Il concetto di prossimità contiene in sé molti significati, spesso fra di loro contradditori. Rimanda al sinonimo dell’idea di vicinanza, così come implicitamente al suo opposto, ovvero tanto alla lontananza, quanto a una separazione seppur nell’attiguità. La vicinanza spaziale può infatti denotare una distanza culturale, sociale ed emotiva, seppur fra soggetti abitanti su uno stesso territorio. A ciò si aggiunga anche la lontananza culturale fra soggetti provenienti da Paesi diversi che il destino ha voluto collocare in uno stesso spazio, dopo aver condiviso insieme un viaggio pericoloso e spesso senza rientro: non si farà più ritorno alla vita precedente, perché ormai lontana o perché lasciata in mare. Il fenomeno della migrazione condensa in sé molteplici accezioni che rimandano a complessi processi di mobilità umana, dallo spostamento attraverso confini geografici alla riallocazione in territori culturalmente diversi e in Stati politicamente differenti. Prossimità non significa dunque immediatamente inclusione, bensì uno spazio composto da lacune che devono essere colmate da continui interventi e da forme di interazione, poiché le omissioni portano i marchi indelebili della violenza. Inclusione significa piuttosto rendere effettivamente prossima, cioè “realmente vicina”, l’alterità che seppur resti altro da sé, non rimane più “straniera”, ovvero estranea al luogo dell’abitare e a noi stessi. La prossimità non denota dunque necessariamente una condizione di parità o equità. Può viceversa significare esclusione, marginalità, rifiuto, al punto che soggetti umani – pur nella loro presenza fisica – diventino addirittura invisibili agli occhi dei più. La condizione dei migranti è resa ancor più vulnerabile dal vivere in uno spazio grigio, privo di protezioni socio-politiche: non più cittadini del loro Stato di origine, ma non ancora persone tutelate dal Paese in cui sono approdati Quali potrebbero essere le strategie perché ciò non avvenga? A partire da una riflessione sulla necessità di trasformare la prossimità in vicinanza, il mio contributo si focalizzerà principalmente sulla necessità di sviluppare un approccio di genere, integrato e olistico, capace di affrontare la complessità della violenza di genere anche in contesti migratori, sottolineando l’interazione normativa tra rafforzamento del sistema di protezione, prospettiva interculturale e sviluppo della capacità umane. Come cercherò di indicare brevemente in quanto segue, al di là di leggi ad hoc per l’inclusione di donne migranti, si rendono necessarie azioni di prevenzione, a partire dall’ascolto delle voci e degli interessi espressi dalle donne stesse, senza prevaricazione, attuando azioni di formazione in senso pluridimensionale, tali da sviluppare le loro capacità e rafforzare i loro talenti. Come cercherò di indicare, saranno però necessarie diverse modalità interattive di formazione, plurime e interagenti.

Calloni, M. (2021). Cosa significa prossimità, cosa può significare formazione nella vicinanza. In I. Bartholini (a cura di) (a cura di), Violenza di prossimità. Cura pastorale e vulnerabilità sociale (pp. 55-77). Palermo : Palermo University Press.

Cosa significa prossimità, cosa può significare formazione nella vicinanza

Marina Calloni
2021

Abstract

Il concetto di prossimità contiene in sé molti significati, spesso fra di loro contradditori. Rimanda al sinonimo dell’idea di vicinanza, così come implicitamente al suo opposto, ovvero tanto alla lontananza, quanto a una separazione seppur nell’attiguità. La vicinanza spaziale può infatti denotare una distanza culturale, sociale ed emotiva, seppur fra soggetti abitanti su uno stesso territorio. A ciò si aggiunga anche la lontananza culturale fra soggetti provenienti da Paesi diversi che il destino ha voluto collocare in uno stesso spazio, dopo aver condiviso insieme un viaggio pericoloso e spesso senza rientro: non si farà più ritorno alla vita precedente, perché ormai lontana o perché lasciata in mare. Il fenomeno della migrazione condensa in sé molteplici accezioni che rimandano a complessi processi di mobilità umana, dallo spostamento attraverso confini geografici alla riallocazione in territori culturalmente diversi e in Stati politicamente differenti. Prossimità non significa dunque immediatamente inclusione, bensì uno spazio composto da lacune che devono essere colmate da continui interventi e da forme di interazione, poiché le omissioni portano i marchi indelebili della violenza. Inclusione significa piuttosto rendere effettivamente prossima, cioè “realmente vicina”, l’alterità che seppur resti altro da sé, non rimane più “straniera”, ovvero estranea al luogo dell’abitare e a noi stessi. La prossimità non denota dunque necessariamente una condizione di parità o equità. Può viceversa significare esclusione, marginalità, rifiuto, al punto che soggetti umani – pur nella loro presenza fisica – diventino addirittura invisibili agli occhi dei più. La condizione dei migranti è resa ancor più vulnerabile dal vivere in uno spazio grigio, privo di protezioni socio-politiche: non più cittadini del loro Stato di origine, ma non ancora persone tutelate dal Paese in cui sono approdati Quali potrebbero essere le strategie perché ciò non avvenga? A partire da una riflessione sulla necessità di trasformare la prossimità in vicinanza, il mio contributo si focalizzerà principalmente sulla necessità di sviluppare un approccio di genere, integrato e olistico, capace di affrontare la complessità della violenza di genere anche in contesti migratori, sottolineando l’interazione normativa tra rafforzamento del sistema di protezione, prospettiva interculturale e sviluppo della capacità umane. Come cercherò di indicare brevemente in quanto segue, al di là di leggi ad hoc per l’inclusione di donne migranti, si rendono necessarie azioni di prevenzione, a partire dall’ascolto delle voci e degli interessi espressi dalle donne stesse, senza prevaricazione, attuando azioni di formazione in senso pluridimensionale, tali da sviluppare le loro capacità e rafforzare i loro talenti. Come cercherò di indicare, saranno però necessarie diverse modalità interattive di formazione, plurime e interagenti.
Capitolo o saggio
Violenza di genere. Prossimità. Welfare State. Migrazione. Formazione.
Italian
Violenza di prossimità. Cura pastorale e vulnerabilità sociale
I. Bartholini (a cura di)
2021
978-88-5509-333-0
Palermo University Press
55
77
Calloni, M. (2021). Cosa significa prossimità, cosa può significare formazione nella vicinanza. In I. Bartholini (a cura di) (a cura di), Violenza di prossimità. Cura pastorale e vulnerabilità sociale (pp. 55-77). Palermo : Palermo University Press.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10281/325408
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