Rifugiato, richiedente asilo, beneficiario della protezione sussidiaria, migrante, clandestino, etc.: tante etichette per descrivere persone che attraversano una soglia, quella europea, spinte dalla necessità di migliorare o salvare la propria esistenza. Non è immediato comprendere il perché sia indispensabile schedare e catalogare chi entra nell’“area di libertà, sicurezza e giustizia”, per il semplice fatto che è “straniero”, in quanto proveniente dall’esterno di questo spazio. Ma non è neppure semplice ragionare a mente fredda sul significato e l’efficacia delle politiche d’asilo comuni o sui controlli alle frontiere in uno dei periodi più critici della breve, ma già intensa e travagliata, vita dell’Unione europea. Tensioni, difficoltà e paure che sembrano attanagliare il continente sia dall’esterno, con guerre sempre più vicine e conseguenti flussi di migranti in aumento esponenziale, che dall’interno, con le complessità della crisi economica mondiale ancora non del tutto superata, la crescita di partiti anti-europei, le minacce e gli attentati terroristici, gli stati d’emergenza. Non serve a molto, tuttavia, ragionare sull’onda dell’emergenza con soluzioni avventate o estemporanee. Piuttosto è indispensabile innanzitutto fare chiarezza, analizzando quali sono stati i provvedimenti, le dichiarazioni e le direttive in materia di diritto d’asilo emessi dall’Unione negli ultimi anni, alla ricerca della presenza (o assenza) di quei valori e principi nobili di solidarietà e accoglienza, che avevano portato alla costituzione della compagine europea.
Roggero, C. (2016). Equilibrismi europei tra solidarietà e sicurezza: la sfida delle migrazioni. In A. Pin, C. Pellegrino (a cura di), Europa e Islam: attualità di una relazione. Venezia : Marsilio.
Equilibrismi europei tra solidarietà e sicurezza: la sfida delle migrazioni
Roggero, C
2016
Abstract
Rifugiato, richiedente asilo, beneficiario della protezione sussidiaria, migrante, clandestino, etc.: tante etichette per descrivere persone che attraversano una soglia, quella europea, spinte dalla necessità di migliorare o salvare la propria esistenza. Non è immediato comprendere il perché sia indispensabile schedare e catalogare chi entra nell’“area di libertà, sicurezza e giustizia”, per il semplice fatto che è “straniero”, in quanto proveniente dall’esterno di questo spazio. Ma non è neppure semplice ragionare a mente fredda sul significato e l’efficacia delle politiche d’asilo comuni o sui controlli alle frontiere in uno dei periodi più critici della breve, ma già intensa e travagliata, vita dell’Unione europea. Tensioni, difficoltà e paure che sembrano attanagliare il continente sia dall’esterno, con guerre sempre più vicine e conseguenti flussi di migranti in aumento esponenziale, che dall’interno, con le complessità della crisi economica mondiale ancora non del tutto superata, la crescita di partiti anti-europei, le minacce e gli attentati terroristici, gli stati d’emergenza. Non serve a molto, tuttavia, ragionare sull’onda dell’emergenza con soluzioni avventate o estemporanee. Piuttosto è indispensabile innanzitutto fare chiarezza, analizzando quali sono stati i provvedimenti, le dichiarazioni e le direttive in materia di diritto d’asilo emessi dall’Unione negli ultimi anni, alla ricerca della presenza (o assenza) di quei valori e principi nobili di solidarietà e accoglienza, che avevano portato alla costituzione della compagine europea.File | Dimensione | Formato | |
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