La disputa fra qualità e quantità da lungo tempo imperversa all’interno delle scienze sociali. La cosiddetta tesi forte o epistemologica [Campelli 1996] presuppone una netta separazione tra i due approcci alla ricerca sociale e trova sostegno tanto tra ricercatori ultra-quantitavi, per i quali «l’analisi qualitativa è una semplice futilità» [ibidem: 20], quanto tra quelli ultra-qualitativi, i quali evidenziano la superficialità di una ricerca condotta su larga scala. Di contro, la tesi definita debole o tecnica [Lazarsfeld 1944; Campelli 1996; Mauceri 2003] insiste su una sorta di collaborazione fra ricerca qualitativa e quantitativa. Di questa tesi possono essere rinvenute diverse versioni, tra cui quella che relega l’utilizzo dell’approccio qualitativo alla fase iniziale della ricerca, ritenendo che costituisca un «primo approccio al problema, della ricerca di sfondo, la fase per così dire di socializzazione, in cui si abbozzano i concetti, si affinano le categorie, si ipotizzano le relazioni, si prefigurano gli strumenti e così via» [Campelli 1996: 21]. Accanto a questa versione ve ne è un’altra, definita residuale, secondo la quale all’approccio qualitativo spetta il compito di approfondire tutto ciò che l’analisi quantitativa non è in grado di spiegare. In entrambi i casi all’analisi qualitativa è riconosciuto un compito marginale, subordinato a quello dell’analisi quantitativa. Come evidenziato da Campelli [ibidem: 22], «tesi epistemologica e tesi tecnica condividono quello che si potrebbe chiamare un postulato di fondo, sul quale sono entrambe più o meno consapevolmente costruite. Si tratta evidentemente del presupposto della chiara distinguibilità fra analisi qualitativa e analisi quantitativa: che si tratti di un progetto di delegittimazione dell’altro punto di vista o di un piano di collaborazione fra i due, ciò che sostiene il discorso è comunque l’idea di una riconoscibile e sufficiente autonomia reciproca fra i due orientamenti. L’idea cioè che […] analisi qualitativa e quantitativa rappresentino entrambe domini autonomi, capaci di funzionamento autoprodotto, in qualche modo ciascuno sufficiente a se stesso». Obiettivo di questo lavoro è proporre un esempio concreto e virtuoso di uso congiunto di tecniche qualitative e quantitative in opposizione alla tesi forte che le considera in una posizione antitetica, ma discostandosi anche dalla tesi debole che vede l’utilizzo dei diversi approcci alla ricerca in momenti distinti e separati, sequenziali, disposti lungo una retta temporale lungo la quale l’uno succede all’altro, avvalendosi dell’altro senza però mai ritornare sulle evidenze empiriche per provare a compararle.

Decataldo, A. (2012). Analisi critica e progettazione di strumenti di scaling con l'ausilio del focus group. In C. Cipolla, A. de Lillo, E. Ruspini (a cura di), Il sociologo, le sirene e le pratiche di integrazione (pp. 109-124). Milano : Franco Angeli.

Analisi critica e progettazione di strumenti di scaling con l'ausilio del focus group

DECATALDO, ALESSANDRA
2012

Abstract

La disputa fra qualità e quantità da lungo tempo imperversa all’interno delle scienze sociali. La cosiddetta tesi forte o epistemologica [Campelli 1996] presuppone una netta separazione tra i due approcci alla ricerca sociale e trova sostegno tanto tra ricercatori ultra-quantitavi, per i quali «l’analisi qualitativa è una semplice futilità» [ibidem: 20], quanto tra quelli ultra-qualitativi, i quali evidenziano la superficialità di una ricerca condotta su larga scala. Di contro, la tesi definita debole o tecnica [Lazarsfeld 1944; Campelli 1996; Mauceri 2003] insiste su una sorta di collaborazione fra ricerca qualitativa e quantitativa. Di questa tesi possono essere rinvenute diverse versioni, tra cui quella che relega l’utilizzo dell’approccio qualitativo alla fase iniziale della ricerca, ritenendo che costituisca un «primo approccio al problema, della ricerca di sfondo, la fase per così dire di socializzazione, in cui si abbozzano i concetti, si affinano le categorie, si ipotizzano le relazioni, si prefigurano gli strumenti e così via» [Campelli 1996: 21]. Accanto a questa versione ve ne è un’altra, definita residuale, secondo la quale all’approccio qualitativo spetta il compito di approfondire tutto ciò che l’analisi quantitativa non è in grado di spiegare. In entrambi i casi all’analisi qualitativa è riconosciuto un compito marginale, subordinato a quello dell’analisi quantitativa. Come evidenziato da Campelli [ibidem: 22], «tesi epistemologica e tesi tecnica condividono quello che si potrebbe chiamare un postulato di fondo, sul quale sono entrambe più o meno consapevolmente costruite. Si tratta evidentemente del presupposto della chiara distinguibilità fra analisi qualitativa e analisi quantitativa: che si tratti di un progetto di delegittimazione dell’altro punto di vista o di un piano di collaborazione fra i due, ciò che sostiene il discorso è comunque l’idea di una riconoscibile e sufficiente autonomia reciproca fra i due orientamenti. L’idea cioè che […] analisi qualitativa e quantitativa rappresentino entrambe domini autonomi, capaci di funzionamento autoprodotto, in qualche modo ciascuno sufficiente a se stesso». Obiettivo di questo lavoro è proporre un esempio concreto e virtuoso di uso congiunto di tecniche qualitative e quantitative in opposizione alla tesi forte che le considera in una posizione antitetica, ma discostandosi anche dalla tesi debole che vede l’utilizzo dei diversi approcci alla ricerca in momenti distinti e separati, sequenziali, disposti lungo una retta temporale lungo la quale l’uno succede all’altro, avvalendosi dell’altro senza però mai ritornare sulle evidenze empiriche per provare a compararle.
Capitolo o saggio
Mixed method, survey research, analisi in profondità
Italian
Il sociologo, le sirene e le pratiche di integrazione
Cipolla, C; de Lillo, A; Ruspini, E
2012
9788820403096
Franco Angeli
109
124
Decataldo, A. (2012). Analisi critica e progettazione di strumenti di scaling con l'ausilio del focus group. In C. Cipolla, A. de Lillo, E. Ruspini (a cura di), Il sociologo, le sirene e le pratiche di integrazione (pp. 109-124). Milano : Franco Angeli.
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