La prima traccia di questa conversazione ha preso forma durante una lunga telefonata nel luglio del 2016. Appena finita la chiacchierata, ricordo di aver pensato «con Alex Corlazzoli sicuramente non ci sarà il rischio di incomprensioni, su questi argomenti siamo in perfetta sintonia». Da anni, Alex riflette sulla scuola attraverso le sue collaborazioni editoriali, i suoi interventi in radio e nelle trasmissioni televisive, tra le righe di post e di articoli su internet. Autore di diversi libri, tra i quali mi piace ricordare per il loro contenuto fortemente geografico Gita in pianura. Una classe a spasso per la bassa (2014) e La scuola che resiste. Storie di un maestro di provincia (2012), Alex racconta la scuola. Prima di ogni cosa, però, Alex è, soprattutto, un maestro. Chi, conoscendoci, aveva proposto un dialogo pubblico tra me e Alex – grazie Giovanni Donadelli – evidentemente non solo confidava nella nostra potenziale sintonia, ma sapeva che Alex, come pensatore, maestro e divulgatore, mi avrebbe aiutato a dare forma ai legami, troppo spesso trascurati e invisibili, che uniscono l’insegnamento della geografia e la riflessione teorica e scientifica sulla “geografia dei bambini”, ovvero la geografia come pratica quotidiana, la funzione sociale e politica degli insegnanti e, soprattutto, la scuola come “luogo” inclusivo. L’occasione per dialogare pubblicamente di questi legami ci è stata offerta a inizio ottobre 2016, all’interno delle giornate del 59° Convegno dell’Associazione italiana insegnanti di Geografia a Roma. Prima del Convegno decidemmo di concentrare il nostro dialogo pubblico su pochi temi. Nelle pagine che seguono abbiamo cercato di dare una forma scritta a quanto detto sui quei temi, cercando di valorizzare i punti di connessione con le tematiche affrontate dagli autori in questo volume. Ne è emersa una conversazione che, crediamo, consenta ai lettori di trasferire alcune riflessioni, spesso confinate all’interno del dibattitto accademico, su un piano più legato alla pratica e alla professionalità degli inse gnanti, nei luoghi dove la geografia si fa e si pensa come sapere attivo e quotidiano. Poche domande (le mie), seguite da riflessioni (di Alex) puntuali sul ruolo della scuola come luogo che include attraverso le pratiche e l’attivismo di chi la vive quotidianamente. Nel farlo abbiamo dovuto escludere molti
Corlazzoli, A., Malatesta, S. (2018). Conversazione con Alex Corlazzoli. In D. Gallinelli, S. Malatesta (a cura di), Corpi, strumenti, narrazioni Officine didattiche per una geografia inclusiva (pp. 139-145). Roma : Franco Angeli.
Conversazione con Alex Corlazzoli
Stefano Malatesta
2018
Abstract
La prima traccia di questa conversazione ha preso forma durante una lunga telefonata nel luglio del 2016. Appena finita la chiacchierata, ricordo di aver pensato «con Alex Corlazzoli sicuramente non ci sarà il rischio di incomprensioni, su questi argomenti siamo in perfetta sintonia». Da anni, Alex riflette sulla scuola attraverso le sue collaborazioni editoriali, i suoi interventi in radio e nelle trasmissioni televisive, tra le righe di post e di articoli su internet. Autore di diversi libri, tra i quali mi piace ricordare per il loro contenuto fortemente geografico Gita in pianura. Una classe a spasso per la bassa (2014) e La scuola che resiste. Storie di un maestro di provincia (2012), Alex racconta la scuola. Prima di ogni cosa, però, Alex è, soprattutto, un maestro. Chi, conoscendoci, aveva proposto un dialogo pubblico tra me e Alex – grazie Giovanni Donadelli – evidentemente non solo confidava nella nostra potenziale sintonia, ma sapeva che Alex, come pensatore, maestro e divulgatore, mi avrebbe aiutato a dare forma ai legami, troppo spesso trascurati e invisibili, che uniscono l’insegnamento della geografia e la riflessione teorica e scientifica sulla “geografia dei bambini”, ovvero la geografia come pratica quotidiana, la funzione sociale e politica degli insegnanti e, soprattutto, la scuola come “luogo” inclusivo. L’occasione per dialogare pubblicamente di questi legami ci è stata offerta a inizio ottobre 2016, all’interno delle giornate del 59° Convegno dell’Associazione italiana insegnanti di Geografia a Roma. Prima del Convegno decidemmo di concentrare il nostro dialogo pubblico su pochi temi. Nelle pagine che seguono abbiamo cercato di dare una forma scritta a quanto detto sui quei temi, cercando di valorizzare i punti di connessione con le tematiche affrontate dagli autori in questo volume. Ne è emersa una conversazione che, crediamo, consenta ai lettori di trasferire alcune riflessioni, spesso confinate all’interno del dibattitto accademico, su un piano più legato alla pratica e alla professionalità degli inse gnanti, nei luoghi dove la geografia si fa e si pensa come sapere attivo e quotidiano. Poche domande (le mie), seguite da riflessioni (di Alex) puntuali sul ruolo della scuola come luogo che include attraverso le pratiche e l’attivismo di chi la vive quotidianamente. Nel farlo abbiamo dovuto escludere moltiI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.