi quanto mai turbolento “mare” con il quale il Nord Africa deve fare i conti e quindi, necessariamente, anche l’Europa: il deserto del Sahara e l’area del Sahel.File | Dimensione | Formato | |
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