La valle del Giordano è stata un laboratorio di forme di governo della mobilità e di nuove tecniche dello spazio negli ultimi 50 anni. Regione da sempre di passaggio e di transito, la valle è stata separata e divisa in due nella sua unità ecologica in seguito all’occupazione israeliana della Cisgiordania. Diverse forme di mobilità si sono quindi sovrapposte- la cultura transumante, il rifugio dall’occupazione coloniale e dal conflitto, la migrazione economica- tra dinamiche di continuità e discontinuità. Queste popolazioni mobili si sono incontrate e scontrate con l’emergere dei confini nazionali e di nuovi modelli di governo in una visibilità e disciplina delle popolazioni dislocate sconosciuta fino allora. A partire dallo spazio comune della valle del Giordano, chiamata localmente Ghor, prenderemo in esame le forme di controllo della mobilità nel tentativo di chiarire logiche e retoriche comuni applicate a diverse categorie di migranti. Le diverse storie di mobilità sono intimamente connesse alle nuove dinamiche di potere e di conflitto in Medio Oriente e ai nuovi modelli di costruzione e di assimilazione dell’“altro” introdotti in Giordania. Questi processi di mobilità fuoriescono dallo spartiacque tra tradizione/modernità e ci invitano a guardare alle “preistorie della globalizzazione”, alle culture della mobilità diverse e antecedenti alla nostra “modernità” (le tradizioni migratorie egiziane); o mostrano la costruzione nazionale come progetto esogeno che ha prodotto nuove popolazioni “in esubero” (i rifugiati palestinesi) o che, attraverso l’imposizione di progetti di sedentarizzazione, ha portato alla censura di altre culture di mobilità, come nel caso delle popolazioni Beduine.
VAN AKEN, M. (2007). Rifugiati, migranti e nomadi. Un laboratorio sulle rive del Giordano. CONFLITTI GLOBALI, 4, 118-131.
Rifugiati, migranti e nomadi. Un laboratorio sulle rive del Giordano
VAN AKEN, MAURO IVO
2007
Abstract
La valle del Giordano è stata un laboratorio di forme di governo della mobilità e di nuove tecniche dello spazio negli ultimi 50 anni. Regione da sempre di passaggio e di transito, la valle è stata separata e divisa in due nella sua unità ecologica in seguito all’occupazione israeliana della Cisgiordania. Diverse forme di mobilità si sono quindi sovrapposte- la cultura transumante, il rifugio dall’occupazione coloniale e dal conflitto, la migrazione economica- tra dinamiche di continuità e discontinuità. Queste popolazioni mobili si sono incontrate e scontrate con l’emergere dei confini nazionali e di nuovi modelli di governo in una visibilità e disciplina delle popolazioni dislocate sconosciuta fino allora. A partire dallo spazio comune della valle del Giordano, chiamata localmente Ghor, prenderemo in esame le forme di controllo della mobilità nel tentativo di chiarire logiche e retoriche comuni applicate a diverse categorie di migranti. Le diverse storie di mobilità sono intimamente connesse alle nuove dinamiche di potere e di conflitto in Medio Oriente e ai nuovi modelli di costruzione e di assimilazione dell’“altro” introdotti in Giordania. Questi processi di mobilità fuoriescono dallo spartiacque tra tradizione/modernità e ci invitano a guardare alle “preistorie della globalizzazione”, alle culture della mobilità diverse e antecedenti alla nostra “modernità” (le tradizioni migratorie egiziane); o mostrano la costruzione nazionale come progetto esogeno che ha prodotto nuove popolazioni “in esubero” (i rifugiati palestinesi) o che, attraverso l’imposizione di progetti di sedentarizzazione, ha portato alla censura di altre culture di mobilità, come nel caso delle popolazioni Beduine.File | Dimensione | Formato | |
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